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Martedì, 23 Aprile 2024

"Vuole farmi andare in guerra", il disappunto di Trump sul Venezuela

Washington in un angolo ed in una posizione scomoda. Trump accusa John Bolton e gli altri consiglieri di aver completamente sottostimato Maduro e la sua capacità di mantenere il controllo sul suo apparato militare

Dopo il nuovo fallito tentativo di Juan Gauidò di destituire, con la benedizione e l'aiuto di Washington Nicolas Maduro, Donald Trump è sempre più insofferente nei confronti della strategia aggressiva adottata dalla sua amministrazione in Venezuela. Ed accusa i suoi consiglieri di averlo ingannato facendogli credere che sarebbe stato facile sostituire il leader socialista con il giovane esponente dell'opposizione.

È quanto scrive il Washington Post citando fonti interne all'amministrazione ed alla Casa Bianca. La rabbia di Trump è concentrata in particolare contro John Bolton, il consigliere per la Sicurezza Nazionale, noto, e finora apprezzato, per la sua fama da falco. Ma ora il presidente si lamenta per una posizione eccessivamente interventista, in contrasto con la dottrina dell'America first che declinata in politica estera significa evitare interventi militari in potenziali 'pantani' all'estero.

Tanto che Trump nei giorni scorsi è esploso dicendo ha che Bolton vuole farlo "andare in guerra". Il presidente, rivelano ancora le fonti, teme che la politica del consigliere per la Sicurezza Nazionale, che prevede solo la destituzione di Maduro, abbia messo Washington in un angolo ed in una posizione scomoda.

Senza contare che Trump accusa Bolton e gli altri consiglieri di aver completamente sottostimato Maduro e la sua capacità di mantenere il controllo sul suo apparato militare, come ha dimostrato nella risposta all'Operacion Libertad lanciata da Guaidò il 30 aprile, permettendogli di prendere in giro gli americani per il fallito golpe ad opera di "una manciata di traditori".

Lo stesso Trump nei giorni scorsi ha riconosciuto che Maduro è un "tipo tosto", contestando il fatto che sin dall'inizio, da quando Guaidò si autoproclamato presidente a fine di gennaio, gli è stato fatto credere che Maduro potesse essere cacciato in una settimana, quando invece nelle proteste di piazza guidate dal leader dell'opposizione ci sono stati i morti. Ufficialmente la politica americana non è cambiata, ma fonti interne ora si mostrano molto più caute nel predirre una veloce uscita di scena di Maduro, preparandosi invece a quello che invece ora appare come uno sforzo diplomatico "di lunga durata".

Nonostante la frustrazione ed il disappunto di Trump, la poltrona del falco Bolton - che intanto negli ultimi giorni si sta concentrando, in questo caso con il pieno sostegno di Trump, sull'Iran - non vacilla. Anzi il presidente gli avrebbe chiesto di continuare a concentrarsi sul Venezuela.

Nel frattempo i servizi segreti venezuelani, Sebin, hanno arrestato Edgar Zambrano, vicepresidente dell'Assemblea Nazionale, nonché braccio destro dell'autoproclamato presidente ad interim, Juan Guaidò, dopo che uno dei principali pubblici ministeri del Venezuela ha sporto denuncia penale contro di lui per tradimento, cospirazione e insurrezione.

La mossa è stata rapidamente condannata dai Governi degli Stati Uniti e dell'America Latina, che hanno chiesto l'immediata liberazione di Zambrano. 

Intanto Juan Guaido ha ammesso di aver sovrastimato il sostegno delle forze armate e non esclude l'intervento Usa per per rimuovere il presidente Maduro. Eventualità che però scatenerebbe la reazione di Mosca.

Fonte: Washingtonpost →
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