Buoni pasto dati agli immigrati usati per pagare le prostitute
A far emergere questa storia è stato il Mattino di Padova: alcuni operatori si rendevano conto che alcuni ospiti rimanevano senza buoni spesa poco dopo averli ricevuti
Il Giornale scrive che a Padova i voucher dati agli immigrati per fare la spesa si sono trasformati in "contanti" per saldare le prestazioni delle lucciole.
In pratica la Prefettura manteneva, a sua insaputa, un giro di sesso a pagamento.
Succede tutto nella tendopoli del centro di accoglienza dell'ex caserma Prandina: è qui che sei donne nigeriane capiscono di poter guadagnare qualcosa con alcuni dei 320 profughi.
Così quando gli operatori della cooperativa distribuivano i buoni spesa, approfittavano del momento di scarsa vigilanza e procedevano nella conclusione dell'affare per circa due euro e cinquanta a rapporto.
Il quotidiano aggiunge: "Tra l'altro pare che anche alcune donne sposate, con il beneplacito del marito, avessero accettato di prostituirsi per il bene, se così si può dire, della famiglia. Pochi spiccioli per dare una chance al futuro dei figli piccoli".
A far emergere questa storia è stato il Mattino di Padova: alcuni operatori si rendevano conto che alcuni ospiti rimanevano senza buoni spesa poco dopo averli ricevuti.
In breve si è riusciti a ricostruire tutto il giro di buoni pasto.
I due euro e mezzo giornalieri vengono distribuiti una volta a settimana e dal momento che cibo e vestiti sono consegnati a parte, diversi uomini hanno pensato di impiegare il «tesoretto» per soddisfare le proprie voglie.
