"Quella sera nessuno cercò Yara, forse poteva essere salvata"
Il papà della ragazza sporge denuncia alle 20.30 di sera, ma secondo la ricostruzione di "Oggi" le ricerche scattano solo il giorno seguente, quando ormai era troppo tardi. Yara poteva essere salvata?
Se le ricerche fossero state tempestive Yara sarebbe ancora viva? E' la domanda a cui tenta di dare risposta Giangavino Sulas sull'ultimo numero di Oggi. Il giornalista ripercorre la sera della scomparsa di Yara seguendo un punto di vista inedito e - finora - inesplorato.
"Quando iniziarono le ricerche? Si è perso tempo sperando che ricomparisse?"
Come stabilito dai medici legali la ragazza è morta tra le ultime ore di venerdì e le prime ore di sabato. Sono le 20.30 quando il papà di Yara, Fulvio, si presenta dai carabinieri di Ponte San Pietro per denunciarne la scomparsa.
"Hanno tentato di localizzare il telefonino di mia figlia", ha raccontato in aula Fulvio Gambirasio, "dicendomi che era forse nella zona di Calusco d’Adda o Cisano Bergamasco. Poi il brigadiere mi ha tranquillizzato: Non si preoccupi, capita che i ragazzi a questa età si allontanino. Ma poi tornano. Ripassi domattina che facciamo la denuncia".
Diversa la versione fornita in aula da sottoufficiale: quella sera per geolocalizzare il telefonino di Yara venne interpellato prima il nucelo investigativo, quindi la Vodafone: il cellulare si era spento alle 18.55 dopo aver agganciato la cella di via Ruggeri a Brembate.
NESSUNO LA CERCO' - Il pm di turno la sera della scomparsa, Giancarlo Mancusi, non apre però alcun fascicolo in merito alla sparizione di Yara. Lo fa solo la mattina successiva la collega Letizia Ruggeri. Inoltre,quella sera non risulta nessuna chiamata agli ospedali della zona, ai vigili urbani di Brembate o in questura a Bergamo. A parte i genitori della ragazza, "quella sera nessuno cercò Yara", taglia corto Giuseppe Dezzani, consulente della difesa.
