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Martedì, 19 Marzo 2024
Salute

Sanità, al Sud si muore di più: "Disuguaglianze inaccettabili e vergognose in un paese civile"

Nel Meridione il tasso di mortalità è più elevato (soprattutto per cancro e malattie), mentre dove si fa prevenzione si muore meno. E' la fotografia del Rapporto Osservasalute. Ricciardi: "Piano Marshall per il Sud"

E' un'Italia a due velocità quella che esce dal rapporto dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane. In Italia si muore meno per tumori e malattie croniche come il diabete e l'ipertensione, ma solo dove si fa prevenzione. Laddove questa funziona, la salute dei nostri  connazionali se ne avvantaggia, come dimostra il calo del 20%, in 12 anni, dei tassi di mortalità precoce per queste cause. Ma al Sud si riduce l'aspettativa di vita, con la Campania fanalino di coda, si legge della XV del Rapporto Osservasalute (2017), presentato oggi a Roma.

Il rapporto evidenzia che, "nonostante l'invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento delle malattie croniche, in Italia si verificano meno decessi in età precoce: il tasso standardizzato di mortalità precoce, cioè tra i 30-69 anni, dovuta principalmente alle patologie croniche, è diminuito di circa il 20% negli ultimi 12 anni, passando da 290 a circa 230 per 10.000 persone. Se negli ultimi anni il trend nazionale e di genere della mortalità precoce è stato sempre decrescente, nel 2015 si è avuta una battuta di arresto: dopo più di un decennio la mortalità non è diminuita".

"Differenze vergognose"

salute nord sud-2

Non solo. "Le differenze a livello territoriale della mortalità precoce sono evidenti e non si sono colmate con il passare degli anni, anzi la distanza tra Nord e Mezzogiorno è aumentata", sottolinea Osservasalute: "Nel 2015, la provincia autonoma di Trento ha presentato il valore più basso (195,6 per 10.000), mentre la Campania quello più alto (297,3 per 10.000), con un tasso del 22% più alto di quello nazionale e del 14% circa più delle altre regioni del Mezzogiorno. La Campania, quindi, come per la speranza di vita, risulta distaccata dalle altre regioni". Oltre a Trento, vantano la mortalità precoce più bassa l'Umbria (204,7 per 10.000), l'Emilia Romagna (205,8 per 10.000) e il Veneto (206,9 per 10.000). All'opposto, oltre alla Campania, troviamo la Sicilia (254,7 per 10.000) e la Sardegna (249,2 per 10.000). Il Lazio presenta un tasso abbastanza alto, pari a 245,3 per 10.000, più vicino al Sud che al Centro.

Per il Codacons si tratta di "disuguaglianze sociali inaccettabili e vergognose per un paese civile". “Alla base di tale divario enorme e che attiene alla vita e al benessere dei cittadini, c’è la difficoltà di accesso a servizi sanitari efficienti per una consistente fetta di popolazione residente nel sud Italia – denuncia il presidente Carlo Rienzi – Eppure chi risiede nel Mezzogiorno contribuisce al pari degli altri cittadini a finanziare il SSN attraverso le tasse, ricevendo in cambio meno servizi e di qualità peggiore rispetto al nord”.

"L'appello che vorrei lanciare al Parlamento e al futuro Governo è di passare dalle parole ai fatti: mi pare che tutte le forze politiche abbiano detto in campagna elettorale che il Sistema sanitario nazionale va difeso. E' ora di agire contro le disuguaglianze e aiutare il Sud a uscire dal ritardo che si registra rispetto al Nord. Da solo non ce la può fare, ci vorrebbe una sorta di Piano Marshall, da stilare con il coordinamento di Governo, Parlamento e Regioni". A sottolinearlo Walter Ricciardi, direttore dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, che oggi a Roma ha presentato il nuovo rapporto Osservasalute.

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Al 2017, dai dati provvisori, la speranza di vita alla nascita è pari a 80,6 anni per gli uomini e 84,9 anni per le donne. Dal 2013 gli uomini hanno guadagnato 0,8 anni, mentre le donne 0,3 anni. Per entrambi i sessi è la provincia autonoma di Trento a godere della maggiore longevità (81,6 anni per lui e 86,3 anni per lei), mentre la Campania è la regione con la speranza di vita alla nascita più bassa (78,9 anni per gli uomini e 83,3 anni per le donne).

Da parte loro, gli italiani cominciano "timidamente" a occuparsi di più della propria salute. Tendono a fare più sport - il 34,8% della popolazione nel 2016, pari a circa 20 milioni e 485 mila rispetto al 33,3% (19 mln e 600 mila) nel 2015 - ma scontano ancora tanti problemi, in primis quelli con la bilancia: nel periodo 2001-2016 sono aumentate le persone in sovrappeso, 33,9% contro 36,2%; e ancor di più gli obesi, 8,5% contro 10,4%. Il vizio del fumo dal 2014 resta in Italia praticamente stabile: al 2016 si stima fumi il 19,8% degli 'over 14'. Si beve di più: a non consumare alcol è stato il 34,4% rispetto al 35,6% nel 2014 e al 34,8% del 2015.

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L'importanza della prevenzione

"Il Ssn - afferma poi Walter Ricciardi - deve aumentare gli sforzi per promuovere la prevenzione di primo e secondo livello, perché i dati indicano chiaramente che laddove queste azioni sono state incisive, i risultati sono evidenti, come testimonia la diminuzione dell'incidenza di alcuni tumori". Dal rapporto emerge infatti che il Servizio sanitario nazionale "è riuscito a incidere sulla mortalità evitabile, grazie alla corretta gestione di queste serie patologie". Spiega poi Ricciardi: "L'efficacia delle cure e della prevenzione delle neoplasie è andata sicuramente migliorando. In particolare per la prevenzione, ottimi risultati sono conseguiti alla diminuzione dei fumatori tra gli uomini e all'aumento della copertura degli screening preventivi (per esempio il pap test periodico e la mammografia) tra le donne. Lo dimostra la diminuzione dei nuovi casi di tumori al polmone tra i maschi (-2,7% l'anno dal 2005 al 2015) e della cervice uterina tra le donne (-4,1% annuo). E' aumentata del 5,7% anche la sopravvivenza a 5 anni per il tumore al polmone e del 2,4 punti per il carcinoma del collo dell'utero".

Va rilevato, infine, che in Italia si prendono ancora più antibiotici rispetto al resto d'Europa: nel 2015, nell'Ue, il consumo medio di antibiotici per uso sistemico nella popolazione, escludendo gli ospedali, è stato di 22,4 dosi (Ddd) per 1.000 abitanti al giorno, convalori compresi tra 10,7 nei Paesi Bassi e 36,1 in Grecia. L'Italia, con 27,5 dosi al giorno per 1.000 abitanti, è tra i Paesi con il consumo più alto di antibiotici, al sesto posto nella graduatoria.

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Italiani longevi

Italia è anche ai primiposti sia in Europa sia nel resto del mondo per quanto riguarda la longevità. Ma, superata una certa età, si registrano livelli di cronicità e non autosufficienza superiori alla media europea. E a farne le spese sono soprattutto le donne. Il nostro è addirittura quindicesimo tra i Paesi dell'Ue per speranza di vita alla nascita senza limitazioni fisiche. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2015 l'Italia è al secondo posto, dopo la Svezia, per la più elevata speranza di vita alla nascita per gli uomini (80,3 anni) e al terzo posto, dopo Francia e Spagna, per le donne (84,9 anni), a fronte di una media dei Paesi dell'Ue di 77,9 anni per gli uomini e di 83,3 anni per le donne. Ma la Penisola perde posizioni se si esamina la speranza di vita senza limitazioni dovute a problemi di salute. Se la Svezia si mantiene in testa, per gli uomini Spagna e Italia scendono, rispettivamente, al settimo e undicesimo posto; per le donne, Francia e Spagna si piazzanoal sesto e ottavo posto, mentre l'Italia 'crolla' alla 15.esima posizione, al di sotto della media dell'Ue.

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