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Giovedì, 25 Aprile 2024
Salute

Parcheggi per disabili, ci sono Comuni che non li concedono a chi è autistico

La deputata Pd Carnevali ha presentato un’interrogazione al Ministro: “La disabilità va intesa nella sua accezione più ampia. L’applicazione della norma non è omogenea"

Ci sono Comuni nel nostro Paese che non rilasciano il permesso per il parcheggio negli spazi per disabili anche alle persone con grave disabilità psichica e relazionale (come prescrive la legge), altri lo negano con il pretesto che una persona autistica "può camminare con le sue gambe".

E' il sito "Per noi autistici" a segnalare il fatto e a ricordare che il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha esteso  "il contrassegno di parcheggio per disabili non solo agli invalidi e ai disabili con capacità di deambulazione impedita o sensibilmente ridotta, ma anche a coloro che sono affetti da una patologia agli arti superiori o da disabilità psichica, che precluda loro una autonoma e completa mobilità". 

La concessione del contrassegno anche ai disabili intellettivi e psichici affetti da autismo è quindi un diritto, nulla di più e nulla di meno. La domanda va presentata al Comune di residenza, previa presentazione della relativa certificazione medico legale rilasciata dalla propria Asl. 

La deputata del Pd Elena Carnevali ha presentato recentemente un’interrogazione sul tema direttamente al Ministro dei Trasporti: “La disabilità deve intendersi nella sua accezione più ampia. L’applicazione della norma non risulta omogenea sul territorio nazionale. In diverse occasioni, cittadini con disturbi comportamentali, intellettivi e cognitivi o disturbi dello spettro autistico, anche gravi, si son visti negare il permesso speciale E invece, per chi tutti i giorni deve misurarsi con grandi sfide quotidiane, questo genere di aiuto può davvero essere di fondamentale miglioramento della qualità di vita".

Gabriele ha 12 anni ed è autistico ma l'Asl non gli riconosce l'assistenza 

I disabili hanno diritto a permessi speciali di sosta e circolazione da quando un decreto del 1992 era stato emanato con l'obiettivo di agevolare la mobilità: "Per la circolazione e la sosta dei veicoli a servizio delle persone invalide con capacità di deambulazione impedita, o sensibilmente ridotta, il comune rilascia apposita autorizzazione in deroga, previo specifico accertamento sanitario".

Il problema è che proprio l’interpretazione delle parole "con capacità di deambulazione impedita o sensibilmente ridotta" viene spesso intesa in modo restrittivo - spiega la deputata dem - limitando la concessione dei permessi a persone con disabilità fisiche ed escludendo i cittadini con patologie psichiche; che, pur non essendo limitati nella deambulazione, non possono certo venir considerati autonomi nella mobilità.

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