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Venerdì, 29 Marzo 2024
Salute

Pediatri, campanello d'allarme: a rischio uno dei "fiori all'occhiello" della sanità italiana

Nei prossimi quattro anni a fronte dei 5289 pediatri che andranno in pensione, ci saranno solo 2900 i nuovi specialisti. Mancheranno quindi all'appello ben 2389 pediatri

Numeri che devono far suonare un campanello d'allarme vero e proprio. Nei prossimi quattro anni, a fronte dei 5289 pediatri che andranno in pensione, ci saranno solo 2900 i nuovi specialisti. Mancheranno quindi all'appello ben 2389 pediatri. Il ricambio non basta. E' uno dei principali elementi critici dell'assistenza pediatrica in Italia, sino a oggi tra le migliori al mondo, che attualmente vive una stagione difficile dovuta, in particolare, proprio alla progressiva riduzione del numero di speciali e al conseguente depauperamento di risorse umane nei reparti ospedalieri, nei pronto soccorso, nelle terapie intensive neonatali e sul territorio.

A tutto ciò si aggiungono l'aumento dei bambini con patologie croniche e complesse, il difficile passaggio di questi pazienti dal pediatra al medico dell'adulto e l'emergere di forti diseguaglianze territoriali nell'accesso alle cure. Sono alcuni degli elementi critici evidenziati nel Libro Bianco - presentato oggi a Roma - realizzato dalla Federazione italiana delle associazioni (Fiarped) e Società scientifiche dell'area pediatrica, con il contributo di tutte le sigle federate, che per la prima volta fotografa lo stato dell'assistenza pediatrica in Italia.

Pediatri in diminuzione, il trend è in atto da anni

Non è un fulmine a ciel sereno. Il trend di diminuzione dei pediatri, come ben sanno coloro che hanno figli piccoli, soprattutto lontano dalle garndi città, "è già in atto da alcuni anni e ha comportato inevitabili riorganizzazioni del personale in molte realtà", spiega il presidente Fiarped, Renato Cutrera.

Dal momento che ci sono stati e ci saranno molti pensionamenti, la ricerca di un pediatra rischia di diventare una 'mission impossible'.

A livello geografico si registra "nelle regioni del Centro-Nord, la tendenza dei pediatri ospedalieri e dei pediatri neo-specialisti a 'migrare' verso le cure primarie, con sofferenza dell'assistenza ospedaliera. La conseguenza è che, in molti casi, il bambino oggi viene valutato in prima istanza dal medico dell'adulto, spesso non avvezzo alla specificità pediatrica. Allo stesso tempo, la scarsa disponibilità del numero dei pediatri impedisce l'adeguamento delle prestazioni alla domanda, soprattutto in campo specialistico, con il conseguente riversarsi della gestione dei bambini su pediatri o medici specialisti di altre discipline o sui centri di terzo livello, già oberati da una mole di lavoro difficilmente smaltibile".

Ma in un'Italia che invecchia servono davvero tanti pediatri? La risposta è oviamente sì, perché i bambini continuano a nascere e i pediatri li seguiamo per molti anni. Il problema è che le nuove leve non bastano a colmare i vuoti lasciati dai pensionamenti. E a soffrire non è solo la pediatria di famiglia: anche fra gli ospedalieri c'è carenza di specialisti. Proprio la presenza sul territorio fa dell'assistenza pediatrica italiana un fiore all'occhiello rispetto al resto d'Europa. Un tipo di assistenza ora a serio rischio.

In aumento i bambini con patologie croniche e complesse

Sono in aumento anche i bambini con patologie croniche e complesse che necessitano di un'assistenza multispecialistica e integrata. Sono circa 1 milione nel nostro Paese i bambini con bisogni assistenziali speciali, di cui circa 10 mila sono definiti 'medicalmente complessi', ossia necessitano di una tecnologia per vivere. "Questi bambini rischiano oggi di non ricevere una assistenza specialistica in linea con i loro fabbisogni e con gli standard sempre più avanzati della medicina personalizzata e di precisione, sia per la esiguità delle risorse disponibili sia per le disuguaglianze sociosanitarie esistenti nel Paese", afferma Giovanni Corsello, past president Fiarped.

I problemi nella gestione del paziente cronico sono legati anche alla transizione di questi bambini al medico dell'adulto. "Un passaggio che presenta non pochi problemi che si ripercuotono anche sull'aderenza ai protocolli terapeutici, già condizionata dai comportamenti a rischio tipici dell'adolescenza", aggiunge Corsello. Per quanto riguarda la gestione assistenziale del paziente pediatrico in generale, è urgente una più chiara definizione dell'età pediatrica, attualmente fissata a 14 anni (16 in caso di patologia cronica) in difformità con l'Organizzazione mondiale della sanità che considera l'età pediatrica sino a 18 anni.

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