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Venerdì, 29 Marzo 2024
Salute

La "sindrome del bambino scosso", attenzione: cosa fare e non fare se il piccolo piange

La “Shaken Baby Syndrome”, un fenomeno spesso sottovalutato, ma che può avere effetti molto gravi sui bambini: ecco le regole ed i consigli contenuti nel decalogo realizzato da Terre des Hommes

Gli americani la chiamano “Shaken Baby Syndrome” (SBS), più semplicemente “Sindrome del bambino scosso”, un fenomeno poco conosciuto dai genitori e tante volte confuso o sottovalutato da pediatri e medici del pronto soccorso. Conosciuta anche come “Trauma cranico abusivo” (AHT), è una forma di maltrattamento, spesso attuata anche in maniera involontaria, che però provoca sui piccoli conseguenze drammatiche, spesso permanenti o addirittura letali.

Nonostante negli Stati Uniti sia un problema conosciuto e analizzato da circa 30 anni, in Europa e in Italia non esistono dati epidemiologici e certi sul fenomeno. Le stime parlano di circa tre casi su 10mila bambini sotto l'anno d'età, ma potrebbe trattarsi della celebre 'punta dell'iceberg', visto che soltanto nel 2017, all'ospedale Regina Margherita di Torino sono stati sei i casi di “Sindrome del bambino scosso” registrati. 

Cos'è la  Sindrome del bambino scosso

Tutto nasce da quello che i britannici definiscono purple crying, ossia quel pianto inconsolabile dei neonati, che sembra non avere mai fine e fa passare notti insonni a mamme e papà di tutto il mondo, soprattutto nei primi mesi di vita del piccolo. Tra le manovre 'consolatorie' che vengono spesso effettuate per fare smettere i neonati, la più frequente è lo scuotimento. Un gesto che in un primo momento sembra portare i risultati voluti, ma che invece può nascondere gravi conseguenze, come gravi danni neurologici o persino la morte del piccolo. 

La campagna “Non scuoterlo!”

Proprio per portare a conoscenza dell'opinione pubblica questo fenomeno, che mette a repentaglio la salute dei bambini in tenerissima età, Terre des Hommes ha lanciato una campagna di sensibilizzazione “Non scuoterlo!” contro la “Shaken Baby Syndrome”.

Per capire meglio cos'è la “Sindrome del bambino scosso” e come funziona la campagna di sensibilizzazione, abbiamo contattato Federica Giannotta, Responsabile Advocacy e Programmi Italia di Terre des Hommes: “La campagna 'Non scuoterlo!' punta a portare a conoscenza dell'opinione pubblica l'esistenza di questa forma di maltrattamento, che spesso non viene notata. Per farlo abbiamo realizzato uno spot tv e un decalogo per portare all'attenzione gli elementi chiave del problema, cosa può provocare e cosa si può fare per evitarlo. Una campagna rivolta non soltanto alle famiglie e ai neo genitori, ma anche ai caregiver, alle tate e ai babysitter. L'idea è nata nel 2016, quando il problema è stato portato alla luce da un dossier che raccontava gli accessi dei bimbi vittime dei maltrattamenti al pronto soccorso. Un fenomeno che va affrontato come un problema di salute pubblica: dopo la scossa il bambino presenta problematiche gravi, che possono portare fino alla morte”.

La campagna di Terre des Hommes, coinvolge sei ospedali: il Meyer di Firenze, l'ambulatorio Bambi di Torino, il Buzzi e il Mangiagalli di Milano, il Civico di Padova e l'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bari: “Sono tutti ospedali che definiamo eccellenza -  continua Federica Giannotta – perché sono dotati di un'apposita equipe che si occupa di identificare i potenziali maltrattamenti. Proprio presso l'ospedale Buzzi di Milano sta nascendo il Timmi, un team multidisciplinare che si occuperà di registrare e raccogliere i dati specifici sugli accessi ai pronto soccorso, che possono essere identificati come maltrattamenti”.

Ma il progetto non finisce certo qui, come confermato dalla Responsabile Advocacy e Programmi Italia di Terre des Hommes: “Oltre allo spot tv, stiamo realizzando dei veri e propri video-tutorial in cui vengono messe in scena delle situazioni reali, con cui rappresentare e spiegare cosa fare di alternativo allo scuotimento del bambino per non rischiare di maltrattarlo. I filmati verranno diffusi attraverso i media e nel circuito sanitario. Inoltre è online il sito nonscuoterlo.it, con video interviste, consigli utili e molte altre informazioni su questo particolare fenomeno”.

Il decalogo 

Come anticipato dalla dott.ssa Giannotta, Terre des Hommes ha realizzato insieme ai suoi partner un decalogo di consigli e informazioni per far conoscere rischi e conseguenze della “Shaken Baby Syndrome”.

1) Cos’è la Shaken Baby Syndrome?

La “Shaken Baby Syndrome” (SBS) ovvero “Sindrome del bambino scosso” è la conseguenza di una grave forma di maltrattamento fisico prevalentemente intra-familiare ai danni di bambini generalmente al di sotto dei 2 anni di vita: il bambino viene scosso violentemente per reazione al suo pianto inconsolabile, con conseguente trauma sull’encefalo e successive sequele neurologiche. Nei primi mesi di vita, infatti, i muscoli cervicali del collo dei neonati sono ancora deboli e non riescono a sostenere la testa; se un bambino viene scosso con forza, dunque, il cervello si muove liberamente all’interno del cranio, provocando ecchimosi, gonfiore e sanguinamento dei tessuti; in una parola, lesioni gravissime.

2) A che età si manifesta il picco di incidenza di questo fenomeno?

Il picco di incidenza della SBS si ha tra le 2 settimane e i 6 mesi di vita, periodo di massima intensità del pianto del neonato ed età in cui il bambino non ha ancora il controllo del capo e la struttura ossea è purtroppo molto fragile.

3) Quali sono i fattori scatenanti questa “sindrome”?

Scuotere il bambino, in genere, è la risposta ad un pianto “inconsolabile”, di cui gli adulti spesso non riescono a cogliere il significato. Sentendosi quindi impotenti, possono attivare – anche inconsapevolmente -  dei comportamenti inappropriati (come lo scuotimento) nel tentativo di calmare il neonato. Spesso, lo scuotimento avviene proprio per mano degli stessi genitori, o delle figure educative con cui si condivide l’accudimento dei bambini: nonni, babysitter, educatrici del nido, ecc.
Secondo i dati resi noti dalla SIN, i principali fattori “di rischio” che potrebbero aumentare la probabilità di SBS sono: famiglia mono-genitoriale, età materna inferiore ai 18 anni, basso livello di istruzione, uso di alcool o sostanze stupefacenti, disoccupazione, episodi di violenza in ambito familiare e disagio sociale. Tuttavia, nei casi più frequenti, è solo l’esasperazione di genitori inconsapevoli e poco informati a spingere nella direzione di una “manovra consolatoria” errata, qual è appunto lo scuotimento violento.

4) Quando e perché scuotere un bambino diventa pericoloso?

Lo scuotimento violento, anche se solo per pochi secondi, è potenzialmente causa di lesioni molto gravi, soprattutto per i bambini al di sotto dell’anno di età. È difficile stabilire con esattezza quanto violento o protratto dovrebbe essere lo scuotimento per causare un danno; tuttavia dalle “confessioni” dei responsabili si evince che in genere il bambino vittima di SBS viene scosso energicamente circa 3-4 volte al secondo per 4-20 secondi.

Giochi abituali o comportanti maldestri dei genitori non provocano invece lesioni da scuotimento, così come non le generano il far saltellare il bambino sulle ginocchia (gioco del cavalluccio); fare jogging o andare in bici con il bambino; fare frenate brusche in auto; o cadute dal divano o da un altro mobile.

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