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Venerdì, 29 Marzo 2024
Salute

Trapianti, catena di donazioni salva la vita a quattro persone: "È la generosità italiana"

Una catena di solidarietà ha unito il nostro Paese, incrociando coppie di donatori incompatibili. Aperta con una donazione da cadavere in Piemonte, si è chiusa nella stessa regione, attraversando Veneto, Sicilia e Puglia, e salvando la vita a quattro pazienti in trattamento dialitico. Il programma crossover è attivo a livello nazionale già da qualche anno

Una grande storia di sanità pubblica. Una catena di donazioni con scambio di organi e trapianti incrociati ha attraversato l'Italia, superando le barriere del coronavirus. Proprio nelle settimane durante le quali lo spettro del Covid-19 sta fermando e divide buona parte dell'Italia, una catena di solidarietà ha unito il nostro Paese, incrociando coppie di donatori incompatibili.

Tutto inizia con una donazione da cadavere in Piemonte, e termina poi nella stessa regione, attraversando Veneto, Sicilia e Puglia, e salvando la vita a quattro pazienti in trattamento dialitico. A descrivere il programma Cross-over è la Città della Salute di Torino. A novembre in Piemonte viene donato un organo di una donatrice deceduta. Il suo rene era risultato idoneo per un paziente di Padova inserito nel programma cross-over Dec-k (DECeased Kidney).

L'avvenuto trapianto su questo paziente ha innescato una catena di donazioni da vivente e trapianti che ha coinvolto 3 coppie seguite in regioni diverse d'Italia (Veneto, Sicilia e Puglia). La compatibilità biologica delle nuove coppie è stata determinata grazie al coinvolgimento di diversi Laboratori di Immunogenetica e dei Coordinamenti regionali trapianto (per il Piemonte all'ospedale Molinette diretti da Antonio Amoroso). In seguito Padova, in Veneto, a sua volta ha donato a Palermo in Sicilia, che a sua volta ancora ha donato un organo a Bari in Puglia. Qui ne ha beneficiato una coppia incompatibile per un trapianto di rene da vivente. La donatrice vivente, moglie del ricevente, come segno di riconoscenza per aver salvato il marito, ha donato un rene a una giovane donna di Torino, chiudendo proprio questa catena di scambi in Piemonte.

Che cos'è il programma nazionale di trapianto di rene cross-over

Così per la prima volta in Piemonte all'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino è stato effettuato con successo un trapianto di rene su una donna da una donatrice vivente di Bari secondo il programma nazionale di trapianto di rene cross-over (a modalità incrociata), grazie allo scambio di coppie di donatori e creando un effetto a catena di donazione. Il programma crossover, ricordano i sanitari, è attivo a livello nazionale già da qualche anno: è molto complesso dal punto di vista organizzativo, ma offre l'opportunità di ottenere un trapianto anche in caso di incompatibilità immunologica con un donatore vivente nel caso in cui la donazione diretta tra persone legate affettivamente non fosse possibile.

Ciò avviene 'incrociando' le coppie a livello nazionale in modo che i pazienti che hanno una persona che generosamente voglia donargli un rene anche se incompatibile, possa alla fine fare il trapianto, scambiando i donatori con coppie che hanno lo stesso problema. Combinando diversi incroci di questo tipo si genera una 'catena' di donazione che riesce a rendere possibile il trapianto per diverse persone. Fino a pochi anni fa queste catene di trapianti potevano essere attivate solo grazie a un donatore samaritano, cioè ad una persona che dona spontaneamente un suo rene per il bene della comunità.

Da quest'anno è attivo su tutto il territorio il programma crossover Dec-k, che prevede l'innesco della catena di scambio di trapianti incrociati da parte di un donatore deceduto. La prima volta del Piemonte è stata proprio con questo nuovo sistema ed ha permesso il trapianto di una giovane paziente di 33 anni in dialisi dal 2014. Il rene è arrivato anche con il contributo delle forze di Polizia di Bari, dove è stato prelevato in mattinata ed è stato poi trapiantato a Torino nello stesso giorno, all'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. Il trapianto è stato effettuato dai chirurghi vascolari Aldo Verri (responsabile della Chirurgia vascolare ospedaliera) e Caterina Tallia, dall'urologo Giovanni Pasquale (sotto la direzione di Paolo Gontero) e dall'anestesista Andrea Pusineri (sotto la direzione di Roberto Balagna). L'intervento "è tecnicamente riuscito e per la paziente la dialisi è ormai un ricordo", mentre la funzionalità del rene trapiantato migliora rapidamente con le cure dell'équipe nefrologica, diretta da Luigi Biancone.

"La Rete trapianti è unita dal Nord al Sud"

A sottolineare l'eccezionalità della catena di donazioni con scambio di organi e trapianti incrociati che ha attraversato l'Italia salvando la vita a quattro pazienti in dialisi è il direttore del Centro nazionale trapianti, Massimo Cardillo: "Ringrazio il Centro trapianti di rene di Torino, i centri di Padova, Palermo e Bari e i coordinamenti delle regioni coinvolte per l'impegno di collaborazione mostrato nell'aver portato a compimento questa catena di donazioni. In questo momento di emergenza sanitaria nazionale, la Rete trapianti - evidenzia Cardillo - dimostra ancora una volta di essere unita dal Nord al Sud del Paese al servizio dei tanti pazienti in attesa di un organo".

Luigi Biancone, responsabile del programma di trapianto renale nell'adulto presso la Città della Salute di Torino, segnala che "alle Molinette abbiamo quasi triplicato il numero di trapianti di rene da vivente negli ultimi 4 anni, e questo programma di cross-over potrà dare ulteriore slancio alla nostra attività. Nonostante l'attività notevole nel trapianto da donatore deceduto, i tempi di attesa in dialisi rimangono lunghi, ed oltretutto il trapianto da donatore vivente ha una funzionalità e durata maggiore. Ecco perché - conclude Biancone - la generosità di un donatore può essere così importante".

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