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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Combattere i complottisti? Non sempre serve

Teorie del complotto strane e infondate vengono affrontate spesso a muso duro: aiuta a sconfiggerle?

Combattere teorie del complotto prive di fondamento può non avere gli effetti sperati.

Questa è l'analisi di Walter Quattrociocchi, professore dell’IMT di Lucca, secondo cui, quando a un complottista si contrappone un cosiddetto "debunker", ovvero colui che difende la scienza a suon di dati (e a volte sberleffi), si formano due gruppi rivali dai connotati molto simili.

Il motivo starebbe, ad esempio, nell'effetto eco chamber”, cassa di risonanza in cui prevalgono solo le cose che vogliamo sentirci dire. Generalmente si parla di uno slogan che è riconosciuto dal gruppo come suo ("la scienza ha ragione", "è un complotto" e via dicendo). E quando si è parte di un gruppo è facile non farsi più domande, perché la polarizzazione è talmente forte che lo scenario è tipo il seguente: "il complottista è un po’ frustrato, mentre il debunker è una specie di bullo che cerca un capro espiatorio”.

Abbiamo un livello di attenzione così basso che tendiamo a leggere solamente le prime righe di un testo e se coicidono con le nostre idee, magari grazie a uno slogan forte che reputiamo giusto, ci crediamo e non andiamo a controllare. Questo succede non solo ai complottisti, ma anche ai  debunker.

Per questo, secondo Quattrociocchi, combattere le bufale su Facebook potrebbe addirittura rafforzarle, visto che solo una piccola frazione si interessa di post che smontano bufale e, addirittura, sono proprio quei post a diffondere l'interesse per le teorie del complotto.

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