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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Coronavirus, la buona notizia: "Non lascia danni permanenti agli occhi"

Molti pazienti Covid hanno lamentato una riduzione della vista da vicino dopo la guarigione: ora i dati su un centinaio di pazienti mette in luce come la malattia non abbia strascichi sulla vista. Purtroppo per i polmoni serve invece una riabilitazione

Una buona notizia per chi è guarito dal Covid 19. La malattia non lascia danni a livello del microcircolo sanguigno, elemento sotto osservazione dei ricercatori per il coinvolgimento del virus in fenomeni di microtrombi. E non ha strascichi neanche sulla vista. A confermarlo Stanislao Rizzo, docente di ordinario di Oftalmologia presso l'università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell'unità di Oculistica, Fondazione Policlinico Gemelli Irccs, che anticipa all'Adnkronos Salute il risultato emerso dai alcuni dati preliminari.

I dati sono stati raccolti sui pazienti guariti e sottoposti a un check up nell'ambulatorio post Covid del Gemelli diretto da Francesco Landi.

I dati sui primi 80 pazienti ci indicano chiaramente che non c'è nessuna compromissione a livello di microcircolo retinico, prima sentinella di una eventuale compromissione globale della circolazione periferica. L'equipe del Gemelli ha escluso, inoltre, danni alla vista anche se molti pazienti hanno lamentato una riduzione della visione da vicino dopo la guarigione.

"Non ci sono conferme scientifiche. E' ipotizzabile, considerata l'età media elevata dei pazienti, che la malattia - pesante, di lunga durata, trattata a volte con farmaci importanti - possa avere accelerato una variazione dell'accomodazione della visione da vicino propria dell'età. Ma come accade in tutti gli stress fisici, non come danno specifico del virus. Non possiamo dimenticare che il Covid 19 è una malattia importante".

Ridimensionato anche l'allarme sulla trasmissione attraverso la congiuntiva. "Si tratta di un fenomeno limitato, una forma di trasmissione abbastanza difficile. Abbiamo infatti riscontrato la presenza del virus solo sul 5% delle congiuntive dei pazienti".

Gravi i danni che il coronavirus infligge invece ai polmoni. Nelle cellule dell'apparato respiratiorio il virus trova un ambiente ideale poiche trova membrane cellulari ricche del recettore ACE2, enzima che regola che cosa possa o non possa entrare nella cellula. Con le proteine del suo involucro Sars Cov 2 inganna il recettore per iniettare il proprio materiale genetico all'interno della cellula e riprodursi. Se il sistema immunitario non riesca a sbarazzarsi del coronavirus, questo raggiunge i delicatissimi alveoli polmonari. Qui la reazione immunitaria è molto violenta - quella che è definita come una tempesta - che lascia cellule morte e fluidi sui quali possono prodursi batteri (pus). Per il paziente i sintomi di questa battaglia sono quelli tipici della polmonite: febbre, tosse e progressive difficoltà a respirare normalmente. Nei casi più gravi i livelli di ossigeno nel sangue diminuiscono sensibilmente e la respirazione diventa sempre più difficile rendendo necessaria l’intubazione. Ma anche chi guarisce rischia di portare le ferite delle malattia, con una fibrosi polmonare che rende necessario seguire una (spesso lunga) riabilitazione.

Non è ancora chiaro come il coronavirus colpisca il sistema cardiocircolatorio, ma ormai decine di ricerche e rapporti clinici segnalano danni consistenti piuttosto comuni, tra i pazienti gravi. Altri medici e ricercatori hanno segnalato la presenza di coaguli di sangue, che si formano nei vasi sanguigni a causa dell’infiammazione. A livello dei polmoni, questi grumi possono bloccare vasi importanti portando a un’embolia polmonare, che può rivelarsi letale. 

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