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Sabato, 20 Aprile 2024

Terapia del dolore, la denuncia: "Il sistema è pieno di falle"

Non basta la legge sulle cure palliative e la terapia del dolore, bisogna anche applicarla concretamente e serve un monitoraggio attento delle disfunzioni del sistema che, soprattutto nel Centro e nel Sud Italia, sono tante

Patrizio Cairoli, il cui padre Marcello è morto al pronto soccorso dell'ospedale San Camillo di Roma dopo 56 ore di attesa, sollevando un caso nazionale sull'impreparazione di molte strutture ospedaliere a far fronte a questi casi in modo dignitoso, ha commentato la presentazione del rapporto della Fondazione Ghirotti sull'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, a cui ha partecipato portando la sua testimonianza.

"Il problema non è soltanto la conoscenza della legge da parte del cittadino, perché non vorrei che si finisse per dare la colpa ai cittadini della situazione. Io ero a conoscenza della legge, ma dato che mio padre era seguito dal Policlinico Tor Vergata dove era in terapia, sono loro che devono indirizzarti, invece nessuno ci ha detto nulla o ha fatto nulla quando mio padre continuava a dire che aveva sempre più dolori. Io sono andato a informarmi in un hospice pochi giorni prima della morte di mio padre ma non perché me lo avesse detto tor Vergata, ma perché avevo cominciato ad avere qualche dubbio.

"Cerchiamo di spostare l'attenzione su cosa viene e non viene fatto dalle strutture, chiediamoci perché questa rete oncologica di cui si parla in Italia in realtà sia piena di falle e di errori. Qui non è il problema di Marcello Cairoli, non è un caso, è un problema dell'intero sistema, riguarda centinaia di persone come è testimoniato dalle tante email e messaggi che ho ricevuto. Quindi concentriamoci anche su come viene applicata e sull'obbligo che deve esserci di monitorare l'applicazione della legge. Non serve stare qui a dire 'sono stati fatti passi avanti' e c'è una legge e quant'è bella questa legge, perché queste sono parole vuote.

"Perché se un malato oncologico è abbandonato a sé stesso, l'unica cosa che può fare è chiamare un'ambulanza e l'ambulanza ti porta non nell'ospedale più appropriato ma in quello più vicino come è stato nel caso di mio padre. Quindi le 56 ore al San Camillo di mio padre sono solo l'ultima parte di tre mesi in cui si sono evidenziate tutte le falle di questo sistema".
 

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