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Venerdì, 29 Marzo 2024
SALUTE

Ian, il ragazzo tetraplegico che ha imparato a suonare

Una storia commovente che mostra come la ricerca scientifica può cambiare la vita dei malati ripristinando il movimento in persone con vari tipi di paralisi

Ian Burkhart e la sua storia stanno facendo il giro del mondo, perchè? Ian è un ragazzo di 24 anni che ha imparato a suonare, nonostante sia tetraplegico. Com'è stato possibile? Uno studio scientifico, pubblicato sulla rivista Nature, ha analizzato nel dettaglio il suo caso.

Ma procediamo per gradi. Da tempo si sta cercando un modo per ripristinare il movimento in persone con vari tipi di paralisi e negli ultimi anni ci sono stati notevoli avanzamenti. Prima si è cercato di identificare i segnali cerebrali responsabili del movimento grazie all'uso di appositi microelettrodi. Poi gli studiosi hanno cercato di capire come questi segnali venissero tradotti nel movimento, verificando che era possibile muovere un braccio robotizzato con il solo pensiero, grazie alla mediazione di un computer.  Questi studi sono stati fatti sulle scimmie.

Ad un certo punto era fondamentale effettuare gli studi direttamente sull'essere umano. Ecco quindi che Ian è diventata la persona adatta per sperimentare un dispositivo realizzato proprio per effettuare movimenti "con il pensiero". Il dispositivo è stato realizzato grazie alla collaborazione di vari istituti di ricerca degli Stati Uniti e permette di codificare i segnali cerebrali connessi al movimento e trasferirli all'arto paralizzato grazie a un computer. Il risultato?

Dopo pochi mesi Ian era già in grado di chiudere il pugno, mentre ora riesce a fare operazioni più complesse, come afferrare una bottiglia o mescolare il contenuto di una tazza, mantenendo il controllo sulle operazioni da fare. In questo modo, Ian è riuscito anche a suonare un discreto numero di note su una chitarra elettrica simulata al computer.

Si tratta di un successo davvero straordinario, perché ora si può davvero realisticamente parlare di recupero per pazienti paralizzati. Il dispositivo, infatti, ha dato già risultati pratici soddisfacenti in poco tempo, al punto che si sta già pensando al futuro. Il prossimo passo sarà infatti rendere il dispositivo adatto all'uso domestico, ad esempio con un sistema wireless che riduca l'ingombro e aumenti la qualità della vita degli stessi pazienti.

La storia di Ian potrebbe quindi essere semplicemente la prima di tante altre e si spera che grazie alla ricerca scientifica queste storie possano diventare sempre più frequenti.

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