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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il caso

"Questo farmaco non s'ha da vendere": così le case farmaceutiche ignorano i malati

Maxi multa per La Roche e Novartis: le due case farmaceutiche hanno "nascosto" un farmaco low cost per favorire le vendite di un medicinale identico ma molto più costoso. Per questo molti malati hanno rinunciato alle cure

ROMA - Guadagnare. Non curare. Big Pharma, il "cartello" farmaceutico, avrebbe preferito guadagnare miliardi piuttosto che guarire i malati con farmaci dal prezzo ragionevole. Di questo è convinto l'Antitrust italiano che ha sanzionato Roche e Novartis, entrambe in Big Pharma, con una multa da 180 milioni di euro: 92 per La Roche e 90,5 per Novartis. Le due aziende si sarebbero messe d'accordo, infatti, per spartirsi i miliardi della vendita di due farmaci identici - Avastin e Lucentis - ma con nomi diversi e prezzi diversi. Il tutto, dice l'Antitrust, a danno dei malati, del servizio sanitario pubblico e delle assicurazioni private. 

A dare il via al "processo", c'è la scoperta di uno scienziato italiano, Napoleone Ferrara, che nei laboratori della Genertech in Califormia - prima che questa venisse rilevata al 100% dalla Roche - individua un principio che blocca il fattore della crescita dei vasi sanguigni. Il principio attivo è lo stesso che con Avastin serve a curare alcuni tumori molto gravi, senza grandi risultati, e che con Lucentis serve per guarire dalla degenerazione maculare senile, malattia che conduce alla cecità. Il farmaco sostanzialmente è lo stesso, con una grande differenza - oltre al nome: una dose di Avastin ha un prezzo tra i 15 e gli 80 euro, una di Lucentis costa più di 900 euro. 

Da qui la "genialata"di La Roche e Novartis. Le due case farmaceutiche si mettono d'accordo per spartirsi il mercato e i proventi grazie ad una serie di partecipazioni aziendali e di royalties, il diritto del titolare di un brevetto ad ottenere denaro da chiunque utilizzi il brevetto. Così, La Roche - che controlla Genertech - non registra il farmaco per la cura della malattia agli occhi e incassa altre royalties dalla Novartis per la commercializzazione del Lucentis. Ma siccome Novartis controlla oltre il 33% del capitale di Roche incassa, oltre ai proventi delle vendite, la propria quota di utili. 

Novartis e La Roche mettono così in piedi - scrive l'Antitrust - "un cartello che ha condizionato le vendite dei principali prodotti destinati alla cura della vista, Avastin e Lucentis". "I due gruppi - si legge sul sito dell' Autorità - si sono accordati illecitamente per ostacolare la diffusione dell'uso di un farmaco molto economico, Avastin, nella cura della più diffusa patologia della vista tra gli anziani e di altre gravi malattie oculistiche, a vantaggio di un prodotto molto più costoso, Lucentis, differenziando artificiosamente i due prodotti".

Un accordo, quello fra La Roche e Novartis, studiato nei minimi dettagli dalle due case: ci sono incontri, scambi di mail e telefonate che lo documentano. Le due aziende si sono spartite i compiti per creare l'allarme presso i pazienti sull'uso di Avastin nelle cure olfatmiche - naturalmente per favorire la vendita del Lucentis, molto più costoso - e per fare pressioni sulla stampa specializzata, sulle commissioni parlamentari e sugli organismi del ministero. 

Per il servizio sanitario nazionale tutto questo si è tradotto, per il solo 2012, in una maggiore spesa di 45 milioni di euro. La Regione Emilia Romagna ha calcolato che con il costo sostenuto per acquistare dosi di Lucentis avrebbe potuto assumere 69 medici, oppure 155 infermieri, oppure 193 ausiliari, oppure, infine, effettuare 243.183 visite specialistiche. E ancora: secondo la Società oftalmologica italiana ci sono circa centomila pazienti che, a causa dei costi elevatissimi di Lucentis spesso non compatibili con i budget dei singoli ospedali, non riescono ad avere accesso alla cura.

Intanto Novartis - si legge in una nota della società - "respinge in maniera decisa le accuse relative a pratiche anti-concorrenziali messe in atto assieme alla Roche in Italia" e annuncia la presentazione del ricorso in appello dinanzi al Tar.

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