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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Università, il coronavirus peserà su profilo e occupazione: il rapporto di Almalaurea

Nei primi mesi del 2020 il tasso di occupazione a un anno dalla laurea è pari al 65% tra i laureati del primo livello, in calo di 9 punti rispetto alla rilevazione del 2019. Nonostante una ripresa delle immatricolazioni, le iscrizione rispetto a 15 anni fa sono calate ulteriormente. I dati del rapporto Almalaurea

L'emergenza coronavirus "peserà sul profilo dei laureati protagonisti del Rapporto 2021 e sulla loro condizione occupazionale". È uno dei dati che emerge dal Rapporto AlmaLaura 2020, presentato oggi a Roma e che fotografa una situazione che preoccupa su più fronti.  

Per la prima volta contestualmente alla presentazione del Rapporto, Almalaurea ha analizzato i dati parziali (da marzo a giugno 2020) raccolti sulla condizione occupazionale dei laureati per fotografare la situazione contingente, con particolare riferimento al periodo di lockdown causato dall'emergenza Covid-19, approfondito con un'indagine ad hoc. 

L'indagine parziale sui dati da marzo a giugno sulla condizione occupazionale dei laureati ha raccolto le risposte di 46mila laureati del periodo gennaio-giugno 2019, di primo e di secondo livello, a un anno dal titolo, e circa 19mila laureati del periodo gennaio-giugno 2015, di secondo livello, contattati a cinque anni dal titolo. È emerso che nei primi mesi del 2020 il tasso di occupazione a un anno dal conseguimento del titolo è pari al 65,0% tra i laureati di primo livello e al 70,1% tra i laureati di secondo livello. Confrontando questi dati con quelli dell’anno scorso, il report mostra come entrambe le quote siano in calo rispettivamente di -9,0 e di -1,6 punti percentuali. 

I ricercatori di Almalaurea hanno monitorato anche l'efficacia della laurea nell'attività lavorativa, confermando la corrispondenza tra studi compiuti e lavoro svolto. I primi dati dell'indagine condotta da AlmaLaurea da marzo a giugno 2020 mostrano che per il 50,5% dei laureati di primo livello e per il 61,9% dei laureati di secondo livello, occupati a un anno, il titolo accademico risulta ancora "molto efficace o efficace" ma, rispetto alla rilevazione del 2019, i livelli di efficacia risultano in calo tra i laureati di primo livello (-7,8 punti) e leggermente in aumento per quelli di secondo livello (+0,4 punti).

Nell'emergenza coronavirus, "tutte le università hanno lavorato con grande passione, garantendo la continuità della formazione”, ha sottolineato il ministro dell'Università e Ricerca, Gaetano Manfredi, aprendo la conferenza di Almalaurea per la presentazione del Rapporto 2020 sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati.  Manfredi ha sottolineato inoltre che ci sarà una riduzione delle tasse, "40 milioni per borse di studio per tutti gli idonei meritevoli" e un plafond per gli studenti di "20 milioni di euro in voucher per l'acquisto di dispositivi e per coprire i costi di connessione a internet". Manfredi ha poi aggiunto che sarà necessaria una ulteriore manovra del governo "per l'infrastruttura della banda larga".

Almalaurea, in 15 anni perse 37mila matricole

Dopo il calo vistoso fino all'anno accademico 2013/14, il rapporto Almalaurea segnala una ripresa delle immatricolazioni a partire dall’anno accademico 2014/15: nel 2018/19 è risultata una crescita  dell’11,2% rispetto al 2012/14. Nonostante ciò, dal 2003/04 al 2018/19 le università hanno perso in quindici anni oltre 37mila matricole, con una contrazione del 11,2%. Il calo delle immatricolazioni è più accentuato nelle aree meridionali (-23,6%), tra i diplomati tecnici dei professionali e tra coloro che provengono dai contesti familiari meno favoriti, segnale il rapporto, che si basa su oltre 290mila laureati del 2019 di 75 Atenei e che restituisce una fotografia delle loro principali caratteristiche. 

Si abbassa l’età media dei laureati

L’età media di chi si è laureato nel 2019 è pari a 25,8 anni: 24,6 anni per i laureati di primo livello, 27,1 per i magistrali a ciclo unico e 27,3 anni per i laureati magistrali biennali. Un dato che tiene conto anche del ritardo nell'iscrizione al percorso universitario (si tratta del ritardo rispetto alle età "canoniche" dei 19 anni, per la laurea di primo livello e per quella a ciclo unico, e di 22 anni, per la magistrale biennale), che tra i laureati del 2019 in media è di 1,4 anni. La regolarità negli studi, che misura la capacità di concludere il corso di laurea nei tempi previsti dagli ordinamenti, ha registrato negli ultimi anni un forte miglioramento. Dieci anni fa a terminare gli studi con quattro o più anni fuori corso erano 15,8 laureati su cento, mentre oggi si sono quasi dimezzati (8,1%). Il rapporto registra inoltre “differenze rilevanti” per quanto riguarda la ripartizione geografica dell'ateneo: a parità di condizioni, rispetto a chi si laurea al Nord, chi ottiene il titolo al Centro impiega il 12,5% in più e chi si laurea al Sud o nelle Isole il 19,8% in più.

Metà dei “cervelli” guarda già all’estero

Quasi la metà dei nostri cervelli è pronto ad andare all'estero dopo la laurea. Secondo Almalaurea, il 47,3% dei laureati dichiara la propria disponibilità a lavorare all’estero, rispetto al 41,5% rilevato nel 2009. In particolare: il 48,8% per i laureati di primo livello, 43,3% per i magistrali a ciclo unico e 46,1% per i magistrali biennali ed il 31,8% degli interpellati si dice addirittura pronto a trasferirsi in un altro continente. C’è anche una diffusa disponibilità ad effettuare trasferte anche frequenti (28,1%), ma anche a trasferire la propria residenza (48,1%). Solo il 3,1% non è disponibile a trasferte.

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