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Sabato, 20 Aprile 2024
Scuola

Sciopero scuola 18 settembre: mercoledì di protesta per il personale Ata e Itp

Lo sciopero del 18 settembre è stato indetto dalla federazione Unicobas per ribadire, tra le altre cose, "il diritto all’assunzione dei precari". Si fermano i lavoratori del personale amministrativo e gli insegnanti tecnico pratici

Ecco il primo sciopero nella scuola, previsto per mercoledì 18 settembre. E' stata indetta una protesta per l'intera giornata da parte della Federazione Unicobas Scuola, che riguarda il personale Ata e Itp (insegnanti tecnico pratici), di ruolo e non, come si legge in una circolare del Ministero dell'Istruzione, università e ricerca (qui il testo completo). Nel giorno dello sciopero le sigle sindacali che aderiscono hanno anche indetto una manifestazione nazionale in piazza Montecitorio a Roma, dalle ore 9 alle 14. Il personale Ata è il personale amministrativo, tecnico e ausiliario degli istituti e scuole di istruzione primaria e secondaria, delle istituzioni educative e degli istituti e scuole speciali statali. Svolge funzioni amministrative, contabili, gestionali, strumentali, operative e di sorveglianza collegate all'attività delle istituzioni scolastiche.

Sciopero scuola mercoledì 18 settembre 2019: la comunicazione del Miur

Come spiega la circolare del Miur relativa allo sciopero del 18 settembre nella scuola, "affinché siano assicurate le prestazioni relative alla garanzia dei servizi pubblici essenziali così come individuati dalla normativa citata, le SS.LL., ai sensi dell'art. 2, comma 6, della legge su indicata sono invitate ad attivare, con la massima urgenza, la procedura relativa alla comunicazione degli scioperi alle istituzioni scolastiche e, per loro mezzo, ai lavoratori nonché alle famiglie e agli alunni. In considerazione del particolare periodo in cui cadono le azioni di protesta in oggetto, le istituzioni scolastiche avranno cura di adottare tutte le soluzioni a loro disponibili (es: pubblicazione su sito web della scuola, avvisi leggibili nei locali della scuola, ecc.) in modo da garantire la più efficace ottemperanza degli obblighi previsti in materia di comunicazione.

Tra le motivazioni dello sciopero, si legge nel comunicato di Unicobas, "l’importanza del diritto all’assunzione dei precari ATA al fine di completare gli organici e di avere dei supplenti in caso di malattia" e il ripristino dei "posti tagliati dalla riforma Gelmini". E poi gli aumenti retributivi e l'incremento della "retribuzione della seconda posizione economica", puntando "alla parificazione salariale".

"Migliorare le condizioni di lavoro degli insegnanti"

A porre l'accento sul precariato è anche il sindacato della Gilda degli insegnanti, che ha presentato un elenco delle criticità al neo ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, in occasione del primo incontro con i sindacati. Precariato ma non solo, perché l'elenco comprende anche le difficili condizioni di lavoro dei docenti, la scarsità di risorse economiche, il degrado in cui versano troppi edifici scolastici, la maggior parte dei quali nelle regioni del Sud.

“Il tema del precariato riveste senz’altro un ruolo di primo piano nel confronto che intraprendiamo oggi con Fioramonti: occorre proseguire lungo la strada tracciata con l’accordo del 24 aprile scorso - dichiara Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda - e ci dichiariamo disponibili a discutere del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri il 6 agosto e ad ascoltare quali sono le modifiche che il nuovo Governo intende apportare. Di certo non è possibile procrastinare oltre una soluzione al fenomeno dilagante del precariato, perché questo anno scolastico è iniziato nel segno di una ‘supplentite’ ancora più accentuata rispetto agli anni scorsi e perché pende come una spada di Damocle la nuova procedura di infrazione avviata a luglio dalla Commissione Europea che ha denunciato il nostro Paese per reiterazione nell’abuso dei contratti a tempo determinato nella Pubblica Amministrazione”.

Il precariato non è l’unica piaga che affligge i professionisti della cattedra: a rendere difficili le condizioni di lavoro, concorrono anche gli innumerevoli adempimenti burocratici che gravano sulle spalle dei docenti, “il cui primo impegno - sottolinea Di Meglio - non consiste nell’elaborare progetti o nel redigere mucchi di scartoffie, ma nell’insegnare e nell’instaurare un dialogo sano e proficuo con gli studenti”. All’improprio carico burocratico, poi, si aggiungono la carenza di risorse destinate all’istruzione, come evidenziato recentemente dall’OCSE, e il rapporto spesso conflittuale con i genitori degli alunni che in alcuni casi sfocia in aggressioni ai danni degli insegnanti. “A fronte di tutto ciò e di stipendi non solo al di sotto della media europea, ma inferiori anche rispetto a quelli percepiti dagli altri dipendenti pubblici, l’asticella degli impegni richiesti ai docenti si alza sempre di più. A Fioramonti - conclude il coordinatore nazionale - chiediamo di creare le condizioni affinché gli insegnanti possano svolgere al meglio il loro lavoro e venga loro assegnato il giusto riconoscimento sociale ed economico”.

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