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Giovedì, 28 Marzo 2024
Scuola

"Non scaricate sui sindaci la responsabilità della riapertura delle scuole"

I sindaci dei Comuni montani non ci stanno ad avere tutte le responsabilità per la riorganizzazione delle scuole in vista dell'apertura agli studenti a settembre. "Circolano già ambigui messaggi". Bonaccini: "Per la scuola 1,5 miliardi non bastano. Ne servono più del doppio". Sala: "Esagerati nel vietare l'ultimo giorno di scuola"

E' ancora un enigma la riapertura delle scuole di ogni ordine e grado tra tre mesi esatti, a settembre. I sindaci dei Comuni montani non ci stanno ad avere tutte le responsabilità per la riorganizzazione delle scuole in vista dell'apertura agli studenti a settembre. "Circolano già ambigui messaggi, anche veicolati da Direzioni scolastiche regionali e Dirigenti scolastici. Ad esempio che sarebbero i Sindaci a dove trovare nei bilanci le cifre necessarie per installare barriere di plexiglass tra i banchi o altre soluzioni. C'è chi parla di 200 euro a studente, a salire. Una cosa assurda. E non bastano le coperture economiche, che Stato e Regioni possono assicurare, per coprire i costi. Occorre anche tenere presenti gli indici di contagio, l'evoluzione degli ultimi tre mesi e dei prossimi, ben diversi tra regioni. Senza contare i problemi del trasporto di bambini e ragazzi. Di chi saranno le responsabilità degli scuolabus? Sindaci e autisti non ci stanno. Peraltro, se uno scuolabus di 40 posti deve essere ridotto a 15, non si va lontano. I Sindaci sono a disposizione in tutto e per tutto, soprattutto per quanto riguarda le scuole. Ma non ci stanno ad avere responsabilità sulla gestione degli spazi, né in classe né sugli scuolabus". Lo afferma il presidente nazionale Uncem, Unione dei Comuni e degli Enti montani, Marco Bussone che aggiunge: "C'è chi ha rilevato, al Miur, nelle ultime ore, che vanno riconosciute le specificità territoriali, nella fase di scrittura delle linee guida. Perché, spiegano dal ministero, «non avrebbe senso imporre le stesse regole per una scuola di una comunità montana e una del centro di Roma".

"La cosa che mi lascia perplesso e su cui ancora non vedo un quadro chiaro è la riapertura del sistema scolastico che si capisce ancora poco" ha detto il sindaco di Milano, Beppe Sala, ospite della trasmissione 'Circo Massimo' su Radio Capital. Le scuole andavano riaperte prima? "È difficile dirlo ma qui penso che siamo stati un filino esagerati, anche nel vietare l'ultimo giorno di scuola. Qui ho paura che abbiamo un po' esagerato, il problema vero adesso però è che bisogna ripartire".

Riapertura scuola, Bonaccini: "1,5 miliardi non bastano"

"Per la scuola 1,5 miliardi non bastano. Ne servono più del doppio". Oltre tre miliardi insomma. Da spendere soprattutto per "assumere i docenti: tutti quelli che occorrono vanno presi". Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia-Romagna e presidente della conferenza delle Regioni, in un'intervista a "Repubblica" scuote il governo sul rientro in classe. "Sia chiaro che l'Italia non riparte davvero, se non riparte la scuola" evidenzia Bonaccini. "A settembre le scuole devono riaprire regolarmente, con le lezioni in presenza. Lo dobbiamo ai genitori e soprattutto agli studenti. Stiamo facendo ripartire tutto e non possiamo lasciare che la scuola venga per ultima".

Il presidente della Regione ritiene che le risorse del governo siano poche "perché 1,5 miliardi servono solo per la spesa corrente. Ma le misure anti-contagio, a cominciare dal distanziamento, impongono più spazio e molti più docenti. Occorre agire su due piani: nell'immediato, per il prossimo anno, bisogna assumere tutti i docenti che serviranno. E ne serviranno molti più degli anni scorsi. Servono risposte su questo, nonostante il governo abbia già fatto un passo importante stabilizzando 200mila precari. Nel medio periodo, va avviato un piano pluriennale di edilizia scolastica che metta in sicurezza ogni istituto, da Sud a Nord. Nel frattempo, dove gli spazi non fossero sufficienti, possiamo contare sui luoghi della cultura e della socialità. Per farcela usiamo tutte le risorse necessarie".

L'anno scolastico 2019-2020 si conclude con lo sciopero 

Nessuna manifestazione nazionale ma tantissime iniziative organizzate dalle strutture regionali e territoriali. L'anno scolastico si conclude oggi con lo sciopero proclamato dai sindacati maggiori, Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda. "La scelta è stata voluta e condivisa da tutte le segreterie nazionali: è una situazione eccezionale quella che stiamo vivendo, che impedisce i consueti raduni di massa, abbiamo insieme deciso che i protagonisti delle iniziative pubbliche, da svolgere osservando tutte le necessarie misure di sicurezza e di distanziamento, fossero i dirigenti territoriali delle nostre organizzazioni. Io intendo rispettare questo impegno e seguirò le diverse iniziative attraverso i social, che sicuramente ne daranno diffusione". Così Maddalena Gissi, segretaria generale della CISL Scuola, convinta che l'azione di oggi, costretta a svolgersi in un contesto del tutto inedito, fosse inevitabile e doverosa in presenza di un disagio crescente nel mondo della scuola.

"Scelte sbagliate, fra tutte quelle in materia di reclutamento che ci consegneranno un nuovo record di precari - prosegue la segretaria generale CISL Scuola -, ma soprattutto scelte non fatte, quelle che servono per riaprire le scuole a settembre in piena sicurezza ed evitando modalità organizzative che penalizzano il diritto allo studio. Siamo in forte ritardo e registriamo uno stato di preoccupante confusione da parte del Governo. Abbiamo trovato importanti convergenze da parte delle famiglie, degli studenti, delle amministrazioni locali. È chiaro a tutti che le risorse stanziate dal Governo non bastano per coprire il fabbisogno di materiali, di personale, di spazi che vanno ristrutturati o individuati ex novo. Non lo diciamo solo noi, a chiedere nelle scelte per la scuola più risorse e più coraggio oggi è il presidente della conferenza delle regioni, Stefano Bonaccini, e poco fa lo stesso ex ministro Fioramonti ha parlato di investimenti gravemente insufficienti. La scuola è fondamentale per il Paese, non possiamo, a settembre, accontentarci di una scuola a metà".

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