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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Accordi sul clima, è tempo di agire

Cronaca dal COP19, la Conferenza Onu sul cambiamento climatico: i Paesi di tutto il mondo a raccolta a Varsavia per ridurre le emissioni

Le delegazioni di tutti i paesi del mondo sono giunte in questi giorni a Varsavia, in Polonia, per discutere sui prossimi accordi sul clima. I delegati che hanno preso parte alla COP19 sono tutti consapevoli dei crescenti segnali lanciati da una comunità scientifica sempre più preoccupata per l’inefficacia degli impegni finora assunti per contrastare le conseguenze del cambiamenti climatico.
 La necessità di intervenire urgentemente per invertire il trend delle emissioni di gas climalteranti in atmosfera è sempre più confermata da numerosi recenti studi sul global warming. Se non si agirà in tempi brevi, sottolineano gli scienziati, l’aumento della temperatura genererà fenomeni estremi: siccità, alluvioni, tempeste, innalzamento del livello dei mari e danni sempre più intensi all’ecosistema terrestre e marino.
 
Nel rapporto del WMO (World Metereorological Organization), pubblicato lo scorso 6 novembre 2013, si legge che la concentrazione dei gas serra in atmosfera continua a salire battendo ogni record. Il divario tra un aumento controllato delle emissioni e la traiettoria Business-as-Usual è in costante crescita, dimostrando come le azioni intraprese fino a oggi non siano ancora sufficienti. E come ricorda l’Intergovernamental Panel on Climate Change, questo trend negativo potrebbe portare presto a rilevanti conseguenze sulla produzione di cibo, con possibili scontri a causa delle già limitate risorse agro-alimentari in molti paesi del globo.
 
In tutti i report presentati prima della COP19 e durante i primi incontri svolti allo stadio nazionale della città di Varsavia, un messaggio comune emerge con forza: More needs to be done, and faster (c’è bisogno di fare di più, e in tempi rapidi). L’allerta arriva in un momento cruciale per la discussione sul futuro degli accordi sul clima che dovranno agire nel lungo periodo. I negoziati, che si stanno svolgendo sotto l’egida dell’UNFCCC, dovranno necessariamente portare a un accordo vincolante a Parigi 2015, questo dovrà verificarsi se si vuole contenere l’aumento della temperatura entro i 2°C rispetto alle emissioni atmosferiche pre-industriali.
 Le decisioni che verranno prese nei prossimi giorni a Varsavia e le azioni che saranno intraprese nel 2014 sono dunque cruciali per arrivare a un adeguato accordo a Parigi.
 
Nell’aria c’è un consenso diffuso riguardo alla difficoltà di riuscire a invertire l’attuale trend: “Siamo molto preoccupati dalla forte resistenza di alcuni dei paesi più sviluppati di arrivare ad un accordo”, ha dichiarato un rappresentante della delegazione croata. “Non ci sono dubbi che dobbiamo agire e dobbiamo agire oggi con forza” ha sottolineato Christiana Figueres, segretario esecutivo della Convenzione ONU, nel suo intervento di apertura della plenaria. “È importante provarci, è tempo di agire” ha ripetuto più volte nel suo discorso la Figueres. “Non è domani, e nemmeno dopodomani…Oggi è il momento, nelle prossime due settimane qui Varsavia questo deve essere il messaggio più forte che dobbiamo condividere”.

 Le sue parole sono state riprese anche nel commovente intervento del delegato delle Filippine, che ha annunciato l’inizio dello sciopero della fame per portare all’attenzione del mondo le possibili conseguenze che il cambiamento climatico può avere sulla popolazione. Lo ha fatto ricordando il dramma che le Filippine stanno vivendo in questi giorni. Seppur non si possa avere certezza che il tifone Hayan sia una diretta conseguenza dei mutamenti climatici, fenomeni estremi come questo sono e saranno in costante aumento.
 
In un’intervista, Michel Jarraud del WMO, organizzazione facente capo alle Nazioni Unite, ha dichiarato che la ragione dei crescenti allarmismi risiede nel fatto che “il tempo non è dalla nostra parte, scorre inevitabilmente”. Il già citato rapporto annuale del WMO dimostra, senza alcuna sorpresa, che la concentrazione atmosferica dei gas serra è aumentata nuovamente nel 2012, rafforzando le ragioni che vengono riportate quotidianamente dagli scienziati.

Tutti i negoziatori presenti in Polonia sono a conoscenza delle recenti conferme scientifiche riportate anche nel V Rapporto dell’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change – che cancella ogni dubbio sulla natura antropica del Global Warming. Quest’ultimo rapporto conferma un aumento costante della temperatura degli oceani, un incremento della superficie dei ghiacci che si sta sciogliendo e un trend lineare dell’aumento della temperatura terrestre.

 Il gap tra le emissioni possibili e il reale livello di immissione in atmosfera di gas climalateranti – emission gap – è in costante crescita, come confermato anche dal rapporto annuale dell’UNEP, che sottolinea come tale situazione persisterà nei prossimi decenni, pur in presenza di politiche di mitigazione attuate dai governi.

Il dado è tratto e la situazione sembra irreversibile. Il direttore esecutivo dell’UNEP, Achim Steiner, ha dichiarato che i paesi non sembrano adeguatamente consapevoli delle necessarie azioni da intraprendere, pur in presenza di un sempre più diffuso allarmismo.
 “Il cambiamento necessario non è né tecnologico né politico, bensì dev’essere un cambiamento di atteggiamento da parte della politica e dei governi: il livello attuale d’azione è semplicemente inadeguato. Le tecnologie per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni sono disponibili, e sappiamo benissimo quali siano le norme da introdurre. Pur sapendolo, la consapevolezza politica da parte dei governi rimane molto debole”.

 Il rapporto dell’UNEP evidenzia come con un prezzo della CO2 variabile tra i 50$ ed i 100$, le nazioni sarebbero in grado di ridurre le emissioni di anidride carbonica di circa 17 milioni di tonnellate entro il 2100, sufficientemente per poter ridurre al minimo gli impatti del cambiamento climatico.
 
È dunque consenso comune che una rapida azione sia necessaria per ridurre l’emission gap e, senza questi interventi, gli impatti del cambiamento climatico saranno sempre più costosi per l’economia mondiale, e soprattutto, per le vite umane.
 
*Responsabile Cooperazione Internazionale di Kyoto Club

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