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Sabato, 20 Aprile 2024
Ambiente

Coronavirus e inquinamento: lo studio della Harvard University

Lo studio dell'università di Harvard dimostra il collegamento tra smog e virus

Le persone affette da coronavirus che abitano in aree con elevati livelli di inquinamento, prima della pandemia, hanno maggiori probabilità di morire per infezione rispetto ai pazienti in altre aree con minori livelli di smog.

Lo stabilisce lo studio realizzato in 3.080 contee negli Stati Uniti dai ricercatori della TH Chan School of Public Health dell'Università di Harvard. 

Scendendo nel dettaglio, un piccolo aumento dell’esposizione a lungo termine al particolato Pm2.5 porta ad un grande aumento del tasso di mortalità da Covid-19, secondo lo studio della prestigiosa università statunitense.

Sempre secondo lo studio americano, un aumento di un solo microgrammo/metro cubo nei livelli di Pm2.5 è associato ad un incremento del 15% del tasso di mortalità da Covid-19.

Risultati evidenziati anche dagli studi condotti in Italia da Leonardo Setti dell’Università di Bologna e da Gianluigi de Gennaro dell’Università di Bari.

“Le alte concentrazioni di polveri registrate nel mese di febbraio in Pianura padana hanno prodotto un boost, un’accelerazione alla diffusione del Covid-19. L’effetto è più evidente in quelle province dove ci sono stati i primi focolai”, ha affermato Leonardo Setti dell’Università di Bologna.

Il particolato atmosferico, oltre ad essere un vettore di trasporto e diffusione per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus, costituisce anche un substrato che può permettere al Covid-19 di rimanere nell’aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell’ordine di ore o giorni.

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