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Giovedì, 28 Marzo 2024
Ambiente

Più piste ciclabili, tra sicurezza e incentivi: il futuro della mobilità urbana è già iniziato

La mobilità urbana sta già cambiando e cambierà sempre più. Modificare il modo di muoversi nelle grandi città vuol dire in primis incentivare l’uso delle biciclette: spunti, idee, proposte e criticità

Le biciclette, tanto quelle "normali" quanto quelle elettriche, avranno un peso sempre maggiore nella nostra vita quotidiana. Ci sono tanti segnali che vanno in quella direzione. E' inevitabile, è un fiume che scorre. Le piste ciclabili fanno parte del piano della commissione Colao per il rilancio dell'economia e del sistema Paese post-Covid. Incentivare il rinnovo del parco mezzi del Trasporto Pubblico Locale (TPL) verso mezzi a basso impatto (es. ibrido, elettrico, biocombustibile). Incentivare il rinnovo dei mezzi pesanti privati con soluzioni meno inquinanti. Pianificare investimenti e finanziamenti a favore della ciclabilità, incentivando la creazione dell'infrastruttura ciclistica e incoraggiandone l'utilizzo.  Servono piste ciclabili, stazioni di ricarica e-bike, sistemi di sicurezza e ciclo-parcheggi: non è qualcosa che si può fare dall'oggi al domani, ma da qualche parte bisogna iniziare. "È evidente - si legge nel piano - la necessità ed urgenza di dotare il Paese di un Piano Nazionale della Mobilità in coerenza alle indicazioni europee per una mobilità smart e sostenibile, con interventi a sostegno delle Amministrazioni competenti che hanno predisposto progetti per la riduzione delle emissioni di gas serra e per un miglioramento della qualità dell'aria in ambito urbano". 

"Abbiamo messo 310 milioni di euro per le piste ciclabili, ciclovie e progetti annessi, ho già firmato il decreto, tutti fondi provenienti dalle aste verdi, seguendo il principio del chi inquina paga" ha spiegato di recente il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Dalla riapertura dei negozi ad oggi le vendite di bici tradizionali e a pedalata assistita hanno fatto segnare infatti “un +60% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”. A scattare la fotografia del mercato è Confindustria Ancma (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori), che stima “un aumento di circa 200mila pezzi venduti nel solo mese di maggio sul 2019”. Salgono così a “circa 540mila le biciclette acquistate dagli italiani dopo il periodo di lockdown in tutti i punti vendita presenti sul territorio”. Un numero che, secondo Ancma, “cresce anche al fuori delle restrizioni individuate dalle misure del Governo (capoluoghi di Regione e di Provincia anche sotto i 50.000 abitanti, nei Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti e nei comuni delle Città metropolitane), interessando così in modo omogeneo anche territori meno popolosi”.

"Gli incentivi - si legge nel comunicato - hanno sicuramente rivitalizzato in modo significativo il mercato e le imprese del comparto stanno lavorando a pieno regime per rispondere, non senza qualche affanno, in modo adeguato alla crescente domanda che abbiamo registrato in queste settimane. Tuttavia crescono l’interesse e la domanda attorno alla bicicletta a prescindere dagli incentivi e come associazione chiediamo alle istituzioni di cogliere questa occasione per investire su un’infrastrutturazione ciclabile finalmente più capillare, sicura, equilibrata e rispettosa degli interessi di tutti gli utenti della strada".

I progetti ci sono, e alcuni sono estremamente interessanti. C'è chi un piano l'ha scritto e l'ha messo a disposizione di tutti coloro che vogliono avvicinarsi all'argomento già due mesi fa, a metà aprile. Il manuale (liberamente scaricabile e consultabile da tutti coloro che sono interessati) è per le pubbliche amministrazioni, per interventi immediati e urgenti di facilitazione della ciclabilità e della pedonalità. A scriverlo, con il coordinamenti di Bikenomics, una società che si occupa della promozione della ciclabilità con la testata “Bikeitalia”, sono stati esperti di primissimo piano: Paolo Pinzuti (CEO Bikenomist), gli architetti Paolo Gandolfi, Valerio Montieri (www.montierimacchi.it), Matteo Dondé (www.matteodonde.com), Gabriele Sangalli.

La mobilità urbana cambia, sta cambiando, cambierà sempre più. Il trasporto pubblico locale non sarà più la scelta d'elezione di molti cittadini. Nelle città italiane il trasporto pubblico copre (o megliodire, copriva) tra il 10 e il 55 per cento degli spostamenti, percentuale che aumenta contando i cittadini che usano le ferrovie regionali per spostarsi all’interno delle aree metropolitane. La proposta di realizzare una Rete di Mobilità d’Emergenza in ogni città per controbilanciare il fenomeno, con istruzioni strategiche e tecniche per evitare il collasso totale della mobilità urbana alla riapertura delle attività. L'obiettivo è multiforme: una gestione mirata del trasporto pubblico; la creazione di una Rete di Mobilità di Emergenza per stimolare l’utilizzo di mezzi di trasporto veloci, leggeri e non congestionanti; l’allargamento degli spazi per la pedonalità allo scopo di garantire il distanziamento sociale; la gestione delle Zone a Traffico Limitato e politiche della sosta.

Il traffico nelle città in Italia era già al limite della sostenibilità prima dell’emergenza Covid-19: 3.400 morti e 250.000 feriti per incidenti con un costo economico di 21 miliardi euro/anno [fonte MIT]; oltre 80.000 morti premature/anno dovute all’inquinamento dell’aria; una costante condizione di congestione, con 50 miliardi di Euro di PIL/anno perduti nell’inefficienza dei trasporti e della mobilità urbana; malattie causate dalla sedentarietà che incidono sul bilancio dello stato per 12,1 miliardi di euro/anno, equivalenti all’8,9% della spesa sanitaria italiana

Si propongono soluzioni tecniche adottabili in via immediata da parte delle amministrazioni comunali, con un’indicazione di massima dei costi di realizzazione degli interventi proposti e una carrellata di best practice dall’Italia e dal mondo. "La speranza è che quante più città possibili possano implementare le misure qui proposte per evitare che la ripartenza economica tanto auspicata non resti bloccata dal traffico di una cattiva gestione della mobilità urbana" scrivono gli autori del report.   

Impossibile riassumere in un articolo le tante idee. Cambiare modo di muoversi nelle città vuol dire incentivare l’uso delle biciclette, in primo luogo abbassando il limite di velocità delle auto nelle zone residenziali e creando una pista ciclabile separata nelle strade a scorrimento veloce, Piste ciclabili che colleghino periferia e centro in maniera organica. Alcuni progetti sono più compessi da realizzare, altri molto meno. Si può partire tracciando delle "semplici" strisce per terra e creare tante bike line come a Berlino, Monaco e Londra, ovvero parti della carreggiata dove le biciclette hanno sempre la precedenza sulle auto. 

Altra idea semplice e super efficace: la "casa avanzata", ovvero  lo spazio dedicato alle bici davanti alla linea di stop per le automobili ai semafori. Significa che le bici possono fermarsi quando è rosso davanti alle auto, in un'area appositamente disegnata. Anche solo così si eviterebbe uno degli incidenti che più spesso vedono vittime i ciclisti, investiti da auto che svoltano a destra. Idee semplici, e nel manuale ce ne sono ovviamente di ben più articolate. C'è tanto da fare, serve la volontà per iniziare. Il piano d'azione per la mobilità urbana post Covid è scaricabile qui gratuitamente. Il futuro è già iniziato.

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