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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Suicidi: sui media è boom, deontologia perduta?

Nel mese di aprile il tema è stato affrontato molto di più che nel periodo gennaio 2011-marzo 2012. L'esperto: “No ai sensazionalismi e dare indicazioni su come previre il fenomeno”. Dello stesso avviso l'Ordine dei Giornalisti

Il numero dei suicidi non è cresciuto ma i media hanno iniziato ad occuparsi del fenomeno con più frequenza. A dirlo sono i numeri. Secondo gli ultimi dati Istat le persone che si sono tolte la vita nel 2010 sono state 3.048 di cui 187 per motivi economici contro i circa 40 dei primi cinque mesi del 2012. Nonostante questo sulle prime pagine dei quotidiani, sui giornali online, nei tele e nei radiogiornali negli ultimi mesi le notizie di suicidi sono state protagoniste più che in altri momenti storici.

Da una ricerca condotta dal Centro d'ascolto dell'informazione radiotelevisiva emerge che nel mese di aprile il tema è stato trattato molto di più rispetto al periodo gennaio 2011-marzo 2012. Se infatti per tutto il 2011 e i primi tre mesi del 2012 i media hanno trasmesso ai cittadini 70 notizie sul tema, in poco più di un mese le notizie relative allo stesso argomento sono state 438. La situazione non cambia se si guarda il tempo dedicato a questo tipo di informazioni: nel mese di aprile circa l'1% di Tg e Gr contro lo 0,1% dei mesi precedenti.

I mezzi d'informazione contribuiscono a creare allarme? Come bisognerebbe gestire queste notizie sensibili? L'ordine dei giornalisti della Toscana si è espresso in modo critico nei confronti dei giornalisti che affrontano l'argomento usando toni sensazionalistici. "Con sempre maggior frequenza – si legge in un comunicato pubblicato sul sito - vengono trattati i casi di suicidio con insufficiente attenzione al dovuto rispetto a cui hanno diritto le persone che decidono, con un atto estremo, di risolvere il dramma che stanno vivendo. Le norme deontologiche indicano chiaramente le cautele con cui devono essere esposti questi casi per non provocare dei fenomeni di emulazione”. “Per questo – continua la nota - a parte pochi, straordinari casi nei quali il diritto e il dovere di cronaca prevale sul rispetto della privacy, non devono essere divulgate le generalità di chi ha deciso di togliersi la vita e altri particolari che rendano il suicida identificabile, nel pieno rispetto della persona, che è uno dei cardini della professione, come ricordano i principi della Carta dei doveri del giornalista. Nei casi in cui prevale il diritto-dovere di cronaca sarebbe comunque utile ricordare i servizi che offre il territorio per aiutare chi vive situazioni di estremo disagio". Anche l'Ordine della Regione Puglia e quello della Regione Basilicata, alla luce di quanto accaduto negli ultimi mesi, hanno invitato i giornalisti ad una maggiore prudenza nel trattare questo delicatissimo tema.

 

Guarda l'intervista ai consiglieri dell'Odg Toscana



Dello stesso avviso il prof. Maurizio Pompili, coordinatore di una ricerca sul suicidio per la cattedra di Psichiatria della Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza e responsabile del Servizio di prevenzione del suicidio dell'ospedale Sant'Andrea di Roma. “E' giusto parlare dell'argomento sui mezzi di informazione ma esistono delle linee guida che i giornalisti dovrebbero rispettare nel farlo”, dichiara a Today. “Non bisognerebbe mai affrontare l'argomento in modo sensazionalistico – continua - perchè così facendo si potrebbe verificare il cosiddetto effetto Werther”.

Si tratta del rischio reale che il gesto venga emulato. In gergo l'effetto prende il nome dal protagonista suicida del libro di Goethe. Alla fine del diciottesimo secolo diverse persone, che fu dimostrato avevano letto quel libro, si uccisero.

“Il rischio di emulazione è ancora più probabile quando a togliersi la vita sono noti personaggi pubblici - prosegue il prof. Pompili. Quando morì Kurt Cobain il rischio di un'ondata di suicidi fu molto alto ma per fortuna il pericolo fu evitato grazie all'intervento della moglie del cantante dei Nirvana che criticò duramente il gesto del marito”.

I giornalisti dovrebbero quindi occuparsi dell'argomento presentandolo “non come la soluzione ai problemi e dando indicazioni su come prevenirlo”. “In Italia esistono le Help Line che hanno proprio lo scopo di aiutare le persone che vogliono tentare o hanno tentato in passato il suicidio, e quelle che hanno perso un caro per suicidio”, conclude l'esperto.

Mettere i suicidi in apertura con titoli ad effetto, dunque, non è il comportamento giusto da adottare. Così come non è corretto diffondere le immagini del luogo della tragedia. Molto più rispettoso e corretto deontologicamente limitarsi a raccontare i fatti senza dare troppo risalto alla notizia, relegandola perchè no al ruolo di breve. Al tempo dei fascisti sul tema dei suicidi c'era la censura perchè il regime voleva fare passare il messaggio che tutto andava per il meglio. In democrazia invece è giusto parlarne ma  bisogna essere in grado di farlo nel modo giusto. 

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