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Venerdì, 19 Aprile 2024
Calcio

I 10 stranieri "bidoni" della Serie A

Qualcosa dovrebbe cambiare con le nuove norme sui tesseramenti, che si conformeranno a quelle inglesi imponendo per il secondo extracomunitario un adeguato numero di convocazioni o presenze nella propria nazionale

Improvvisarsi profeti nell’immaginare che molti dei carneadi arrivati da ogni parte del globo durante l'ultimo mercato avrebbero avuto poco spazio era troppo facile, ma i dati sono andati oltre le aspettative. Tra prestiti, parametri zero, ma anche qualche affare tutt’altro che economico, ecco i giocatori di fatto ignorati dai propri allenatori, al punto da far pensare che più di qualche operazione sia stata conclusa solo per soddisfare quel cordone spesso perverso che unisce dirigenze e procuratori. Qualcosa dovrebbe cambiare con le nuove norme sui tesseramenti, che si conformeranno a quelle inglesi imponendo per il secondo extracomunitario un adeguato numero di convocazioni o presenze nella propria nazionale. Basterà?

10 Costantin Nica

Il calcio rumeno sta lentamente ricominciando a vedere la luce, dopo una lunga fase di ricambio generazionale. I giovani promettenti non mancano, e tra essi fino a un paio di anni fa c’era anche Nica, che esordì nella Nazionale maggiore nell’agosto 2013, pochi mesi dopo essere stato acquistato dall’Atalanta. Terzino sinistro adattabile anche al centro della difesa, e pure sulla fascia destra, l’Italia si è però al momento rivelata una tappa indigesta. 

Il sogno di diventare titolare a Bergamo è durato meno di due mesi, viste le sole 7 presenze complessive, prima di un lungo oblio che si pensava finito la scorsa estate, quando il nome di Costantin figurava tra quelli dei tanti giocatori transitati in prestito dall’Atalanta al Cesena. Ma il 3-5-2 di Bisoli non lo ha mai coinvolto, al punto da farsi preferire anche il ben più offensivo Defrel. Gennaio dovrebbe essere già tempo di rimettersi in viaggio. Quasi certamente fuori dall’Italia.

9 Thomas Magnani

Avere una sola carta da giocarsi, e farlo contro la Juventus, alla prima giornata di campionato e al debutto assoluto in Serie A, è come sperare di vincere una partita a scacchi senza conoscere le regole. Mangani, regista francese classe '87 prelevato dal Nancy, è diventato l’emblema del mercato un po’ schizofrenico condotto in estate dai gialloblù, che ne ufficializzarono l’acquisto già il 6 luglio, salvo inseguire per il resto del mercato un giocatore come Cofie, abituato a calpestare le stesse mattonelle. 

Così, malgrado la solidarietà mostrata da Corini, da ex regista a regista, Mangani ha pagato per tutti la brutta prova all’esordio contro i bianconeri. All’indomani, ultimo giorno di mercato, ecco appunto l’arrivo di Cofie, divenuto subito  titolare. Di Thomas si sono perse le tracce. A gennaio si consumerà un addio con pochi rimpianti.

8 Franco Mussis

L’entusiasmo di vivere una nuova avventura può portare a dare per scontato anche un ambientamento sulla carta tutt’altro che facile, come quello di un argentino a Copenaghen. L’esperienza danese di Mussis è durata lo spazio di un mese, tra la metà di luglio e la fine di agosto, e una sola partita. A quel punto il pitbull di La Plata ha colto al volo la chiamata del Grifone, in prestito.

Dinamismo e interdizione come qualità principali, l'ideale per il calcio di Gasperini, e invece Mussis è presto scivolato in fondo alle gerarchie del tecnico rossoblù, alle spalle di Rincon, ma anche di Greco e del giovanissimo Mandragora. L’Italia di Mussis è al momento racchiusa in uno spezzone di otto minuti nel finale contro il Napoli alla prima giornata, ma il regolamento che vieta tre tesseramenti non concede vie di fuga a gennaio. Ritorno a Copenaghen, o altri sei mesi nell’ombra sotto la Lanterna.


7 Soleymani Bamba

Il calcio italiano l’aveva assaporato in primavera, affrontando la Juventus in Europa League con la maglia del Trabzonspor, penultima tappa di un giro d’Europa che l’ha portato in dieci anni a calcare campi francesi (Paris Saint Germain), scozzesi (Dunfermline e Hibernian) e inglesi (Leicester). 

Non andò benissimo, ma il pedigree di cui sopra aveva fatto pensare che l’ambientamento non sarebbe stato un problema.  Ma il calcio italiano ha colpito ancora, trasformando in una meteora uno dei protagonisti dell’ultima settimana di fuoco del mercato estivo del Palermo, pieno di affari in entrata orchestrati dall’ex d.s. Ceravolo. Una sola partita in rosanero, neppure disastrosa sul campo del Napoli, è bastata a Iachini per escluderlo dalle rotazioni del reparto difensivo. Il colpo di grazia ha coinciso con il debutto di Giancarlo Gonzalez, altro reduce dal Mondiale, divenuto titolare inamovibile. Altro giro, altra maglia, il destino di Bamba a gennaio sembra segnato.

6 Mark Van Ginkel

Una volta Milano era terra di colpacci, poi di scambi più o meno fantasiosi. Ora è tempo di prestiti dall’estero. Rigorosamente gratuiti, e senza diritto di riscatto. Nella scorsa stagione fu la volta dell’Inter con Wallace, meteora dal Chelsea, mentre il fil di sirena dell’ultimo mercato è toccato al Milan prelevare sempre dai blues il centrocampista olandese, arrivato in rossonero per dare un tocco di qualità e gioventù alla linea mediana orfana di Montolivo, ma la formula non convince. 

Il Chelsea ha bisogno di far giocare il ragazzo reduce da uno stop di quasi un anno per un grave infortunio al ginocchio, ma non accetta neppure la formula del controriscatto. Un affare non da Milan, che invece va in porto. Per la sfortuna di tutti, visto che Van Ginkel si fa di nuovo male al debutto a Empoli, poi fatica a trovare spazio nelle gerarchie di Inzaghi.

5 Joao Silva

Presto e bene non stanno mai insieme, ci hanno insegnato fin dalle elementari. Se poi si vuole fare in fretta a pochi secondi dalla scadenza di un termine temporale, il rischio di doversene pentire è alto. Tante sono le operazioni chiuse sul filo di lana del mercato divenute flop. 

L’ultimo esempio, quello dell’attaccante portoghese del Palermo, ex Bari, va addirittura oltre ogni immaginazione, visto che per rendere effettivo il trasferimento fu addirittura inoltrato un ricorso alla Lega, che ne negò in un primo tempo la liceità in quanto il deposito del contratto firmato avvenne dopo le 23 del 2 settembre. 

Il caso si sbloccò grazie a un compromesso, che rese validi i documenti depositati entro le 23.01. Tutti felici? Quasi, visto che Iachini non ha mai preso in considerazione il giocatore, in campo per appena 28' a Napoli. Ora Joao in Sicilia è un peso. Tutta colpa dell’orologio.

4 Joshua Brillante

Per molti la scelta di mandare in campo a sorpresa dal primo minuto alla prima di campionato sul campo della Roma il barbuto centrocampista australiano è stato il primo segnale dell’annata fino a questo momento deludente dei viola. Il pentimento di Montella è stato immediato, al pari della sostituzione, ma non abbastanza per impedire che Joshua perdesse un pallone sanguinoso a favore di Nainggolan, per il gol che spalancò ai giallorossi le porte del successo. 

Nelle successive dieci giornate Brillante abbia visto il campo solo per altri 4’, nel finale contro l'Inter. La sensazione è che sotto alla barba da personaggio ci sia della qualità da esplorare, ma forse è la stagione sbagliata per esplorarla. La Fiorentina però non molla, al pari del ragazzo, che ancora ringrazia Montella per la fiducia immediata. Dov’è l’errore?

3 Urby Emanuelson 

14 luglio 2014: il day after la finale Mondiale fu anche quello dell’improvviso addio di Antonio Conte alla Juventus, nonché quello dell’acquisto da parte della Roma di Juan-Manuel Iturbe. Il terzo avvenimento della giornata fu la presentazione in casa giallorossa di un jolly ingaggiato un paio di settimane prima a parametro zero, tra la sorpresa generale, dopo tre anni e mezzo al Milan con poche luci, molte ombre, ed ancor più ruoli cambiati: terzino sinistro, interno, e anche trequartista nel calcio secondo Max Allegri. 

Che, proprio in quelle ore, divenne ufficialmente l’allenatore della Juventus. Una serie di dettagli che hanno trasformato in una parentesi lo sbarco nella Capitale dell’olandese, destino confermatosi durante la stagione.  Nonostante le difficoltà sulla fascia sinistra di Cole e Holebas, Garcia non ha mai preso in considerazione Emanuelson, subito escluso dalla lista Champions, e in campo solo per nove minuti in campionato, contro il Cagliari. 

2 Pablo Armero

"Non sono stato io a cercare il Milan, loro mi hanno voluto, ma non gioco mai”. Così si è espresso Armero dopo aver visto 10 partite su 11 di campionato dalla panchina (con appena 13' sul campo alla prima giornata contro la Lazio), e solo perché da un paio di stagioni i posti al fianco dell’allenatore sono stati aumentati. 

In gergo si dice che “il mister non lo vede”, anche se dietro ai cinque mesi da turista di Armero a Milano c’è anche tanto di tattico. Inzaghi infatti chiede ai suoi esterni bassi un duro lavoro in fase di spinta, ma anche in quella difensiva, peculiarità che non rientra nel bagaglio di chi sa far male soprattutto palla al piede. I tempi di Udine sono lontanissimi, e dopo aver deluso a Napoli, Armero potrebbe presto salutare l’Italia per fare ritorno in Premier, sull'onda dei brillanti sei mesi pre-Mondiale vissuti al West Ham.

1 Javier Saviola

Il rischio che nel curriculum italiano del Conejo rimanga solo il colpo di tacco che ha liberato Nico Lopez per il gol che ha di fatto chiuso l’esperienza interista di Walter Mazzarri, è piuttosto alto. In quella giocata di classe dell’ex attaccante di Rea Madrid e Barcellona potrebbero concentrarsi i rimpianti del d.s. dell’Hellas Sogliano, che la sera del 2 settembre, a poche ore dalla chiusura del mercato, piazzò un colpaccio inedito per chi è abituato a pescare giovani talenti sconosciuti dal Sud America. 

Senza contare l'equivoco tattico, subito denunciato da mister Mandorlini: “Saviola non è un esterno da 4-3-3”. Che per inciso è il modulo che ha fatto grande l'Hellas nelle ultime tre stagioni. Dopo un terzo di stagione, Javier ha giocato una sola partita da titolare, contrro il Verona, rimanendo in campo per 68': poi solo 26' tra Napoli e Inter, lasciando l’unica traccia proprio a San Siro. Poi dicono che Mazzarri non è stato sfortunato. 

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