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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Calcio, gli stadi sempre più vuoti: occupati solo il 55% dei posti

Gli ultimi dati parlano chiaro: gli italiani sono sempre più lontani dagli stadi. Nella stagione in corso la media di presenze è di circa 20 mila spettatori. Ma i tifosi non sono passati dagli spalti ai divani: "Hanno semplicemente smesso di seguire il calcio"

"C'è come un muro. Da una parte le persone che seguono il calcio come passione, speranza, autorealizzazione; dall'altra le società sono aziende che badano al bilancio e al profitto". E' una delle testimonianze raccolte nella ricerca 'Il calcio in fuorigioco? Indagine sulla disaffezione del pubblico italiano nei confronti del sistema calcio' (scarica qui la ricerca completa) realizzata da Focus in Media, Osservatorio sulla comunicazione e i media della Fondazione per la Sussidiarietà, che rileva come in media vi sono 21.457 spettatori a partita e allo stadio vengono occupati solo il 55% dei posti disponibili. Il distacco dal gioco del calcio, secondo lo studio, è avvenuta per diverse ragioni: una estetica, una organizzativa e una etica.

Ogni anno - come si legge nella ricerca - in Italia si registrano cali di spettatori negli stadi con presenze in Italia molto inferiori rispetto a quelle registrate negli altri campionati europei. In particolare, la Serie A italiana nel girone di andata della stagione 2016/17, con una media di 21.457 spettatori a partita, ha raggiunto una copertura del 55% dei posti disponibili, in calo rispetto al 59% della stagione 2010/11, e molto inferiore rispetto all'oltre 90% di Inghilterra e Germania, ma anche al riempimento medio in Spagna e Francia. 

La media di spettatori della 23ma giornata, pur in presenza del "derby d'Italia" Juventus-Inter, è scesa a 19.362 spettatori, confermando la tendenza al ribasso delle giornate precedenti.

Questo calo non è dovuto solo alla mediatizzazione del calcio perché, negli ultimi anni, si registrano cali del 4% anche nell'audience del campionato italiano sulle Pay Tv, questo nonostante i picchi d'ascolto in occasione dei match più importanti (Juventus-Inter è stata vista su Sky e Mediaset da oltre 3 milioni e 700 mila persone, pari al 13,53% di share).

La ricerca dell'Osservatorio sulla comunicazione e i media della Fondazione per la Sussidiarietà, individua tre ragioni per questo distacco dal gioco del calcio e dalla sua fruizione. C'è prima di tutto un'ipotesi estetica:

disaffezione per il peggioramento della qualità dello spettacolo in campo, ma anche per la mancanza di servizi adeguati negli stadi che per il 44% sono stati costruiti prima del 1949.

Segue un'ipotesi organizzativa: le società calcistiche italiane non si sono dimostrate all'altezza dell'organizzazione dello spettacolo e le istituzioni di controllo non hanno sempre saputo garantire una efficace vigilanza sul sistema. I ricavi del calcio in Italia dipendono per il 60% da diritti televisivi e media, questa forte dipendenza costituisce un'anomalia rispetto all'Europa e un fattore di rischio per la tenuta del sistema.

Aumentano i fatturati ma anche i casi di società professionistiche che non vengono iscritte o subiscono penalizzazioni per mancato rispetto delle norme sul fair play economico (56 punti di penalità nel 2014/15 rispetto ai 28 del 2013/14 e ai 24 del 2012/13).

Vi è infine un'ipotesi etica: i ripetuti scandali (Calciopoli, Scommessopoli) hanno prodotto una crisi di credibilità del sistema e una perdita di fiducia del pubblico.

In definitiva tutti questi aspetti insieme contribuiscono a raffreddare la passione e, sotto la generale pressione alla contrazione dei consumi esercitata dalla crisi economica, a riorganizzare "al ribasso" i percorsi e le strategie di fruizione del calcio nel suo complesso. La ricerca documenta attraverso una serie di interviste i diversi atteggiamenti e reazioni degli appassionati verso quello che è (era?) lo spettacolo più bello del mondo.

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