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Giovedì, 18 Aprile 2024
Tecnologia

WhatsApp e le altre app, in Italia inizia la guerra alle chat gratuite

L'ultimo attacco alle app di chat gratuite arriva dal Garante per le comunicazioni (Agcom): "Whatsapp e Telegram paghino l'uso delle rete telefonica". Si lavora per una sorta di pagamento del "pedaggio per l'uso di beni altrui"

ROMA - Che WhatsApp, Telegram e gli altri servizi di messaggistica istantanea "gratuiti" fossero poco ben visti dai colossi della telefonia, era cosa nota. Ora, però, sembra avvicinarsi sempre di più il momento della resa dei conti. Il fatto di usare reti Internet costruite dalle società di telecomunicazioni e il "viaggiare" attraverso numeri telefonici assegnati ai clienti dalle società ha portato il Garante per le Comunicazioni a schierarsi a favore delle grandi aziende.

COSA ACCADRA' - Secondo quanto riportato nell'indagine sui "Servizi di comunicazione elettronica", WhatsApp, Telegram, Messenger, Viber dovrebbero pagare una sorta di "pedaggio" per "l'uso di beni altrui": cioè per il fatto di passare sulle reti Internet. Per questo il Garante vorrebbe, come riporta Repubblica, "imporre agli sviluppatori delle app un obbligo a negoziare con le società di tlc" con tanto di risarcimento per l'uso della rete "equo, proporzionato, non discriminatorio". 

I RISCHI - Le società di tlc non potranno però prendere per la gola le applicazioni, altrimenti molte di queste eviterebbero il mercato italiano. Per compensare le app, il Garante "pensa di permettere loro l'accesso al borsellino del cliente (in cambio di nuovi servizi a valore aggiunto). In altre parole, le app "potranno attingere al credito telefonico degli italiani"

E' anche vero che queste applicazioni solo in apparenza sono gratuite. In realtà, hanno un preciso modello di business che si basa anche sulla profilazione dei loro utenti. Queste app monitorano ogni nostra azione ricavandone un identikit preciso in termini di gusti. Quindi vendono ad altre aziende queste informazioni. 

COSA CAMBIEREBBE - Secondo il Garante, il problema risiede nel fatto che le app che scarichiamo sui nostri dispositivi mobili non sono sottoposte alla legge sulla privacy italiana: per questo una "trattativa" con le società di tlc le costingerebbe a dotarsi di una sorta di "titolo abilitativo" in Italia. Inoltre dovrebbero aprire, obbligatoriamente, un call center in italiano per assitere i clienti e rendere possibile, tramite app, la chiamata ai numeri di emergenza.

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