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Venerdì, 29 Marzo 2024

Amatrice, dopo il terremoto 6 mesi di emergenza: "Tra macerie, polvere ed inefficienza"

Le telecamere di Today grazie ai vigili del fuoco sono entrate nella zona rossa di Amatrice. Ecco quel che resta del centro storico a sei mesi dal terremoto del Centro Italia

In viaggio tra le macerie di Amatrice

Più di ogni discussione le immagini rendono evidente come sei mesi di annunci e proclami da parte di governo ed istituzioni si siano rivelati poca cosa. Da quella terribile mattina del 24 agosto ad Amatrice non è cambiato praticamente nulla: la sola differenza è nella devastazione ora totale. Queste le immagini girate (per Roma Today da Benedetta Michelangeli) poco dopo la scossa iniziale. Qualcosa allora restò in piedi. Oggi poco o nulla. Ci hanno pensato le scosse successive a radere al suolo la gran parte di edifici pubblici e privati che avevano resistito, appesantiti per di più da una nevicata come erano anni che non si verificava in questa valle incantata a poco più di due ore da Roma.

Capricchia, la frazione di Amatrice che ha rifiutato il modello Protezione Civile

Amatrice oggi è un cumulo di macerie: quello che non restituiscono le immagini è la polvere che copre ogni cosa. La qualità dell'aria è un problema da affrontare: ci dicono come con le misurazioni ambientali hanno registrato livelli di amianto cinque volte la soglia di legge. Si trattiene così il fiato mentre si cammina tra le strade sbertucciate coperte da una polvere sottile che si alza dalla terra devastata, percorsa ogni giorno dai tir dell'esercito e delle imprese private che liberano le strade.

Ciò che è rimasto in piedi deve essere abbattuto. Le ruspe dei vigili del fuoco lavorano lungo quello che rimane del corso Umberto I. Non ci sono case agibili. Questa come altre strade sono ancora chiuse al transito costringendo chi è rimasto a percorrere chilometri, mentre prima erano necessari appena pochi minuti per andare da una frazione all'altra. La ricostruzione è uno slogan assai utilizzato, mai praticato. Dopo sei mesi ancora si lavora in emergenza.

Mai si è vista una presenza così rarefatta dello Stato, un immobilismo che si tramuta nel passo del gambero come quando, in una triste riedizione della commedia italiana, si viene a scoprire che la scuola donata dal Trentino dovrà essere smontata. Così la struttura di Save the Children ancora in completamento. "Lì non può restare" ci dicono i volontari delle brigate della solidarietà attiva, anche loro sotto "sfratto". Il campo base che fornisce beni, pasti, ma anche un punto di ritrovo, è attorniato da trivelle. Qui dovranno costruire la new town di Amatrice. Poco lontano due nuovi centri commerciali ospiteranno negozi e ristoranti. "Così si snatura il territorio" protesta chi amava perdersi tra i vicoli di quello che è stato uno dei borghi più belli d'Italia.

Non è stato fatto nulla, e lo sa bene il commissario alla ricostruzione Vasco Errani pizzicato qualche giorno fa mentre lo ammetteva in una riunione a porte chiuse. Oggi gli uffici della ricostruzione non sono aperti. Se le macerie non vengono rimosse è impossibile pensare a una ricostruzione in un'area che sembra un campo di guerra. Quell'onere ora è stato spostato dai privati alle regioni. Si ricomincia da capo, dopo avere buttato via sei mesi.

Poi ci sono le frazioni: a Capricchia le famiglie sono rimaste accanto alle loro case lesionate. Hanno rifiutato il modello della Protezione Civile, i campi come li chiamano loro dove vivere come in un ospedale. Qui i soldi sono arrivati con le donazioni di privati, così come cucine e strutture prefabbricate. Le hanno montate accanto al loro paese distrutto sfidando anche la denuncia per abuso edilizio. Perché c'è anche questo nella contraddizione del terremoto di Amatrice.

Saletta, decine di case nascoste fra le montagne, conta 23 morti su 25 abitanti. La speranza di ricostruirla è affidata a chi in questi posti arriverà negli anni a venire. Lo sanno gli amatriciani, consapevoli che nulla sarà come prima. "Accoglieremo chi verrà a lavorare quassù, le famiglie dei muratori che ricostruiranno amatrice, chi vorrà tornare a lavorare e a far rivivere questa terra".

Amatrice, dove osano i briganti 

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