Coronavirus, "A New York emergenza sanitaria, pochi ventilatori"
La testimone: "Preoccupati per giovani e per timore di rivolte"
Roma, 24 mar. (askanews) - Ad oggi, 24 marzo, i numeri di contagiati da coronavirus negli Stati Uniti hanno superato i 46mila; i decessi quasi 600. E' il terzo paese dopo Cina e Italia. A New York la situazione è allarmante: oltre 13mila i contagi secondo i calcoli della John Hopkins University, 125 morti, città deserta, e il presidente Donald Trump che parla di riaprire al più presto il Paese, perché - ha detto - "la cura non può essere peggio della malattia".
Ne parliamo con Francesca Di Matteo, fondatrice e Ceo di Strategica Communication, che vive a New York insieme al marito medico. "La situazione qui a New York è a dir poco allarmante. Manhattan, nel giro di poche settimane, è completamente cambiata. E' una città deserta, fantasma. Il governatore Cuomo ha attuato ogni giorno delle misure sempre più restrittive. Lo sta facendo per abituare i newyorchesi a quella che ha definito un'emergenza che durerà a 6-7-8 mesi. Le problematiche di New York non sono poche: prima di tutto c'è un'emergenza sanitaria. Non ci sono sufficienti posti letto negli ospedali, non c'è un numero elevato di ventilatori e non c'è uno staff specializzato adeguato".
Preoccupazione soprattutto per i giovani: "Su 4mila casi si è visto che c'è un'alta percentuale di giovani, tra i 20 e i 44 anni, che attualmente si trovano negli ospedali. Il governatore Cuomo ha lanciato continui appelli ai giovani".
E poi c'è il timore, piuttosto grosso, di rivolte, dopo la corsa all'acquisto di armi. "Non è fantascienza. La gente ha paura, ha timore di persone che potrebbero andare nel panico, ha paura di furti in casa: la situazione non è delle migliori".
E la situazione economica come si presenta? "Alcuni settori stanno scomparendo e lo vediamo con il turismo, della ristorazione, alcune grandi aziende dopo mesi di chiusura potrebbero non riaprire più".