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Sabato, 20 Aprile 2024

Kobe Bryant, la leggenda del basket mondiale che amava l'Italia

20 anni di carriera nei Los Angeles Lakers, per lui 5 titoli

Los Angeles, 27 gen. (askanews) - La faccia di Kobe Bryant riempie gli schermi di Los Angeles che rende omaggio ad uno dei suoi più grandi campioni, morto a soli 41 anni in un incidente di elicottero. Questa è la città in cui è nata la sua leggenda, dove ha giocato per tutta la sua carriera nel basket, macinando un record dietro l'altro, fino a diventare uno dei più grandi di sempre.

Bryant ha giocato nei Los Angeles Lakers per 20 anni, vincendo 5 volte il campionato Nba, tre di fila dal 2000 al 2002, anni d'oro per i Lakers e per la mitica coppia Black Mamba, questo il suo soprannome - Shaquille O'Neal. Miglior marcatore della storia dei Lakers, quarto di sempre in Nba. Nel 2003 fu accusato di stupro, finì con un patteggiamento, la sua reputazione subì un duro colpo. Bryant ammise di aver fatto sesso con la donna, ma consesualmente. Successivamente dichiarò: "Anche se io credo davvero che questo incontro sia stato consensuale, mi rendo conto che lei non lo ha visto e non lo vede nel modo in cui l'ho visto io".

Amava l'Italia, dove ha vissuto da bambino, dai 6 ai 13 anni e dove ha fatto i suoi primi tiri a canestro, seguendo il padre, anche lui cestista, fra Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia. Parlava un ottimo italiano e alle sue 4 figlie, compresa Gianna Maria morta con lui nell'incidente, ha dato nomi legati all'Italia, Paese a cui spesso ha dichiarato il suo amore, come in questa intervista a Deejay Chiama Italia. "Io sono cresciuto qui in Italia sarà sempre un posto che sarà vicino al mio cuore, sempre"

Bryant è stato anche uno di quei personaggi pubblici che una volta conquistato il potere di avere una voce, ha deciso di usarla per chi non ne ha, dalle donne, ai senzatetto alla comunità nera. Nel 2018 ha vinto un Oscar per un corto di animazione dedicato al basket, "Dear basketball".

Rivale di molti sul campo, amatissimo da tutti fuori. I suoi colleghi lo hanno voluto salutare dal campo commettendo apposta due falli banali nel basket, l'infrazione da 24 e 8 secondi. 24 e 8, come i numeri delle sue maglie. Entrambe ritirate, caso unico, quando ha lasciato il basket nel 2016.

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