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Martedì, 23 Aprile 2024
Ambiente

Una colata d'asfalto sta inghiottendo l'Italia: nel 2017 persi 52 km quadrati

L'allarme arriva dal Rapporto Ispra-Snpa sul 'Consumo di Suolo in Italia 2018': “Il cemento sta invadendo anche le aree protette o a rischio idrogeologico”. Il ministro Costa: “Serve una nuova legge”

Nonostante la crisi economica, il consumo di suolo in Italia continua ad aumentare anche nel 2017: una colata di asfalto che piano piano sta inghiottendo lo Stivale. Cantieri e nuove infrastrutture invadono senza sosta anche le aree protette e quelle a rischio idrogeologico, sconfinando anche  all'interno di aree vincolate per la tutela del paesaggio, coste, fiumi, laghi, vulcani e montagne, soprattutto lungo la fascia costiera e i corpi idrici, dove il cemento ricopre ormai più di 350 mila ettari, circa l'8% della loro estensione totale (dato superiore a quello nazionale di 7,65%).

La superficie naturale si assottiglia di altri 52 km quadrati negli ultimi 365 giorni. In altre parole, costruiamo ogni due ore un'intera piazza Navona. Sono questi i dati del Rapporto Ispra-Snpa sul ''Consumo di Suolo in Italia 2018'' presentati questa mattina alla Camera dei Deputati. In questa edizione, l'Istituto aggiorna i dati e approfondisce gli studi analizzando anche il territorio compromesso dai cantieri all'interno delle aree vincolate.

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Anche se la velocità si stabilizza ad una media di 2 metri quadrati al secondo, quella registrata è solo una calma apparente: i valori, oltre a non tener contro di alcune tipologie di consumo considerate nel passato, sono già in aumento nelle regioni in ripresa economica come accade nel Nord-Est del Paese. Tutto questo ha un prezzo, la cifra stimata supera i 2 miliardi di euro all'anno.

Il consumo del suolo in Italia (FOTO ANSA)

Quasi un quarto (il 24,61%) del nuovo consumo di suolo netto tra il 2016 e il 2017, avviene all'interno di aree soggette a vincoli paesaggistici. Di questo, il 64% si deve alla presenza di cantieri e ad altre aree in terra battuta destinate, in gran parte, alla realizzazione di nuove infrastrutture, fabbricati (non necessariamente abusivi) o altre coperture permanenti nel corso dei prossimi anni. I nuovi edifici,già evidenti nel 2017, soprattutto nel Nord Italia, rappresentano il 13,2% del territorio vincolato perso nell'ultimo anno.

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Spostandosi sul fronte del dissesto idrogeologico, il 6% delle trasformazioni del 2017 si trova in aree a pericolosità da frana, dove si concentra il 12% del totale del suolo artificiale nazionale, ed oltre il 15% in quelle a pericolosità idraulica media.

Il consumo di suolo non tralascia neanche le aree protette: quasi 75 mila ettari sono ormai totalmente impermeabili, anche se la crescita in queste zone è ovviamente inferiore a quella nazionale (0,11% contro lo 0,23%). La maglia nera delle trasformazioni del suolo 2017 va al Parco nazionale dei Monti Sibillini, con oltre 24 ettari di territorio consumato, seguito da quello del Gran Sasso e Monti della Laga, con altri 24 ettari di territorio impermeabilizzati, in gran parte dovuti a costruzioni ed opere successive ai recenti fenomeni sismici del Centro Italia.

Il consumo di suolo non è un problema estetico

I Parchi nazionali del Vesuvio, dell'Arcipelago di La Maddalena e del Circeo sono invece le aree tutelate con le maggiori percentuali di suolo divorato. In linea generale, nell'ultimo anno la gran parte dei mutamenti del suolo (81,7%) è avvenuta in zone al di sotto dei 300 metri (il 46,3% del territorio nazionale). La densità maggiore rispetto alla media nazionale si trova nelle aree costiere, dove l'intensità del fenomeno è più alta rispetto al resto del territorio (2,33 contro 1,73 m2/ha), nelle aree a pericolosità idraulica e nelle aree a vincolo paesaggistico (coste, laghi e fiumi).

A livello provinciale, al centro e nel Nord Italia si concentrano le province con l'incremento più alto nel 2017. Sissa Trecasali (Parma), con una crescita che supera i 74 ettari, è il comune italiano che ha costruito di più nell'ultimo anno, principalmente a causa della realizzazione della nuova Tirreno-Brennero.

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Tutto questo ha un prezzo e ammonta a circa 1 miliardo di euro se si prendono in considerazione solo i danni provocati, nell'immediato, dalla perdita della capacità di stoccaggio del carbonio e di produzione agricola e legnose degli ultimi 5 anni. La cifra aumenta, se si considerano i costi di circa 2 miliardi all'anno, provocati dalla carenza dei flussi annuali dei servizi ecosistemi che il suolo naturale non potrà più garantire in futuro (tra i quali regolazione del ciclo idrologico, dei nutrienti, del microclima, miglioramento della qualità dell'aria, riduzione dell'erosione).

Tre infine gli scenari al 2050 (data stabilita per l'azzeramento del consumo di suolo) ipotizzati dall'Ispra: il primo, in caso di approvazione della legge rimasta ferma in Senato nella scorsa legislatura, vede associarsi ad una progressiva riduzione della velocità di trasformazione una perdita di terreno pari a poco più di 800 km quadrati tra il 2017 e il 2050.

Consumo di Suolo in Italia 2018: il rapporto completo

Il secondo, stima un ulteriore consumo di suolo superiore ai 1600 km quadrati nel caso in cui si mantenesse la velocità registrata nell'ultimo anno. Nel terzo scenario si arriverebbe a superare gli 8mila km quadrati ( superficie pari a quella dei 500 comuni più grandi in Italia partendo da Roma in giù fino a Policoro) nel caso in cui la ripresa economica portasse di nuovo la velocità a valori medi o massimi registrati negli ultimi decenni. Sarebbe come costruire 15 nuove città ogni anno fino al 2050.

Il ministro dell0Ambiente Costa: "Serve una nuova legge"

"Serve una nuova legge per difendere il suolo da consumo e dallo spreco che sono due cose complementari ma entrambe negative": sono le parole del ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, che ha commentato il rapportodell'Ispra. Secondo il ministro "partiamo dal buon lavoro fatto nella scorsa legislatura" e suggerisce di inserire "il concetto di bilancio ecologico preventivo rispetto alle autorizzazioni che si danno per le cementificazioni o costruzioni".

In buona sostanza, spiega il ministro, questo vuol dire valutare "cosa costa al cittadino in termini ecologici ma anche sociali nel cementificare o comunque costruire qualcosa di nuovo". Con questi ritmi, sottolinea Costa, "non ci possiamo più permettere di cementificare l'Italia. Il che non vuol dire che non si deve fare più niente ma andare a vedere tutto quello che nelle città è recuperabile prima ancora di ciò che deve essere nuovo. Ci sono spazi sprecati, allora utilizziamo prima quelli".

M5S: "Fermeremo la cementificazione"

"Tra le priorità del Movimento 5 Stelle e del Governo del cambiamento c’è lo stop alla cementificazione e alla costruzione incontrollata di infrastrutture stradali, parcheggi e magazzini che sprecano e consumano suolo pubblico. Dobbiamo mettere un freno e puntare sul recupero di spazi inutilizzati e abbandonati”, spiegano i deputati M5S in commissione Ambiente commentando i dati Ispra sul consumo di suolo in Italia. 

“Il Rapporto Ispra evidenzia un aumento del consumo di suolo di circa 5.200 ettari, una cifra spaventosa che continua a crescere sempre più. Come ha ribadito il ministro Costa, serve una nuova legge per difendere il suolo da consumo e spreco, due cose complementari ma entrambe negative. Partendo dal buon lavoro fatto nella scorsa legislatura, faremo in modo che ogni autorizzazione a costruire passi preventivamente da una approfondita valutazione dei possibili impatti” concludono i deputati.

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