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Giovedì, 28 Marzo 2024
Ambiente

La carica delle 101 opere che bloccano il futuro dell'Italia

Il viaggio di Legambiente nel Belpaese: trasporti, bonifiche, impianti per i rifiuti "da sbloccare". Poi una proposta rivolta a Renzi: un "green new deal" per dare vita a nuove prospettive di sviluppo

ROMA - Sono almeno 101 in Italia le piccole e medie opere incompiute di pubblica utilità che andrebbero sbloccate.

Legambiente pubblica un documento che le raccoglie in risposta al premier Matteo Renzi, dopo che nei giorni scorsi aveva lanciato un appello ai sindaci per comprendere quali sarebbero i progetti per 'sbloccare' il futuro dell'Italia.

Il governo ha annunciato che a fine luglio con un decreto legge verranno sbloccate. Ma una 'tana libera tutti' non basta,. E così Legambiente, dopo l'analisi delle opere, tira le somme e fa una proposta attraverso le parole di Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale:

Serve un sistema di controlli efficace, consolidato e di pari prestazioni su tutto il territorio. Bisogna assumersi la responsabilità di selezionare e scegliere quali siano i vincoli necessari e le semplificazioni utili a rilanciare il Paese, a fermarne il declino, a ricostruire un’Italia capace di futuro

Tanti progetti presi in esame e tutti di natura diversa: trasporti, bonifiche, opere di messa in sicurezza del territorio, depuratori, impianti per la gestione dei rifiuti. I trasporti sono la voce più corposa visto che comprendono ferrovie, trasporti urbani, mobilità. Per questo sarà necessario sia un impegno finanziario e strutturale.

PROGETTI FERMI DA PIU' DI 50 ANNI - Tra questi c'è l'idrovia Padova-Venezia, avviato nel lontano 1963, e l’abbattimento dell’albergo sulla scogliera di Alimuri, a Vico Equense, la cui procedura di abbattimento è partita nello stesso anno.

I GRANDI PARADOSSI - Ci sono poi progetti che non partono ma per ragioni che Legambiente definisce "paradossali": i due impianti di compostaggio a Ragusa e Vittoria sono bloccati perché manca il personale in uno e nell'altro la cabina elettrica. Il tutto in Sicilia, con tassi di disoccupazione tra i più alti del paese e che ha ancora la quota di raccolta differenziata più bassa d’Italia.

IL PROBLEMA ULTERIORE DEL PATTO DI STABILITA' - La situazione più complessa riguarda L'Aquila e i 56 Comuni colpiti dal terremoto 2009, dove il finanziamento di centinaia di progetti, già approvati e pari circa ad un miliardo di euro, sono bloccati dal patto di stabilità europeo. Il provvedimento "blocca opere di ogni tipo e di differenti livelli di impegno tecnico e finanziario, dalla bonifica dall’eternit di Casale Monferrato, una delle bonifiche simbolo della nostra era, alla ristrutturazione della Circumvesuviana, al risanamento della galleria cittadina Montebello–piazza Foraggi a Trieste". Insomma la spending review non ha 'sbloccato' la situazione, anzi.

LA RESPONSABILITA' DEGLI ENTI LOCALI - A volte però il problema riguarda le amministrazioni locali che dovrebbero progettare, coordinarsi e impegnare i fondi: come nell’area delle Olimpiadi invernali di Torino, dove i comuni non si accordano su come impegnare i finanziamenti per la riqualificazione energetica delle strutture.

“Da questo racconto dell’Italia contemporanea, ma non moderna, emerge una vera e propria giungla di veti incrociati, di inadempienze, rimpalli e contenziosi, di pessima progettazione, che davvero mette la questione delle risorse all’ultimo posto della graduatoria degli impedimenti – continua il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza- Eppure questa macchina così efficace nel perseguire l’obiettivo del ‘blocco ad oltranza’ non è riuscita a risparmiare al Paese le assurdità del Mose o delle grandi navi nella Laguna di Venezia, del moltiplicarsi delle centrali a carbone o di autostrade inutili"

Insomma secondo l'organizzazione non servono leggi "liberatutti" ma un "disegno lungimirante e innovativo" un vero e proprio "new deal italiano capace di rilanciare il paese nella competizione internazionale e far recuperare il tempo perduto sul piano della ricerca, dell’innovazione, delle politiche industriali che producano lavoro qualificato".

Questo sbloccherebbe davvero il futuro del nostro Paese, sia in ambito ambientale che in quello lavorativo: “Chiediamo ai sindaci di aiutarci ad individuare tutti gli ostacoli che in Italia bloccano le opere utili per i cittadini ed il territorio, per proseguire insieme nella segnalazione al Governo Renzi di cosa davvero serve al Paese e apre nuove e significative prospettive di sviluppo”, conclude Dezza.

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