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Giovedì, 25 Aprile 2024

Guerra in Ucraina, l’alibi perfetto per spaghetti ogm (americani)

Le trappole del mercato globalizzato sono scattate tutte nell’ultimo mese di guerra. Russia e Ucraina, nostri primi fornitori, non mandano più grano e mais. Nel giro di 25 giorni, la dipendenza dall’estero di materie prime agricole ha messo in crisi la filiera agroalimentare italiana che, speculazione o no, ha impennato i suoi prezzi. Questo ha scoperto il nervo di tre milioni e mezzo di terreni abbandonati, che agli agricoltori tricolore non conviene coltivare. Perché il prezzo lo fa l’industria che compra e solitamente è al ribasso. Un vero e proprio choc presagito da vent’anni, per il quale la politica - con voce pressoché unanime - adesso invoca una gigantesca toppa storica. Che però rischia di essere peggiore del buco, perchè non prevede di coltivare (e quindi anche di consumare) meglio. Ma di più. Derogando non solo agli obiettivi di tutela dei terreni e della biodiversità delineati dalla strategia europea, ma anche aumentando le importazioni da Paesi che coltivano massicciamente con OGM e pesticidi da noi vietati. 

L'abbraccio dell'America

“Il Ministro dell’Agricoltura Patuanelli è oggi al Consiglio Europeo per delineare proprio questa strategia”, anticipa a Today Eleonora Evi, europarlamentare e co-portavoce di Europa Verde. Dove per strategia, s’intende “certo l’aiuto immediato agli agricoltori - prosegue Evi - ma anche la sospensione temporanea della Politica Agricola Comune (Pac) che, a partire dal 2023, ha cercato di introdurre timidamente l'erogazione dei fondi al rispetto di più stringenti impegni di sostenibilità ambientale. Tra i quali l’aumento delle superfici biologiche e la riduzione di pesticidi e fitofarmaci”. Soprattutto però, nei piani del Ministro pentastellato c’è il rafforzamento della rotta americana per sopperire all’import di grano e mais, che servono rispettivamente all’industria della pasta (dolci e pane) e a quella dei mangimi per gli animali d’allevamento. Stati Uniti e Argentina tra tutti, come già anticipato a Today anche dal Sottosegretario Gianmarco Centinaio. Gli uni i più grandi produttori al mondo di cereali OGM con 73,1 milioni di ettari, l’altra a ruota con 24,3. Se uniamo i puntini e pecchiamo di semplificazione, viene fuori che agli agricoltori non verrà risolto il problema del giusto prezzo. Pertanto, le superfici nazionali non verranno affatto recuperate ma in compenso, si sarà derogato agli obiettivi di fertilità del suolo. Intensificando l’agricoltura industriale che fa uso massiccio di pesticidi, in barba a tutti gli sforzi profusi in questi anni per diventare i primi in Europa per numero di aziende agricole biologiche. E nel frattempo, sarà comunque necessario colmare il vuoto lasciato dai cereali russi e ucraini (che per inciso, hanno i nostri stessi standard di divieto alla coltivazione di biotecnologie agroalimentari). Così nel piatto finiranno spaghetti made in Italy prodotti con grano duro OGM statunitense. O pane di grano tenero al glifosato canadese. O prosciutto DOP "alimentato" tutta la vita a mais geneticamente modificato. 

Uno scenario verosimile?

A pensar male si fa peccato ma molto spesso ci si azzecca. Soprattutto perchè è vero che in Italia è vietato coltivare organismi geneticamente modificati, ma è altrettanto vero che si possono importare e commercializzare. Lo dimostra il mais, ma anche la soia: ne riceviamo dal Brasile già diecimila tonnellate OGM al giorno, che alimentano l’87% dei capi d’allevamento destinati a diventare eccellenze DOP e IGP. L’europarlamentare Evi prosegue sulla questione: “In Europa la normativa è stringente, sono pochissimi gli Stati che hanno scelto di coltivare OGM. Il vero problema sono proprio le importazioni, perchè il settore zootecnico europeo intensivo fa larghissimo uso di queste sementi d’oltreoceano. E mentre il Parlamento continua inascoltato a dire basta all’autorizzazione per mangimi e cibi, la Commissione continua a permetterne l’utilizzo su pressioni fortissime della lobby agro-chimica. Sospendere la Pac è una follia e una falsa soluzione. Allentare i vincoli per la tutela della biodiversità agroalimentare significa aprire all’utilizzo di più fertilizzanti quando invece, sono proprio questi ultimi il problema. Un sistema agricolo che si è scoperto così vulnerabile agli choc, non sarà mai resiliente per rispondere ai cambiamenti che stiamo vivendo. Come ha dimostrato la pandemia, la guerra e come ci ricordano ogni giorno i cambiamenti climatici. La soluzione - conclude la portavoce di Europa Verde - non sta nell’aumentare le produzioni a tutti i costi. Ma nel cambiare modelli di produzione e consumo sregolati. Rilanciando le filiere nazionali che perseguano davvero la sovranità alimentare”. Il che significa, tradotto per la spesa quotidiana, filiere corte e stagionalità. 

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