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Giovedì, 28 Marzo 2024
"Serve una consapevolezza internazionale"

Cingolani: "Alcune misure green rischiano di essere letali"

Il ministro della Transizione ecologica ha fatto il punto della situazione in occasione dell'Earth Day 2021: "Potremmo di fare di più, ma dobbiamo pensare alle fasce sociali che hanno sofferto"

Arrivare ad una società che crei posti di lavoro ma con il fondamentale rispetto dell'ambiente e viceversa: è la sfida lanciata in occasione dell'Earth Day 2021 da Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica. In un momento in cui l'umanità ha preso coscienza delle problematiche legate ai cambiamenti climatici, c'è bisogno di uno sforzo per invertire la rotta, prima che sia troppo  tardi: ''I giovani sono la chiave del futuro - ha spiegato Cingolani a Sky Tg24 - e dovremo iniziare a investire su loro e preparare una società pronta ai mutamenti già in atto, perché qualsiasi sforzo faremo non riusciremo a tornare indietro".

Le misure green "letali" per le fasce deboli

In occasione della Giornata mondiale della Terra, il titolare del dicastero della Transizione ecologica ha voluto sollevare anche un'altra problematica: ''Potremmo fare molto di più per essere verdi ma alcune misure rischiano di essere definitivamente letali per fasce sociali che hanno sofferto moltissimo". 

"La sostenibilità - ha aggiunto - va conquistata con passaggi successivi, ragionevoli e in alcuni casi anche reversibili nel post Covid, con la società in ginocchio e in grande difficoltà. Bisogna essere prudenti nelle misure che possono andare a caricare troppo sulle fasce sociali che hanno sofferto. Se l'economia si rimetterà in moto, allora potremo investire di più, essere anche più drastici".

"Serve una consapevolezza internazionale"

Cingolani ha poi tirato in ballo la necessità di una presa di coscienza globale e di un impegno congiunto per invertire la rotta: "Decarbonizzare vuol dire cambiare i sistemi produttivi e ha un impatto enorme su società ed economia. Qui, qualcuno fa sul serio e qualcuno fa un po' meno sul serio. Uno dei risultati importanti di questi giorni è che i Paesi con forte motore economico iniziano ad essere d'accordo sul fatto che attorno al 2030 dovremo ridurre fra il 50 e il 55% l'emissione di anidride carbonica in atmosfera rispetto al 1990. Alcuni Paesi come la Cina hanno acquisito questa sensibilità un po' in ritardo, mentre l'Europa è sicuramente prima della classe''. 

''Ma l'Europa - ha proseguito il ministro - da sola produce il 10% dei gas climalteranti, e se anche se noi facessimo un grandissimo sacrificio diventando decarbonizzati al 2050, l'importante però è che anche i paesi grandi seguano questo percorso altrimenti il nostro 10% risparmiato potrebbe essere annullato. Bisogna creare consapevolezza internazionale, non basta che ciascuno di noi faccia del suo meglio, dobbiamo capire che questo è uno sport di squadra". 

Il passaggio dal carbone all'idrogeno

Il prossimo passo, secondo Cingolani, sarà quello di dire addio al carbone, avviando così la transizione verso l'idrogeno: "Non solo per l'Ilva ma per tutte le aree industriali in cui bisogna abbattere le emissioni, il primo passaggio è annullare il carbone cercando sorgenti di energia che producono meno anidride carbonica. In un mondo ideale faremmo tutto con le rinnovabili, ma questa è una transizione e servono passaggi intermedi: già andando dal carbone ad un sistema a funzionamento elettrico a sorgente di gas, questo consente di decarbonizzare e predispone ad andare verso, ad esempio per l'Ilva, a forni che funzionano a idrogeno. Quanto tempo serve per passare dal gas all'idrogeno? Dipende da quanto siamo bravi". 

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