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Giovedì, 28 Marzo 2024
La battaglia

Cop27, pressing dei Paesi in via di sviluppo per compensazioni dei danni climatici

Le nazioni più povere del pianeta, e le più colpite dal Climate Change causato da quelle ricche, chiedono l'istituzione di un fondo apposito, ma le bozze di conclusione restano vaghe

Il successo della Cop27 dipenderà soltanto dall'approvazione o meno di un fondo per far fronte ai danni causati dai cambiamenti climatici. È quanto hanno sostenuto i ministri che rappresentano le nazioni in via di sviluppo. È la prima volta che la creazione, o quantomeno l'impegno a creare, è stata messa all'ordine del giorno nei colloqui annuali delle Nazioni Unite sul Clima, che quest'anno si stanno svolgendo a Sharm el Sheikh, in Egitto. Sono stati proprio l'Egitto e il Pakistan, che al momento guida il Gruppo dei 77 (o G77), un'organizzazione intergovernativa dell'Onu formata da 134 Stati in via di sviluppo, a riuscire a far inserire per la prima volta la questione formalmente nell'agenda. "Quello che cerchiamo non è carità o elemosina, ma giustizia", aveva a settembre Bilawal Bhutto Zardari, ministro degli Esteri di Islamabad.

Se i Paesi poveri ci presentano il conto del nostro inquinamento

I Paesi poveri e in via di sviluppo stanno subendo in maniera massiccia le conseguenze dei Cambiamenti climatici, che però sono responsabilità quasi esclusiva degli Stati più ricchi del pianeta, Stati che hanno emesso la metà di tutti i gas che causano il surriscaldamento a partire dal 1850. Ci sono ormai diversi studi, anche prestigiosi, che hanno provato a quantificare l'ammontare di questi danni e una ricerca spagnola del 2018 presa da molti come punto di riferimento in materia, ha stimato che i Paesi in via di sviluppo potrebbero subire da 290 a 580 miliardi di dollari di danni annuali al clima entro il 2030 e che la cifra potrebbe salire a 1.700 miliardi di dollari entro il 2050.

"Qualsiasi cosa che non sia l'istituzione di un fondo per le perdite e i danni in questa Cop è un tradimento delle persone che stanno lavorando duramente per ripulire l'ambiente", ha dichiarato Molwyn Joseph, ministro dell'Ambiente di Antigua e Barbuda. Il politico ha parlato a una conferenza stampa dei ministri che rappresentano i gruppi di Paesi in via di sviluppo e la nazione presiede un blocco di piccoli Stati insulari. Il ministro per i Cambiamenti climatici Ralph Regenvanu di Vanuatu, un altro Paese insulare minacciato dall'innalzamento del livello del mare, ha detto che il gruppo G77 ha addirittura discusso l'opzione di uscire dalla COP27 se non ci fosse stata una decisione sul cosiddetto "Loss and damage" .

"È stata discussa come un'opzione ma i negoziati sono veloci e furiosi. Vogliamo che" un accordo sulla questione "sia annunciato qui", ha dichiarato Regenvanusa. La prima bozza di un possibile documento di accordo per la COP27, pubblicata giovedì, menziona il tema ma non include i dettagli per l'effettivo lancio di un fondo. "Riconosciamo che molti aspetti non possono essere risolti mentre siamo qui. Vogliamo solo un impegno per istituirlo. Possiamo fare tutto il resto dopo, ma l'impegno deve essere stabilito", ha chiesto Regenvanu.

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