Perché non piove più, cause e conseguenze della siccità
È uno degli inverni meno piovosi di sempre con conseguenze evidenti: capire il perché della siccità ci aiuta a comprendere come potrebbe andare e se, e quando, pioverà
Al Nord Italia, ma anche al Centro, non piove più e la siccità che ne deriva sta preoccupando agricoltori, associazioni di categoria e Governo. Tutte le regioni del nord Italia sono in deficit di pioggia rispetto alla media del periodo, chi più chi meno. In Piemonte si è arrivati a oltre cento giorni senza piogge, in Veneto è sempre più probabile che sia il peggior marzo dal 1993 in questi termini, in Lombardia e Friuli Venezia-Giulia ha piovuto decisamente meno della norma, in Emilia-Romagna il volume delle piogge è stato tra i più bassi degli ultimi vent’anni e in Trentino ci sono degli incendi insoliti favoriti, tra le altre cose, anche dalla siccità. In questo contesto di siccità prolungata la pioggia non è l’unico fattore da considerare e comprenderne le cause potrebbe aiutarci a capire se e quando la situazione potrà cambiare in meglio.
- Siccità non è solo mancanza di pioggia
- Le cause della siccità al Nord Italia
- Le conseguenze della siccità e soprattutto: Quando pioverà?
Siccità non è solo mancanza di pioggia
Può sembrare strano, ma l’inverno non è il periodo in cui piove di più al Nord Italia. Il problema è che questo momento di mancanza o assenza totale di pioggia dura da diversi mesi ed è iniziato ben prima della stagione invernale. “Da settembre 2021 a marzo 2022 il deficit pluviometrico varia tra il 50% e il 90% - ha detto a Today Andrea Colombo della redazione di 3BMeteo - I picchi maggiori riguardano anche alcune zone del nord est, dove mancano tra i 200 e i 400 millimetri di pioggia”. Semplificando, nel Nord Italia, a seconda delle zone, ha piovuto tra il 50% e il 90% in meno rispetto alla media degli anni precedenti. “Ne sono capitati di inverni poco piovosi, questo non è eccezionale, ma rientra di sicuro nella top 10 degli inverni meno piovosi. Statisticamente, l’inverno al Nord è più secco. Ma questo lo è troppo. Questo periodo di siccità è iniziato a settembre-ottobre: da lì, le precipitazioni sono state deboli o assenti”. Il Po è uno degli emblemi di questa crisi idrica: l'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po ha segnalato che alcuni degli affluenti hanno ridotto la portata anche del 75%, definendo la situazione di "grave, severa e continuata siccità".
Nel Nord Italia non è mancata solo la pioggia. Anche la neve infatti contribuisce ad apportare acqua al territorio, quando in primavera quella sulle montagne in parte si scioglie e arriva a valle tramite i corsi d’acqua. In tutti gli ultimi bollettini delle Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) regionali, oltre al deciso deficit di pioggia è stato segnalato anche quello delle nevicate. Questo confronto ripreso dall'alto da un satellite Nasa rende l’idea della mancanza di neve sulle Alpi e della minore presenza di aree verdi a valle per la mancanza di precipitazioni, rispetto alla stessa immagine dell’anno scorso:
Le cause della siccità al Nord Italia
Dal punto di vista delle precipitazioni questa stagione invernale al Nord Italia è più particolare che eccezionale. Di sicuro è tra le dieci stagioni invernali meno piovose di sempre, ma la vera anomalia riguarda la temperatura. In questa zona del Paese le temperature sono state superiori alla media tra i 2,1 e i 2,5 gradi. Le alte temperature non permettono alla poca neve caduta di formarsi e di sciogliersi naturalmente in primavera per defluire nei corsi d'acqua e arrivare a valle. Ma cosa ha portato a questa situazione di stallo in cui coesistono per più tempo mancanza di precipitazioni e temperature elevate? È come se ci fosse una barriera invisibile che impedisce alla situazione di cambiare da mesi: "La presenza costante di alta pressione sull’Europa centro-occidentale dura ancora oggi e insiste ancora sulle stesse zone, impedendo il passaggio delle correnti atlantiche che portano piogge - ha detto Andrea Colombo di 3BMeteo a Today -. Il Sud Italia non si trova in queste condizioni perché riceve le correnti atlantiche che dovrebbero arrivare nel Nord Italia, 'deviate' al Sud da questa barriera".
Le conseguenze della siccità e soprattutto: Quando pioverà?
Come si è visto dalle foto del satellite, la mancanza di precipitazioni ha reso più arido il terreno che rispetto all'anno precedente è meno verde. In più, questo periodo di siccità si è anche abbinato a un aumento anomalo delle temperature che ha fatto sciogliere prematuramente la poca neve caduta sulle Alpi impedendole di arrivare a valle in primavera. "La poca neve caduta si è subito sciolta - sottolinea Colombo -. Di solito, se fa freddo e nevica una quantità di neve si scioglie in primavera e torna utile, ma quest’anno non è successo. Le temperature stanno impattando su questo". L'acqua, anche proveniente dallo scioglimento della neve, è una vera e propria riserva naturale che, sotto vari aspetti, è importante per:
- Vegetazione e animali;
- Agricoltura e allevamento;
- Abbassare il rischio di frane e alluvioni;
- Produzione di energia.
L'acqua che arriva a valle nutre il territorio e serve ad alimentare l’agricoltura e l’allevamento. Una sua carenza rischia di mettere in crisi le filiere causando ulteriori problemi a un settore che soffre come altri l'aumento dei prezzi dell'energia di alcune materie prime (gasolio per i mezzi ma anche concimi): questo poi si riflette sui prezzi dei prodotti, che per i consumatori costano inevitabilmente di più. La mancanza di acqua nel suolo lo rende più arido e di conseguenza meno capace di assorbire precipitazioni future, aumentando il rischio di frane o alluvioni. Inoltre, l'acqua serve per produrre energia dall'idroelettrico: secondo gli ultimi dati di Terna l'Italia nel 2019 ha ricavato il 17,4% della produzione di energia elettrica dalle centrali idroelettriche. La maggioranza di queste centrali si trova nell'area dell'arco alpino, proprio quella interessata dalla siccità: senza acqua le centrali non funzionano, e vista la situazione di inflazione del mercato dell'energia non sembra il momento adatto per ridurre la loro capacità di produrre energia elettrica. "Finchè si è in inverno l’impatto è comunque limitato rispetto alla primavera - dice Colombo -. Se la situazione si protrae fino a maggio, ossia il momento di massimo fabbisogno idrico dell’anno, il danno diventerebbe pesante. Dalle Alpi arriverà poca neve e solo le piogge potranno apportare acqua". Nell'immagine, il lago Ceresole in Piemonte quasi prosciugato.
Tutti si domandano quando tornerà a piovere. Non ci sono previsioni esatte in merito, la complessità dei fenomeni che regolano l'atmosfera non consente di essere precisi oltre i prossimi 3-7 giorni, ma si può essere cautamente ottimisti: "Alcuni modelli previsionali vengono in nostro soccorso e, sulla carta, alcune proiezioni su livello mensile lasciano intendere che tra aprile-maggio si potrà avere una maggiore flessiblità della situazione di pressione e di conseguenza un aumento delle probabilità di piogge - ha detto Colombo-. Di solito, il passaggio inverno-primavera è un passaggio stagionale che porta a delle variazioni, si modificano gli equilibri. Le probabilità ci sono, ma nulla vieta che possa andare avanti così fino a maggio". Ora, le incognite riguardano la tenuta del comparto agricolo insieme alle ricadute economiche e ambientali: bisognerà fare delle scelte per rendere il sistema più adattabile ai cambiamenti climatici in atto.