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Giovedì, 28 Marzo 2024
Aree da salvaguardare

Le zone costiere (e la popolazione) minacciate dai cambiamenti climatici

Il programma Copernicus - Land Monitoring Services (CLMS) ha pubblicato la mappatura completa delle aree costiere europee: fondamentali per l'economia e non solo, ma che rischiano di pagare a caro prezzo questo ruolo

Le zone costiere sono di fondamentale importanza per l'economia sia europea che italiana. Regioni che raccolgono un grande numero di persone e rappresentano una grande spinta per diversi settori, ma che rischiano seriamente di pagare a caro prezzo gli effetti dei cambiamenti climatici. E non parliamo di piccole aree, ma di enormi porzioni di territorio: basta pensare che circa il 40% della popolazione europea (quasi la metà) vive entro i 50 chilometri dal mare.  A confermarlo sono dati ottenuti dall'Agenzia Europea dell'Ambiente (EEA) grazie al servizio Copernicus, che nel coordinamento tecnico del Copernicus Land Monitoring Service (CLMS) ha realizzato la mappatura completa delle zone costiere dell'Ue negli anni tra il 2012 e il 2018. 

L'importanza delle zone costiere

La mappatura realizzata da Copernicus mira a fornire informazioni specifiche e dettagliate sulla copertura del suolo e sull'uso del suolo, con l'obiettivo di affrontare al meglio le problematiche che affliggono gli ambienti costieri. Come anticipato ad inizio articolo, le zone costiere rappresentano una parte del territorio di grande importanza per diversi motivi. In primo luogo la popolazione: circa il 40% delle persone che vivono nell'Unione europea (circa 200 milioni) abitano entro 50 km dalla costa. Ma non finisce qui. Quasi il 40% del Pil dell'Ue viene generato da queste regioni marittime e addirittura il 75% del volume del commercio estero europeo viene condotto via mare. 

Zone costiere nell'Ue: la mappatura completa

Gli effetti del cambiamento climatico

Ma tutto ha un prezzo e quello più alto per permettere a questi territori di diventare così fondamentali lo ha pagato l'ambiente. Attività come il trasporto marittimo, l'estrazione di risorse, il turismo, le energie rinnovabili e la pesca esercitano pressioni sulle aree marine e costiere. Uno stress continuo avvertito nella maggior parte delle regioni costiere europee, dove si registra una perdita di habitat, un aumento dell'inquinamento e l'accelerazione dell'erosione costiera. In questo scenario si aggiungono i cambiamenti climatici, che non fanno altro che accentuare questi fenomeni, rendendo ancora più vulnerabili le regioni e le società che abitano queste aree. Questo deterioramento minaccia la salute continua delle nostre aree costiere e pertanto la loro gestione deve essere condotta bilanciando gli interessi concorrenti dello sviluppo umano con la necessità di garantire ecosistemi costieri sani e resilienti.

Per questo motivo lo studio della dinamica delle aree costiere diventa uno strumento essenziale per preservare queste zone dal punto di vista ambientale, cercando di mitigare, prevenire e ridurre i rischi legati alle mareggiate e all'innalzamento del livello del mare. Fenomeni complessi che l'Europa cerca di affrontare da un decennio, da quando venne adottata la direttiva 2014/89/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, che ha istituito un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo. Nel corso degli anni gli esperti hanno potuto ottenere moltissimi dati in più, anche e soprattutto grazie alle nuove tecnologie, ma trovare soluzioni a problematiche così complesse e in continua evoluzione non è certo semplice.

Il progetto Coastal Zone

Dal 2013 l'Ue si è impegnata per mettere in campo politiche in grado di pianificare lo spazio marino e integrare tutte le politiche degli Stati nazionali sull’argomento. In questo caso l'utilizzo dei satelliti del programma Copernicus è stato di grande importanza: nell’ambito del programma Copernicus - Land Monitoring Services (CLMS) e in stretta collaborazione con il Marine environment monitoring service (CMEMS), è nato pertanto il prodotto Coastal Zone. Una mappatura dinamica che mostra l'evoluzione degli usi del territorio nel periodo 2012-2018 e che potrà diventare uno strumento fondamentale per individuare quali decisioni prendere per evitare che queste zone così importanti subiscano ulteriori conseguenze negative, per l'economia e per le persone.

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