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Sabato, 20 Aprile 2024
Ambiente

Frane e alluvioni: 7 milioni di cittadini vivono in zone a rischio, ma si continua a costruire

Nonostante i pericoli siano noti (18 le vittime nel 2015 in Italia), negli ultimi 10 anni sono stati realizzati nuovi edifici nelle aree non sicure e solo il 4% delle amministrazioni ha intrapreso interventi di delocalizzazione. Tutti i dati dell'edizione 2016 dell'indagine Ecosistema rischio di Legambiente

Sono sette milioni i cittadini italiani che vivono in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni, ma nonostante questo, si continua a costruire anche dove non si dovrebbe. Il dato emerge dall'indagine Ecosistema Rischio 2016, illustrata oggi a Roma da Legambiente, nel corso di un convegno. Sono ben 1.074 i comuni (il 77% del totale) dove sono presenti abitazioni in aree a rischio idrogeologico. E se questo non bastasse, nel 18% di questi Comuni, nelle zone pericolose sono presenti strutture sensibili come scuole o ospedali e nel 25% strutture commerciali. 

L'INDAGINE. Riguarda le attività svolte dalle amministrazioni per cercare di arginare il problema ed è stata realizzata sulla base delle risposte fornite dalle amministrazioni stesse al questionario inviato ai Comuni. Sono 1.444 in tutto quelle che hanno partecipato.Solo 12  i capoluoghi: Roma, Ancona, Cagliari, Napoli, Aosta, Bologna, Perugia, Potenza, Palermo, Genova, Catanzaro e Trento. A Roma e Napoli sono oltre 100mila i cittadini che vivono o lavorano in zone a rischio, poco meno di 100mila a Genova.

ECCO DOVE SI COSTRUISCE. Nel 10% dei Comuni intervistati sono stati realizzati edifici in aree a rischio anche nell'ultimo decennio. Tra questi ci sono le città di Roma, Trento, Genova e Perugia. Solo il 4% delle amministrazioni ha intrapreso interventi di delocalizzazione di edifici abitativi e l'1% di insediamenti industriali. In ritardo anche le attività finalizzate all'informazione dei cittadini sul rischio e i comportamenti da adottare in caso di emergenza: l'84% dei Comuni ha un piano di emergenza che prende in considerazione il rischio idrogeologico ma solo il 46% lo ha aggiornato e solo il 30% dei Comuni intervistati ha svolto attività di informazione e di esercitazione rivolte ai cittadini.

LE VITTIME. Frane e alluvioni hanno causato nel 2015, in Italia, 18 morti, 1 disperso e 25 feriti con 3.694 persone evacuate o rimaste senzatetto in 19 regioni, 56 province, 115 comuni e 133 località. Secondo l'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Irpi) del Cnr, nel periodo 2010-2014 le vittime sono state 145 con 44.528 persone evacuate o senzatetto, con eventi che si sono verificati in tutte le regioni italiane, nella quasi totalità delle province (97) e in 625 comuni per un totale di 880 località colpite.

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GLI INTERVENTI PROGRAMMATI PER RISANARE IL TERRITORIO. Negli ultimi anni sono stati spesi circa 800mila euro al giorno per riparare i danni e meno di un terzo di questa cifra per prevenirli. Facendo da cabina di regia e coordinamento tra le molteplici strutture, enti e soggetti che fino ad ora si sono occupati di contrastare il rischio idrogeologico, la Presidenza del Consiglio, con la Struttura di missione Italia Sicura guidata da Mauro Grassi, sta cercando di invertire la rotta: ha recuperato e stanziato i primi 654 milioni di euro per i primi 33 cantieri che fanno parte del più ampio Piano delle città metropolitane che comprende 132 interventi complessivi per un totale di oltre 1,3 miliardi euro.

"Il tema della fragilità del territorio della nostra Penisola deve diventare centrale nella riflessione comune a tutti i livelli di governo del territorio - ha dichiarato il responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti -. Occorre fermare il consumo di suolo, programmare azioni che favoriscano l'adattamento ai mutamenti climatici e operare per la diffusione di una cultura di convivenza con il rischio che punti alla crescita della consapevolezza presso i cittadini dei fenomeni e delle loro conseguenze".

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