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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Bulldog, carlini e boxer vivono senza ossigeno: così l'uomo ha "modificato" il loro muso

Carini e coccolosi sì, ma a loro quel muso serviva. La moda “urban style” dei cani dal muso schiacciato sta vivendo un vero e proprio boom. Razze selezionate per avere volti più umani che però vivranno una vita in debito di ossigeno, dentro e fuori dal veterinario

L’uomo dà, l’uomo toglie. E ad alcune razze di cani ha voluto dare immagine e somiglianza di se stesso, avvicinandone i tratti il più possibile ai bambini. E’ il caso dei boxer, dei bulldog, dei carlini, dei pechinesi o degli shitzu. Grandi occhi espressivi, testoline rotonde e musetti schiacciati. Buffi e adattissimi alla nostra compatta esistenza urban style, perfetti per non occupare troppo spazio sul divano. Ma condannati ad una vita roca e affamata d’aria tra un veterinario e l’altro. Tanto che la British Veterinary Association aveva già avviato una campagna di sensibilizzazione per tenere a freno la moda di allevare e possedere queste razze, alimentata per lo più dalle personalità del jet set. Ma nonostante questo, il trend aumenta all’aumentare delle nostre abitudini metropolitane. Tutto dire, se pensiamo che i dati arrivano proprio dal Paese con la più blasonata tradizione rurale: nel Regno Unito si calcola un aumento del 3000% delle nascite di bouledogue francese, che ormai ha superato di gran lunga il labrador. Carini e coccolosi, sempre in debito di ossigeno e con una bassa aspettativa di vita. Ma pur sempre in grado di mandare in pensione la vecchia inossidabile Inghilterra. 

“Queste razze sono state selezionate per avere pochissimo muso, con un volto sia più simile a quello umano. Ma a loro quel muso serviva”, spiega a Today Vincenzo Minuto, medico veterinario. "La sapiente (sapiente?) mano dell’uomo ha fatto sì che si realizzasse la precoce chiusura dei centri di ossificazione, che provvedono all’allungamento in lunghezza delle ossa del cranio. Ma mentre la crescita di queste ossa si ferma, quella dei tessuti molli contenuti all’interno continua. E quindi si crea una compressione, come se fossero schiacciati in una piccola scatola. Tutto ciò si traduce in un restringimento delle vie aeree e in un aumento dell’attrito al passaggio dell’aria durante la respirazione. Il che negli anni, può portare ad un progressivo collasso per il peggioramento della capacità di ossigenazione”. Tecnicamente, gli appartenenti a queste razze vengono definiti “brachicefali”. E si calcola che nel 50% dei casi, questo determini continue visite mediche sin da cuccioli. “I problemi possono essere di varia entità”, prosegue Minuto. “Si va dal semplice “russare” in modo rumoroso fino a casi più gravi come lo svenimento durante la stagione calda, perchè una corretta respirazione nasale serve anche a disperdere la temperatura eccessiva. E molti sono costretti all’intervento chirurgico per la rimodulazione del palato molle. Ma come si sente un carlino quando ad agosto con 40 gradi non riesce neanche a dormire perché gli manca l’aria ed ha la lingua blu cianotica? Questo accade quando la selezione incontrollata diventa maltrattamento genetico”.

E come spesso accade, il problema diventa strutturale. Con delle lacune normative che peggiorano una situazione in evidente contrasto il benessere dei nostri amici a quattro zampe. “Mi rendo conto che la situazione è spinosa perchè queste razze esistono. E giustamente hanno i loro allevatori e i loro estimatori. Ma non dobbiamo dimenticare che l’altra faccia della medaglia della deregulation degli accoppiamenti, degli allevatori “fai da te”, può essere un mare di sofferenza per queste creature che a volte nascono già pieni di problemi. Ci siamo battuti tanto per il divieto di interventi chirurgici a fini estetici come il taglio delle orecchie e della coda, e poi lavoriamo con gli incroci per creare cani che dovranno essere operati per correggere i nostri errori? La selezione finalizzata esclusivamente sull’estetica è l’esatto contrario dell’evoluzione della specie, quella che è alla base della sopravvivenza e della adattabilità di ogni essere vivente. Darwin, perdona loro, non sanno quel che fanno”, conclude il veterinario.

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