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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Gatti killer di fauna protetta, l’appello: “Non lasciateli uscire di casa”

Altroché paciosi compagni di divano. I mici di casa nasconderebbero un lato oscuro pericoloso per la biodiversità e la fauna selvatica a rischio estinzione. Dei veri e propri killer, inseriti tra le 100 specie più invasive del pianeta

Lucertole, piccoli uccelli e topolini, deposti in ossequio sul tappetino di casa. Alzi la mano chi non è mai stato orgoglioso del proprio micio dalla doppia vita, bonaria compagnia tra i cuscini del divano ma insaziabile cacciatore tra i cespugli del giardino condominiale. Ebbene, non c’è niente di cui andar fieri. Anzi, il lato oscuro di fusa e grattini sarebbe drammatico per gli equilibri naturali, già non proprio stabilissimi. E chi permette al proprio gatto domestico di varcare l’uscio di casa per qualche ora di scorribanda all’aria aperta, dovrebbe ritenersi responsabile dell’uccisione di 30 specie di animali selvatici a rischio estinzione solo in Italia. Aggravata dai futili motivi. Duecentosette in totale le specie nel mirino del killer. Tra le più colpite il topo domestico, il merlo, la lucertola muraiola, la passera d'Italia e lo scoiattolo rosso secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. “Una vera e propria strage, i gatti andrebbero tenuti in casa” tuonano da più parte i naturalisti, che si prodigano da anni nel cercare di scardinare un assunto ormai radicato nelle convinzioni degli umani: “il gatto è un predatore e fa il suo mestiere”. Ma le cose, per il felino incluso nella lista delle cento specie più invasive e del pianeta insieme a zanzara tigre, cervo nobile e nutria, non stanno esattamente così.

“Il gatto domestico ormai non fa parte più parte degli ecosistemi naturali poiché non è più un animale selvatico da circa 10 mila anni. Ovvero da quando l’uomo ha iniziato il processo di domesticazione proprio a partire dal gatto selvatico”, chiarisce a Today Andrea Bonifazi, naturalista ed ecologo. E infatti, dalle parti della Mezzaluna Fertile tra Siria e Iraq, ci si accorse presto che raccolti e granai infestati dai roditori si sarebbero potuti preservare grazie alla mutua collaborazione del felino in questione. “Nel corso dei millenni - prosegue Bonifazi - l’uomo ha fatto in modo di selezionare la caratteristica dell'overkilling, cioè la tendenza ad uccidere molti più animali del dovuto. Oggi, quando l’utilità agricola del gatto è irrilevante, per il nostro amico a quattro zampe uccidere è diventato un gioco poiché non ha più la necessità di doversi sostentare”. Il che induce due effetti che per lo meno, non andrebbero sottovalutati: si aggiunge alla lunga lista di minacce alla stabilità degli ecosistemi (perdita di habitat e degrado in primis) e determina una competizione sleale con i veri predatori della natura. Loro sì che cacciano per sopravvivere e che rischiano di vedersi sottratte prede fondamentali.

Nel 2020 il fotografo Jak Wonderly ha vinto il primo premio nella BigPicture Natural World Photography Competition's con la foto "Caught by Cats", che rappresenta 232 animali uccisi dal gatto domestico. Solo un assaggio di quello che accade a latitudini diverse dalle nostre. “Si stima che questa specie abbia contribuito al 14% delle estinzioni di uccelli, mammiferi e rettili avvenute in epoca moderna. Ad avvalorare questi tragici numeri, c'è lo studio pubblicato su Nature "The impact of free-ranging domestic cats on wildlife of the United States” in cui i numeri sono molto chiari. Negli Stati Uniti avrebbe abbattuto in un anno fino a 3,7 miliardi di volatili, mentre sono stati 22 i miliardi di piccoli mammiferi uccisi nello stesso arco di tempo. Insomma, sebbene noi tutti amiamo i gatti, occupiamoci anche di tutelare la nostra biodiversità non lasciandoli agire indisturbati. E' sicuramente più importante di un dannosissimo gioco che dura pochi minuti”, conclude Bonifazi.

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