rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Animali

Caso Green Hill, la Cassazione conferma le condanne: "Sopprimevano i cani anziché curarli"

Secondo l'accusa, le politiche aziendali a Green Hill andavano "in senso diametralmente opposto alle norme comunitarie e nazionali". Soddisfatte la Lega Nazionale per la Difesa del Cane e la LAV

La Cassazione ha confermato le condanne per i vertici dell'allevamento di cani beagle destinati alla sperimentazione di Green Hill. Sono stati confermati un anno e sei mesi per Ghislane Rondot, co-gestore della struttura, il veterinario Renzo Graziosi, anche lui un anno e sei mesi, e un anno per il direttore dell'allevamento Roberto Bravi. Secondo le accuse nell'allevamento si praticava "l'eutanasia in modo disinvolto, preferendo sopprimere i cani piuttosto che curarli".

"Con questa sentenza della Cassazione si chiude una vicenda processuale di portata storica, che ha dimostrato che il lavoro congiunto  delle associazioni può portare a risultati insperabili, come la salvezza di oltre tremila beagle che sarebbero stati destinati alla sperimentazione e la condanna definitiva dei vertici di un colosso nel campo dell'allevamento di questi poveri animali che operava in modo non conforme alle leggi", fa sapere in nota Michele Pezone, legale e responsabile diritti animali della Lega Nazionale per la Difesa del Cane

Secondo l'accusa, le politiche aziendali a Green Hill andavano "in senso diametralmente opposto alle norme comunitarie e nazionali". 

"Siamo stati in prima linea nella battaglia contro questo allevamento degli orrori fin dal primo momento - ricorda Piera Rosati, presidente della LNDC - e siamo molto soddisfatti per essere riusciti, insieme alle altre associazioni animaliste, a ottenere giustizia per le migliaia di cani che hanno sofferto e sono morti a causa di questa crudele ‘fabbrica’ di animali. La cosa che trovo particolarmente grave e desolante è il coinvolgimento di medici veterinari, figure che dovrebbero per vocazione tutelare il benessere degli animali e invece erano piegate a una logica di profitto commerciale. Si tratta di una vittoria storica ma dobbiamo ancora continuare a combattere affinché le pene per questi reati vengano inasprite".

Parallelamente è ancora in corso il secondo processo che vede imputati altri veterinari e dipendenti dell’azienda coinvolti nel maltrattamento e nell’uccisione di beagle.

"la Corte di Cassazione ha definitivamente smantellato il teorema del cane-prodotto “da laboratorio” e “usa e getta”, ponendo il proprio sigillo sulla corretta interpretazione giurisprudenziale del diritto per le violazioni commesse ai danni di tanti cani. Una interpretazione innovativa e lungimirante, che pone in nostro Paese in una posizione di assoluta avanguardia, orientandolo  al rispetto delle esigenze etologiche anche in cani allevati e destinati ad uso sperimentale - spiega la LAV - In altri termini, secondo tale importantissima pronuncia e secondo quanto stabilito dal Tribunale di Brescia nelle due precedenti sentenze, il maltrattamento non è giustificabile neppure in un contesto produttivo di potenziale elevata sofferenza come un allevamento di cani per la sperimentazione. Un orientamento in linea con l’accresciuta sensibilità collettiva verso gli animali e con il divieto di allevare cani a fini sperimentali e altre limitazioni, introdotto nel nostro Paese nel 2014 con il Decreto Legislativo n.26/2014 sulla sperimentazione animale: con questo Decreto e ora con questa sentenza di Cassazione l’Italia compie un vero salto in avanti nella tutela giuridica degli animali”

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Caso Green Hill, la Cassazione conferma le condanne: "Sopprimevano i cani anziché curarli"

Today è in caricamento