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Giovedì, 28 Marzo 2024
Animali

Catturato l’orso Juan Carrito: per alcuni è la fine della sua vita selvatica

Visite in pasticceria, giochi con i cani di paese, spuntini dai bidoni dell’organico. Fine della convivenza con l’uomo per l’orso Juan Carrito, che sarà trasferito in un’area faunistica. Temporaneamente.

Ha invaso piste da sci, spazzolato teglie di biscotti in pasticceria e tenuto compagnia ai pendolari nella sala d’attesa della stazione di Roccaraso. Giocato con i cani di paese e fatto spuntini nei bidoni dell’organico, tutt’altro che a prova di saccheggio. Nei suoi due anni di vita da star del web, l’orso Juan Carrito si è guadagnato anche un trasloco in elicottero verso l’alta montagna, a causa della sua eccessiva confidenza con l’uomo. Ma niente. Si è sempre ripresentato nelle zone antropiche del Parco Nazionale d’Abruzzo e in quelle della Majella, dove l’accesso al cibo è più facile e meno affollato di antagonisti dei boschi. Una tenacia che, in vista della bella stagione e di un nuovo afflusso turistico, non è stata tollerata. E che gli è costata, nel pomeriggio di oggi, l'avvio della cattura richiesta da Regione Abruzzo e Parco della Majella, con il nullaosta dell’Istituto Superiore di Protezione Ambientale e del Ministero della Transizione Ecologica. Direzione: area faunistica di Palena, un ettaro recintato nell’area protetta del teatino, dove sono già ospitate tre femmine di orso marsicano. “Una permanenza temporanea - assicura il Parco stesso - necessaria per evitare che ulteriori situazioni di rischio possano indurre in serio pericolo l’orso e e l’uomo”. Ma c’è già chi ipotizza che per lui, questa sia la pietra tombale sulla sua libera vita selvatica.

E’ il caso di Paolo Forconi, lo zoologo che sin dal 2020 ha seguito gli spostamenti della famiglia del giovane orso e che per primo ha soprannominato Ganimede (un satellite di Giove) quello che tutti noi conosciamo come Juan Carrito. Ovvero M20 per la scienza, che ne tiene costantemente monitorati gli spostamenti grazie al radicollare. “Stanno ripetendo gli stessi errori fatti con l'orsa Yoga 25 anni fa. Il protocollo applicato per gli orsi confidenti non ha funzionato", spiega Forconi a Today. "Sette mesi di trattamento con proiettili in gomma, una traslocazione e nessun cassonetto anti-orso a Roccaraso, non hanno prodotto alcun risultato. E' dalla scorsa estate che segnalo diversi casi di bidoni dei rifuti rovesciati, con la presenza anche di altri orsi che ne approfittano. Ma il Parco ha fatto finta di niente e ad oggi ne sono stati installati solo alcuni a Villalago”. Il giovane orso marsicano, che ha eletto Roccaraso a sua dimora, è il rappresentante di una sottospecie gravemente minacciata di estinzione che sopravvive in Abruzzo con una sessantina di esemplari. E con lui si sono provati tutti gli strumenti di dissuasione, petardi compresi. Ma “per far restare gli orsi negli ambienti naturali senza che si avvicinino ai paesi - prosegue lo zoologo - oltre alla dissuasione è necessario fornire loro del cibo nei boschi, in alcuni periodi critici e di breve durata. Si possono lasciare frutta e carcasse di cervi e caprioli investiti sulle strade. Altrimenti c'è il rischio che l'orso si sposti comunque in altri paesi in cerca di rifiuti”. Invece, l'immobilismo su questo aspetto e la curiosità (soprattutto di web e turisti) per i comportamenti virali di questo plantigrado, hanno alimentato un’attenzione da parte dell’uomo che ha finito per attrarlo, invece che allontanarlo. E per segnalarne, negli ultimi giorni e secondo quanto dichiarato dal Parco della Majella, il rischio di incolumità pubblica alle autorità competenti. "In realtà dai video si può notare come Juan Carrito sia l'orso più pacifico del mondo", precisa Forconi.

“Nel giro di poche settimane - specifica il parco Nazionale della Majella - Juan Carrito sarà portato via dall’area faunistica e partiranno le iniziative per valutare se si possano ancora eliminare o ridurre i comportamenti problematici e confidenti per consentirne la permanenza nel suo ambiente naturale”. Ma a questo, ribatte Forconi oltre ogni ragionevole dubbio: "Una volta in recinto, c'è il rischio si abitui e venga condizionato sempre di più dal cibo fornito dall'uomo. Considerata la presenza di neve e la scarsità di risorse in natura in questo periodo, la permanenza in recinto potrebbe prolungarsi in via definitiva".

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