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Giovedì, 18 Aprile 2024
Il caso / Trento

L'orso MJ5 ha aggredito un escursionista: sarà abbattuto?

Un orso che in Trentino ha aggredito domenica scorsa un escursionista di 38 anni, facendolo finire in ospedale, è stato identificato. Legambiente definisce "illegittima" la decisione della provincia autonoma di Trento di procedere all'abbattimento

Lo vogliono abbattere, ma in tanti si oppongono alla decisione. Un orso che in Trentino ha aggredito domenica scorsa un escursionista di 38 anni, facendolo finire in ospedale, è stato identificato. Legambiente definisce "illegittima" la decisione della provincia autonoma di Trento di procedere all'abbattimento.

L'animale è un esemplare già classificato nei data base della provincia, denominato MJ5, un maschio di 18 anni nato nel 2005 da Maja e Joze, orsi sloveni che hanno dato avvio al progetto Life Ursus sulle Alpi negli anni Novanta. L'orso è presente da tanti anni in Trentino e ha viaggiato molto, ha detto il presidente della provincia autonoma Fugatti: "Dal 2006 al 2022 ha frequentato tutto il Trentino occidentale e si muove molto è stato anche in Provincia di Bolzano. La zona più frequentata è quella del Brenta meridionale".

La provincia di Trento procederà alla cattura e poi all'abbattimento dell'animale, che viene ritenuto "problematico", anche se "va detto che si tratta di un orso che non ha mai dato queste problematiche prima d'ora; è stato informato il ministro Pichetto Fratin, ci sarà un'azione di cattura e poi la comunicazione ad Ispra in cui si informa dell'intenzione di procedere all'abbattimento. Ci vuole qualche settimana per il parere di Ispra, previsto dalla legge.

Chi è contrario all'abbattimento dell'orso

"La condanna a morte di un orso - sottolinea l'associazione Legambiente - rappresenta sempre una sconfitta per l'uomo e per il lavoro di gestione e tutela che viene messo in campo. Per difendere la biodiversità e affrontare le problematiche di specie emblematiche serve il supporto della scienza, una grande capacità nella gestione della complessità territoriale e istituzionale e un nuovo patto tra comunità locali e aree protette".

"Ancora una volta - commenta Antonio Nicoletti responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente - la provincia autonoma di Trento prende una decisione autonoma e illegittima che non li compete. Non spetta, infatti, alla provincia decidere che tipo di intervento mettere in campo tanto meno quello di condannare a morte un orso, come sta accadendo per l'esemplare MJ5 che ha aggredito nei giorni scorsi un uomo in Val di Rabbi. L'errore che commette il presidente della provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti è quello di interpretare in maniera estensiva la possibilità prevista dal Piano d'azione interregionale per la tutela dell'orso bruno sulle alpi centro-orientali, di intervenire con azioni di controllo volte a risolvere i problemi e/o limitare i rischi connessi alla presenza di un orso problematico".

"Ma tale decisione - continua - non spetta alla Provincia autonoma di Trento, bensì all'Ispra che deve esprimere un parere nel merito, poi la decisione finale la prenderà il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica. Questo Fugatti lo sa bene, eppure ancora una volta prende decisioni che non li competono ribadendo che intende comunque procedere all'abbattimento dell'esemplare. Pertanto - continua Nicoletti - ben venga il monito arrivato ieri dallo stesso Dicastero dell'Ambiente che ha ricordato il ruolo dell'Ispra, alla quale chiediamo di esprimersi al più presto. Siamo convinti che la condanna a morte di un orso rappresenta sempre una sconfitta sia per l'uomo sia per il lavoro di gestione e di tutela che viene messo in campo anche attraverso i progetti Life. Le problematiche di gestione di specie emblematiche, come il lupo o l'orso, ci dimostrano che per difendere la biodiversità quello che serve è il supporto della scienza e una grande capacità nella gestione della complessità territoriale e istituzionale, ma anche un nuovo patto di collaborazione tra parchi e comunità locali, da cui è indispensabile ripartire con obiettivi chiari e condivisi".

La convivenza tra l'uomo e i grandi predatori

Per Legambiente la convivenza tra l'uomo e i grandi predatori, come l'orso e il lupo, è una delle grandi sfide da affrontare seriamente a partire dalle aree più problematiche. Come sottolineato nel suo ultimo report "Natura Selvatica a rischio in Italia", l'associazione ambientalista ricorda che oggi, ad esempio, sono diversi gli strumenti suggeriti e adottati per il contenimento del conflitto tra attività di allevamento e grandi predatori.

Ad esempio, in Appennino tra gli strumenti suggeriti e adottati rivolti agli allevatori ci sono: i cani da guardia, le recinzioni fisse ed elettrificate, la presenza continua del pastore, i dissuasori acustici e ottici, i procedimenti per i risarcimenti economici gestiti online o esperimenti come il gregge del parco che permette di avere subito disponibile la pecora predata riducendo le perdite aziendali.

"Il progetto LifeUrsus con la reintroduzione dell'orso bruno nelle aree del Brenta, dove era in via di estinzione, - dichiara Andrea Pugliese, presidente di Legambiente Trento - è stata un'iniziativa importante dal punto di vista ecologico, riportando una specie iconica sulle Alpi Centrali, e ha avuto anche importanti ricadute sull'immagine del territorio. Purtroppo negli ultimi anni la politica locale ha preferito enfatizzare i pericoli provocati dagli orsi, anziché aiutare a costruire la convivenza dell'uomo con i grandi carnivori, sulla base di protocolli scientifici. L'attacco diretto a un uomo (a cui vanno certamente i nostri auguri), avvenuto nei giorni scorsi a Rabbi, è un episodio previsto dal Pacobace, dopo il quale gli esperti dell'Ispra potranno prevedere azioni diverse, fra le quali l'abbattimento è solo un caso estremo. Pensiamo che sia opportuno avere prima di tutto un parere tecnico e solo a valle valutare l'intervento più adeguato".

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