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Giovedì, 25 Aprile 2024
La denuncia

Peste suina, l'allarme dell'Oipa: "I cinghiali abbattuti potrebbero finire nel piatto"

L'Organizzazione internazionale protezione animali si scaglia contro l'ordinanza pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, che consente ai cacciatori di consumare gli animai uccisi

L'ordinanza pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 21 maggio dal commissario straordinario, Angelo Ferrari, per l'emergenza peste suina sulle "misure di controllo e prevenzione della peste suina africana nella Regione Lazio", potrebbe essere impugnata "perché mette a rischio la salute". A denunciarlo è l'Oipa, l'Organizzazione internazionale protezione animali, che evidenzia come nell'art. 3 sia previsto che i cinghiali abbattuti zona confinante con la zona infetta, con le modalità che saranno stabilite entro 30 giorni, "possano finire nel piatto".

L'Organizzazione, annunciando che "esaminerà a fondo il provvedimento appena pubblicato per valutarne l'impugnazione", riporta testualmente la parte del documento "incriminata": "I capi cacciati possono essere destinati all'autoconsumo esclusivamente all'interno della stessa zona di attenzione e solo se risultati negativi ai test di laboratorio per ricerca del virus Psa".

"Non solo si apre la caccia al cinghiale fuori stagione alle porte di Roma, ma si consente anche di farne carne da macello per trasformarla in salsicce e bistecche - commenta la delegata dell'Oipa di Roma, Rita Corboli - Per sei esemplari trovati positivi al virus della peste suina, non pericolosa per l'uomo, si farà strage. Prima ripopolano a uso e consumo dei cacciatori, poi decidono il 'depopolamento' sulla pelle di esseri senzienti senza considerare misure alternative"

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