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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il caso / Francia

Acqua in bottiglia contaminata da microplastiche: come stanno le cose

Uno studio commissionato dall'organizzazione "Agir pur l'Environnment" riapre il dibattito. Tre anni fa l'Oms si era già occupata della questione: ci sono novità (senza allarmismi)

Il 78% delle acque in bottiglia presenti sul mercato francese contiene delle microplastiche: è quanto risulta da uno studio commissionato dall'organizzazione "Agir pur l'Environnment". L'origine principale di questa contaminazione sembrerebbe essere industriale, ma in parte potrebbe essere dovuta anche al "degrado dell'imballaggio". Tre anni fa l'Oms si era già occupata della questione pubblicando un rapporto nel quale riconosceva il fenomeno della contaminazione generalizzata delle acque - fiumi, oceani e imbottigliata, senza tuttavia stimare i possibili danni alla salute per mancanza di studi sufficienti. Di fatto, l'ong avverte tuttavia che la stessa bottiglia di plastica costituisce un problema, in quanto si tratta del "rifiuto plastico più numeroso nell'insieme delle acque europee".

Sulla stampa francese lo studio sull'acqua in bottiglia contaminata da microplastiche sta facendo parecchio rumore. L'analisi svolta da Agir pour l'environnement mostra che su nove bottiglie analizzate presenti nei supermercati, sette contenevano microplastiche, anche in minima parte. Ancora più preoccupante, una bottiglia etichettata "per bambini" aveva una concentrazione venti volte maggiore delle altre. L'associazione ha affidato le analisi a un laboratorio pubblico bretone di analisi, consulenza e perizia territoriale. Le molecole rinvenute sono in particolare Polietilentereftalati e Polietileni (nei tappi). Si chiede il divieto delle bottiglie di plastica entro cinque anni, un piano "zero microplastiche nella catena alimentare" e trasparenza nella composizione delle bottiglie.

Le federazioni delle acque minerali naturali e delle acque sorgive transalpine non sono rimaste in silenzio, e hanno risposto allo studio con un comunicato stampa. Puntano il dito contro il fatto che l'analisi riguarda solo nove bottiglie "impedendo di garantire la non variabilità dei risultati". Riaffermano "la qualità e la sicurezza dei loro prodotti" e ricordano che "l'analisi della fonte delle microplastiche è di per sé complessa per la loro diffusa presenza nell'aria, nel suolo, nella fauna e nella catena alimentare". In effetti, le microplastiche sono ovunque. Nel mare, nel suolo, nell'aria che respiriamo, nel cibo che mangiamo. Uno studio di qualche tempo fa del WWF aveva già stimato che gli esseri umani potrebbero ritrovarsi a ingerire inconsapevolmente un quantitativo di plastica equivalente a una carta bancomat (cinque grammi), ogni settimana. L'acqua in bottiglia può essere contaminata come qualsiasi altra cosa. Inoltre, l'analisi di "Agir pour l'environnement" rileva anche tracce di poliuretano che non entra nella composizione delle bottiglie.

Il vero problema è che "il nostro corpo non è attrezzato per liberarsene. I nostri enzimi non attaccheranno assolutamente questa plastica che durerà fino alla nostra morte" ha spiegato su RMC Nathalie Gontard, ricercatrice presso l'Istituto di ricerca per l'agricoltura, l'alimentazione e l'ambiente. Uno studio pubblicato a dicembre 2021 sulla rivista Environmental Science & Technology ha mostrato che le persone con malattie infiammatorie intestinali (IBD) hanno il 50% in più di microplastiche nelle feci. Servono nuove ricerche e nuovi studi per determinare se l'esposizione alle particelle di plastica rappresenti un rischio per la salute pubblica.

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