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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Andrea Crisanti: "Se i casi di variante brasiliana aumentano l'unica opzione è il lockdown duro"

I timori del microbiologo: "Non possiamo permetterci di mandare all'aria il vaccino. Non scherziamo"

La notizia, arrivata ieri, del primo caso di variante brasiliana in Italia per adesso non deve preoccupare, "ma è un segnale del fatto che non siamo difesi dalle varianti di Sars-CoV-2. E visto che sembra da alcuni primi studi che quella brasiliana risponda meno al vaccino, se si incominciano a vedere casi dispersi in tutta Italia e qualche cluster bisogna agire con prontezza. Soprattutto se si conferma una minore protezione da parte del vaccino, mi dispiace ma rimane solo un'opzione: bloccare tutto". Lo dice all’AdnKronos Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova e docente di Microbiologia dell'ateneo cittadino, che però invita a tenere alto il livello di attenzione.

"Se è un caso isolato va bene e rimane tale - prosegue Crisanti -, ma se si incominciano a vedere più casi e si dovesse vedere che la variante brasiliana è effettivamente resistente al vaccino allora rimane solo un'opzione, ripeto: bloccare tutto per impedire che si diffonda. Significa lockdown duro, non con le zone rosse. Non possiamo permetterci di mandare all'aria il vaccino. Non scherziamo".

A preoccupare il microbiologo sono alcuni lavori condotti sulla variante in questione che mostrano che "i sieri dei vaccinati hanno una limitata capacità di bloccarla. Da un punto di vista epidemiologico non si sa quanto effettivamente siano resistenti i vaccinati alla variante, è un'informazione ancora tutta da acquisire - puntualizza - ma sembra che gli anticorpi abbiano una capacità del 30%", diminuita cioè del 70%. "Questo non vuol dire che le persone immunizzate non dimostreranno poi di resistere agli attacchi della variante brasiliana, ma se dovesse essere così sarebbe un problema: se incominciasse a diffondersi e si vedesse qualche impatto sui vaccinati, il discorso cambierebbe e si farebbe più allarmante".

Un caso di variante brasiliana a Varese: ricoverato un 33enne

Il primo caso di variante brasiliana del Sars-Cov-2 è stato individuato ieri a Varese. "È un giovane brasiliano, canta e ascolta musica, si chiede perché debba rimanere ricoverato qui in ospedale a Varese stando bene. Ma noi lo abbiamo ospedalizzato immediatamente appena è stata individuata la variante perché, dal momento che sembrerebbe essere maggiormente diffusiva, vogliamo evitare che si possano innestare dei focolai. E' pertanto super isolato in ospedale, in stanza singola e con precauzioni particolari". A spiegarlo all'Adnkronos Salute è Paolo Grossi, direttore Malattie infettive dell'Asst Sette Laghi. Classe 1987, l'uomo è rientrato in un paese nei dintorni di Varese dopo una permanenza di qualche mese (da novembre) in Brasile per motivi di famiglia. Anche la moglie è risultata debolmente positiva, "con una bassissima carica virale - conferma il primario - ed è stata sottoposta a nuovo tampone per capire se è segno di qualcosa in fase di incubazione o di una coda dell'infezione".

Accertamenti ulteriori anche per la figlia della coppia che è risultata negativa al primo tampone. Il 33enne brasiliano "viene visto per ultimo nel giro visite dagli operatori, che sono tenuti a indossare ulteriori protezioni, dei sovracamici oltre a quelli che di norma utilizziamo, proprio per evitare di portare in giro un microrganismo che potrebbe creare qualche problema. La risposta che c'è stata di fronte a questo caso, immediatamente individuato, è stata tempestiva ed efficace per contenerne la diffusione ad altri soggetti".

Tre casi di variante brasiliana in Abruzzo: positiva una famiglia 

L'annuncio di Moderna: "Il nostro vaccino funziona contro le varianti inglese e sudafricana"

Intanto ieri Moderna ha annunciato che il suo vaccino anti COVID-19 mantiene un'attività neutralizzante contro le varianti emergenti di Sars-Cov-2 identificate per la prima volta nel Regno Unito e nella Repubblica del Sud Africa.

Come spiega lo studio pubblicato in preprint su bioRxivse non vi sarebbe alcun impatto significativo della cosiddetta variante inglese, quella più resistente agli anticorpi risulterebbe la variante Sudafricana, con una riduzione pari a 6 volte della capacità neutralizzante del siero, ma non tale da scendere al di sotto dei livelli giudicati come protettivi dallo sviluppo dei sintomi della Covid-19. 

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