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Martedì, 23 Aprile 2024
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"Le mascherine? Le toglieremo tra due anni"

Il microbiologo Andrea Crisanti a 'PiazzaPulita': "Vi spiego perché questo sarà l'anno psicologicamente più difficile"

"Quando ci toglieremo la mascherina? Penso che ci vorranno un paio d’anni. Sa perché? Perché non sappiamo se chi è vaccinato è in grado di trasmettere. Diciamo un anno e mezzo dai, vorrei essere un po’ più ottimista…”. Non si fa illusioni Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova. Ospite a PiazzaPulita, il talk in onda il giovedì sera su La7, il microbiologo spiega che psicologiamente questo sarà “l’anno peggiore” perché “abbiamo la speranza dei vaccini, ma sarà difficile vaccinare tutti quanti. Quindi sarà una speranza frustrata”.

Insomma, “psicologicamente questo sarà l’anno più difficile” argomenta Crisanti. “Sarà un anno di attesa, bisognerà mettere in campo un piano gigantesco la cui attuazione non è facile. Tenga presente che non sappiamo neanche quanto dura questa immunità. Supponiamo che duri un anno, e noi ci mettiamo più di un anno a vaccinare, non la raggiungeremo mai l’immunità di gregge”. Quanto alle mascherine bisognerà pazientare ancora. Almeno un anno e mezzo, forse anche due.

Crisanti ha anche spiegato che quando i vaccini saranno in numero sufficiente dovremo far fronte ad un nuovo lockdown. "Non si vaccina con questi livelli di trasmissione - ha detto l'esperto - perché ci possono essere delle varianti che se sono resistenti al vaccino poi si trasmettono come un fuoco selvaggio. È un problema di probabilità: più c’è trasmissione più si generano varianti, e più si generano varianti più aumenta la probabilità che una di queste varianti sia resistente al vaccino". 

Andrea Crisanti: "In Italia 30mila contagiati al giorno"

Il microbiologo è intervenuto anche a SkyTg24. Il numero reale di positivi al coronavirus in Italia? "Dovremmo viaggiare intorno ai 30mila casi al giorno - ha detto -, anche considerando quanti sono i decessi, visto che muoiono l'1,5% degli infetti''.Secondo Crisanti "il numero di positivi dipende dal tipo di tamponi e la situazione è complicata dall'uso dei test rapidi, strumento di confusione di massa, lo dimostra il fatto che la percentuale dei positivi è molto più bassa di quella rilevata dai molecolari, questi test antigenici qualche problema ce l'hanno. Il problema del controllo della trasmissione sul territorio non si risolve con i test rapidi. E' chiaro si sarebbe dovuto costruire un sistema che non è stato fatto e a questo punto nessuno ha la bacchetta magica".

"Si sarebbe dovuto intervenire a maggio - giugno - ha proseguito Crisanti - potremmo teoricamente essere ancora in tempo anche visto i dati che ci sono sulla distribuzione del vaccino, tenga presente che le due cose hanno un effetto sinergico potentissimo, perché se da una parte aumenta il numero delle persone vaccinate e dall'altro si investe su un sistema di tracciamento a interruzione della trasmissione sul territorio, le due cose avrebbero un effetto moltiplicatore". A dicembre Crisanti aveva criticato "l’uso non appropriato dei test rapidi, che hanno una sensibilità bassa e come tali non possono essere usati come misura di prevenzione per proteggere comunità vulnerabili. Anziché una barriera mettiamo così una gruviera“. I test rapidi invece possono avere una utilità considerevole quando si tratta di fare screening di massa, per Crisanti, che è consulente della Regione Sardegna per la campagna di screening di massa con postazioni diffuse sul territorio.

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