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Venerdì, 29 Marzo 2024
Il virologo

''Con gli anticorpi monoclonali un malato di Covid può guarire in 48 ore''

Secondo il virologo Giorgio Palù, esiste una cura che, in attesa del vaccino, può fare la differenza nella battaglia al coronavirus: ''Non ci libereremo del virus, ma non soccomberemo''

Esiste una terapia che permette di curare i pazienti colpiti dal coronavirus in circa due giorni? Secondo Giorgio Palù, professore emerito dell'Università di Padova, ex presidente della Società italiana ed europea di Virologia, potrebbe esistere ed è quella basata sugli anticorpi monoclonali.

L'esperto, intervistato da Libero, ha portato diversi esempi illustri: ''Si parla tanto del vaccino, ma c'è già la cura a base di anticorpi monoclonali. Il Regeneron è una combinazione di tre monoclonali che ha curato Trump in 48 ore. Berlusconi è guarito col Remdesivir, l'eparina e il cortisone. Il problema dei monoclonali, al momento, è che non vengono prodotti in grande quantità, ma hanno dimostrato che questo virus dà l'immunità''

Il virologo ha approfondito le caratteristiche del coronavirus, più virulento e più letale della normale influenza: ''L'età media dei decessi è 81 anni, esattamente la vita media di un maschio adulto italiano. E chi muore, purtroppo, ha 2-3 comorbosità. Ripeto: non ce ne libereremo perché il virus diventerà molto probabilmente endogeno alla specie umana, avrà origine interna''. Intanto, mentre la seconda ondata è ancora in corso, in molti si chiedono se ce ne sarà una terza. Un'ipotesi lontana secondo Palù: ''Non ci son basi per dirlo. Dal punto di vista semantico è anche sbagliato parlare di seconda ondata, in quanto gli unici ad azzerare la prima sono stati i cinesi. Da noi si può eventualmente parlare di seconda fase''.

L'impennata di nuovi casi e l'affanno delle terapie intensive preoccupano, ma per placare l'aumento dei contagi è necessario che tutti rispetti le regole. Secondo l'esperto ''non ci libereremo del virus, ma non soccomberemo. Anche perché, se il virus uccide l'ospite, muore anche lui. Quello che sta girando in Italia è simile a quello spagnolo, e la mutazione della proteina “s” lo differenzia da quello cinese uscito dalla cittadina di Wuhan. È più contagioso rispetto all’altro, ma non più virulento, e adesso sembra destinato a restare con noi, come avvenuto per altri virus precedentemente''.

Palù conclude commentando il fatto che alcuni lo abbiano definito un negazionista: ''Non voglio sottovalutare il virus, ma gli studi di sieroprevalenza hanno dimostrato che nella Bergamasca si è sviluppata una certa immunità, e che là il 45% della popolazione ha sviluppato gli anticorpi''.

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