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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Vaccini in ritardo, appello agli anziani: “Uscite di casa il meno possibile"

"Più si porta in avanti l'inizio della vaccinazione per gli over 80 e i fragili, più si rischia di fargli correre maggiori rischi”, dice Matteo Bassetti. Timori condivisi anche dall’immunologo Francesco Le Foche: “Devono avere ancora pazienza”

Mentre le vaccinazioni vanno a rilento, cresce la preoccupazione per gli anziani e le persone più fragili. Una preoccupazione che spinge gli esperti a lanciare appelli proprio a quelle fasce della popolazione: restate a casa. "Più si porta in avanti l'inizio della vaccinazione per gli over 80 e i fragili, più si rischia di fargli correre maggiori rischi”, dice all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente dell’Unità di Crisi Covid-19 della Liguria.

“Andando più in là con le immunizzazioni, purtroppo non vedremo quella riduzione delle ospedalizzazioni e dei decessi che pensavo di osservare con l'arrivo dei vaccini”, spiega Bassetti, ammettendo però che “in questo momento la situazione epidemiologica italiana sembra migliorare con una minor circolazione del virus, visto che il tasso dei positivi è al 4-5%, considerando anche i test rapidi”. Non c'è una “iper circolazione”,  dice Bassetti, “ma è evidente che gli anziani sono a grande rischio”. Da qui l’appello: “Devono indossare sempre la mascherina, evitare il più possibile le uscite o farle in orari dove c'è in giro meno gente, magari la mattina molto presto".

Le Foche: "Gli anziani devono avere ancora pazienza"

Timori e appelli condivisi anche da Francesco Le Foche, immunologo del Policlinico Umberti I di Roma, che in un’intervista al Corriere della Sera ha ribadito l’invito agli anziani a restare il più possibile in casa, perché “il virus sta circolando” ancora. “La fiducia non deve venir meno però il messaggio deve essere chiaro: le persone anziane devono uscire di casa il meno possibile visto che per loro la vaccinazione è slittata di qualche settimana”, ha detto Le Foche, invitando gli anziani ad avere “ancora pazienza”. Le Foche è convinto che “tutti noi dovremo portare la mascherina almeno fino al prossimo autunno” e che “tutto dipenderà dalla percentuale di italiani vaccinati”. Altra speranza secondo l’immunologo è rappresentata dagli anticorpi monoclonali, “farmaci capaci di fermare la progressione della malattia almeno per due tre mesi se dati precocemente nei primi giorni del contagio alle persone che rischiano le conseguenze più severe dal Covid-19, a partire da anziani affetti da altre patologie”. Quelli prodotti dall'americana Eli Lilly, in parte in uno stabilimento a Latina, devono essere approvati dall'agenzia europea Ema, mentre "anche l'Italia sta lavorando su un monoclonale molto potente, messo a punto dal gruppo di Rino Rappuoli", ricorda.

"I ritardi nella consegna dei vaccini andavano messi in conto"

I ritardi nella consegna dei vaccini però "andavano messi in conto”,  secondo Le Foche. “Questi vaccini sono stati sviluppati a velocità record ed è normale che ci siano ora difficoltà organizzative da parte delle aziende farmaceutiche. Non sono pillole che si possono produrre ovunque. Servono impianti specializzati, attrezzati di bioreattori. Non c'è spazio per l'improvvisazione. Qualcuno suggerisce di riconvertire aziende, ma ci vorrebbero mesi. Le dosi servono adesso". Quanto alle varianti del virus, "la situazione è stata ben spiegata dal direttore della prevenzione, Giovanni Rezza. I vaccini sembrano efficaci contro le varianti inglese e sudafricana che potrebbero aver dato al virus una maggiore trasmissibilità. Restano dubbi sulla versione brasiliana del Sars-CoV-2. Potrebbe darsi, ma è tutto da dimostrare, che l'efficacia del vaccino sia ridotta, non annullata. È necessario avere un sistema di sorveglianza sulla circolazione di questi nuovi ceppi. Le mutazioni fanno parte della storia evolutiva dei virus".

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