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Venerdì, 19 Aprile 2024
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I genitori di Arianna, la ‘bambina di legno’: “Sciopero della fame, l’ospedale deve risarcirci”

La 15enne è stata riconosciuta vittima di malasanità dal tribunale che ha condannato in primo grado il Cardarelli di Napoli a pagarle un risarcimento, che finora non è arrivato L’ospedale è ricorso in appello. La protesta della famiglia

Quando aveva tre mesi, Arianna Manzo fu ricoverata all’ospedale Cardarelli di Napoli per una bronchiolite diventata poi broncopolmonite. Tornò a casa tetraplegica, sorda e ipovedente. Oggi ha 15 anni e lo scorso novembre l’ospedale Cardarelli è stato condannato in primo grado a risarcirla con 3 milioni di euro perché vittima di malasanità: per i giudici le fu somministrata una cura errata, una sedazione per 14 giorni con un farmaco per adulti sconsigliato nei bambini e per uso prolungato, che le provocò gravi danni al sistema nervoso centrale. La sentenza era esecutiva, dice il legale della famiglia, l'avvocato Mario Cicchetti, ma l'ospedale non ha ancora versato nulla. 

A Salerno ora è in corso il processo d’appello, iniziato lo scorso 25 giugno, e fuori dal tribunale i genitori di Arianna hanno appeso uno striscione: “Giustizia per Arianna”. Con loro, oltre a parenti, amici e sostenitori, anche la stessa Arianna, conosciuta ormai come la "bambina di legno". 

Dall’ospedale non è arrivato finora nessun risarcimento e Eugenio Manzo e Matilde Memoli  di Cava de’ Tirreni sono entrati in sciopero della fame. 

“È inaccettabile. Dopo la condanna hanno deciso di non onorare la sentenza”, dice l'avvocato Cicchetti. “siamo certi che la Corte confermerà la condanna e l’immediato pagamento”, ha aggiunto. 

La sentenza in primo grado è arrivata dopo otto anni di processo, ma il Cardarelli è ricorso in appello, non pagando il risarcimento. “Il Cardarelli ha deciso di proporre appello, è un suo diritto ma si tratta di una decisione moralmente e giuridicamente inaccettabile - ha detto l’avvocato Cicchetti - Avrebbe dovuto pagare, anticipare anche una parte della somma, ma non lo ha fatto. L'esecuzione della sentenza, inoltre, è stata ritardata dalla pandemia, praticamente un dramma nel dramma. E dal 25 giugno siamo in attesa di conoscere la decisione dei giudici in merito all'istanza di sospensiva del pagamento del risarcimento”. 

"Dallo scorso mese di novembre - scrivono in un comunicato i genitori di Arianna - l'azienda non ha pagato neanche una piccola somma, a titolo di anticipo, che avremmo potuto anche restituire in caso di verdetto avverso, ma che ci avrebbe consentito di garantire delle cure indispensabili alla sopravvivenza di nostra figlia". I genitori di Arianna vorebbero una casa su misura per lei, senza barriere architettatoniche. Dal 2005 Eugenio ha smesso di lavorare per assistere la figlia, mentre Matilda lavora part time in una casa di cura per anziani. 

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