rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024

Cesare Treccarichi

Giornalista

"Scegliere di non scegliere" dietro il dibattito su armi difensive e offensive per l’Ucraina

Dare il giusto peso alle parole è ammirevole. Esagerare con la semantica può essere innocuo, ma se è un politico a farlo allora la mossa può nascondere altro. In realtà non c’è nulla di particolarmente misterioso da nascondere. La scelta di non muoversi, di non esporsi riguardo qualcosa, riflette soltanto la volontà di "scegliere di non scegliere". Nulla di più.

I "temi divisivi" e le tifoserie

D’altronde, l'arte di non scegliere si manifesta sistematicamente per i temi “divisivi” (ci si dovrà fare un compendio, prima o poi): in politica ci si guarda bene dall’esporsi riguardo certe tematiche. I temi tradizionalmente “divisivi” italiani sono l’immigrazione, i diritti, durante la Pandemia lo sono stati i vaccini. Temi su cui alcuni partiti politici ci hanno costruito una fortuna elettorale. Ma i tempi cambiano e a volte non è semplice scegliere come posizionarsi. Ora c’è una guerra in cui è coinvolta la Russia, uno Stato molto presente nel nostro Paese, e con legami saldi proprio con alcuni partiti politici. E allora è comodo arrovellarsi su una differenza semantica tra due parole, tra armi difensive e armi offensive, piuttosto che esporsi chiaramente, "scegliendo di non scegliere”.

Sviare, meglio di scegliere

Stiamo parlando delle armi da inviare in aiuto all’Ucraina, invasa dalla Russia. Ora, in questa sede non si discute la bontà della scelta, o la tipologia adatta di arma da inviare, ma si ammira lo stratagemma messo in atto da alcune forze politiche per “scegliere di non scegliere”. “È rischioso sbilanciarsi e prendere una posizione su come sostenere l’Ucraina? Ma sì, concentriamoci sulla differenza tra armi difensive e offensive”. Deve essere andata più o meno così. Un contro argomento perfetto, che svia alla grande dal cuore della questione (se aiutare e come l’Ucraina): aspettiamoci puntate di talk show e chilometri di inchiostro (anche virtuale) per sostenere una parte o l’altra. Le tifoserie sono chiamate a raccolta (Interventisti o Neutralisti? Chiusuristi o Rigoristi? Difensivisti o Offensivisti? Ecc.). Categorie che peraltro spesso esistono solo sui media (o sono sovrarappresentate). Senza divagare, la questione riguarda anche l’aspetto democratico: gli elettori hanno il diritto di conoscere la linea del proprio partito di riferimento, al netto delle disquisizioni semantiche sui vocaboli? Se una linea c’è, almeno?

La Germania manda tank all’Ucraina, perché i pacifisti sono diventati interventisti

Armi difensive vs. offensive 

Si è così creata questa dicotomia. In realtà è vero che alcune armi sono più difensive di altre: una contraerea è diversa da un carro armato, così come ha una valenza diversa inviare aerei rispetto a delle munizioni. Ma sappiamo che le destinazioni d'uso possono cambiare e che le armi si possono facilmente adattare. Chi è contrario all’invio delle armi offensive sostiene che potrebbero causare "un’escalation", un allargamento del conflitto ad altri paesi, magari quelli europei. 

Chi invece è a favore dell’invio di armi più pesanti sostiene che l'Ucraina abbia bisogno di più armi per difendere il Donbass (dove ora si concentra il conflitto), anche per sperare di arrivare a un tavolo dei negoziati da una situazione di maggiore forza contrattuale. Una cosa che non può realizzarsi con armi meramente difensive.

La differenza la fanno le scelte, se ci sono, che in questo caso sarebbero anche di natura politica. E la coerenza di farle, semplicemente scegliendo. Coerenza, e scelte limpide. Solo questo. "Solo".

Tutte le notizie in diretta sulla guerra in Ucraina

Si parla di

"Scegliere di non scegliere" dietro il dibattito su armi difensive e offensive per l’Ucraina

Today è in caricamento