L'Italia ha smesso di inviare armi a Israele dopo l'attacco di Hamas
Giuseppe Conte ha chiesto di interrompere la fornitura di armamenti italiani allo stato ebraico ma in realtà è già tutto fermo, come previsto dalla legge: ecco perché
L'Italia sta inviando armi a Israele per la guerra contro Hamas? Il caso è stato sollevato dal leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, che intervenendo in Parlamento ha accusato il governo Meloni di fornire armamenti allo stato ebraico e rivolgendosi direttamente al ministro degli Esteri Antonio Tajani gli ha chiesto di avere "il coraggio di sospendere l'export di armi verso Israele, come il mio governo e altri fecero per altri contesti - ha detto Conte -. Non vogliamo che su quelle bombe ci sia il nome indelebile dell'Italia e della sua vigliaccheria. Non in nostro nome".
Cessate il fuoco subito: fermiamo il massacro di Gaza! Governo Meloni, ministro Tajani, fatevi coraggio: sospendete immediatamente la fornitura di armi italiane a Israele. https://t.co/6SPK4yMatK
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) 15 novembre 2023
In realtà, le parole di Giuseppe Conte sono state smentite dai dati riportati dal ministro della Difesa Guido Crosetto, che trovano riscontro nelle relazioni consultate da Today.it. Vediamo di cosa si tratta e quali sono le armi che l'Italia ha inviato a Israele.
Le armi dell'Italia a Israele nella guerra contro Hamas
Italia e Israele sono dei partner nel commercio di armamenti, ma dall'attacco di Hamas del 7 ottobre e dall'inasprimento del conflitto con le forze israeliane il nostro Paese ha interrotto qualsiasi fornitura. Il motivo è da cercare nelle leggi e gli organi che regolano la questione. L'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama) del Ministero degli Esteri è l'autorità governativa che si occupa di controllare esportazione e importazione di armi. L'attività è regolata dalla legge 9 luglio 1990, n. 185 che definisce le norme su "sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento".
La risposta al quesito sollevato da Giuseppe Conte si trova all'articolo 1 comma 6, che vieta esportazione e transito di materiali di armamento in questi casi:
- Verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere;
- Verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell'articolo 11 della Costituzione;
- Verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea (UE);
- Verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell'Ue o del Consiglio d'Europa;
- Verso i Paesi che, ricevendo dall'Italia aiuti ai sensi della legge 26 febbraio 1987, n. 49, destinino al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del paese; verso tali Paesi è sospesa la erogazione di aiuti ai sensi della stessa legge, a eccezione degli aiuti alle popolazioni nei casi di disastri e calamità naturali.
In questo caso vale proprio il primo punto: dopo il 7 ottobre Israele è un Paese in stato di conflitto armato e quindi l'Italia non può più inviare armamenti. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha confermato la sospensione, citando anche altri dati. Prima del blocco, il numero di licenze concesse per esportare armi era parecchio limitato: 21 nei mesi precedenti del 2023, per un totale di 9,9 milioni di euro, pari allo 0,27 per cento dell'export totale dell'Italia.
Negli anni precedenti, l'export verso Israele era stato di 9 milioni nel 2022 e di 12 milioni nel 2021. Proprio nei due anni di governo Conte la vendita di armi italiane a Israele ha avuto il picco dell'ultimo periodo, con 21 milioni nel 2020 e 28 milioni nel 2019. Ma vediamo di capire più nel dettaglio di quali armi si tratta e in quali quantità.
Le armi dall'Italia a Israele
Prima del conflitto iniziato il 7 ottobre 2023, l'Italia esportava regolarmente armi in Israele. Come si vede dalla tabella sotto, i dati citati dal ministro Crosetto sono corretti e provengono dall'ultima relazione "Sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento", che per legge il governo deve presentare in Parlamento. In pratica, ogni anno l'esecutivo mostra alle Camere un consuntivo sule attività nel campo degli armamenti.
Di quali armi parliamo? Ad esempio, le 25 autorizzazioni rilasciate nel 2022 per oltre 9 milioni di euro riguardano munizioni, bombe, siluri, razzi, missili, aerei, tecnologie varie e armi o sistemi d'arma di calibro superiore a 12,7 millimetri. Maggiori dettagli arrivano dal database dello Stockholm international peace research institute (Sipri): secondo i dati elaborati da Today.it nel 2022 l'Italia ha venduto a Israele due cannoni navali da 76mm, che hanno chiuso un ordine totale di 4 pezzi del 2015.
Ma accade anche il contrario, ossia che l'Italia compri armi da Israele. Nel 2022 ci sono state 16 autorizzazioni all'importazione dallo Stato ebraico, per un totale di 9,8 milioni di euro, pari all'1,3 per cento di tutte le importazioni dell'anno. Secondo il database Sipri, l'Italia ha finalizzato un ordine di 400 missili anticarro e 126 lanciatori, due sistemi radar e altri 165 missili anticarro (di altra tipologia).
Se poi guardiamo ancora più indietro nel tempo controllando le relazioni precedenti notiamo che il picco degli ultimi 10 anni dell'export di armamenti italiani verso Israele si registra proprio durante il governo Conte, nel 2019 e nel 2020: come si vede dalla tabella sotto estratta dalla relazione annuale del 2019 si passa dagli oltre 28,7 milioni di euro del 2019 ai 18 del 2018, per poi passare gradualmente ai circa 300mila del 2014.
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