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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il processo civile

Covid, le assicurazioni non coprono Fontana: chiesti 250 milioni per i morti di Bergamo

La Regione chiama in causa Generali e UnipolSai. Ma le compagnie gelano il governatore lombardo: la polizza non prevedeva la pandemia

Capita spesso che, quando si chiede un risarcimento all'assicurazione, si scopre poi che il danno reclamato non era coperto dalla polizza. Sta succedendo anche alla Regione Lombardia: il 3 gennaio le società Generali e UnipolSai hanno comunicato che non intendono risarcire le conseguenze dei presunti errori del governatore, Attilio Fontana (Lega), dell'assessore di allora al Welfare, Giulio Gallera (Forza Italia), e dei loro funzionari. Tra le varie ragioni: il contratto stipulato, al prezzo di gara di 1.067.976 euro per un massimale di 50 milioni, non poteva riguardare le loro scelte politiche e, comunque, non prevedeva i danni da pandemia.

Today.it lo ha appreso da fonti regionali. La decisione delle assicurazioni non ha effetti particolari sulla causa civile avviata davanti al Tribunale di Roma dai familiari di circa duecentocinquanta persone, uccise dalla prima ondata della pandemia nel 2020 in provincia di Bergamo. Semmai, nell'eventualità di una condanna, Fontana, Gallera e i funzionari chiamati in causa rischiano di dover sborsare di tasca propria una parte dei 250 milioni complessivamente richiesti. Con la Regione Lombardia, sono stati citati anche il ministero della Salute, affidato in quei tragici mesi a Roberto Speranza (Articolo 1), e la Presidenza del Consiglio, con l'allora premier Giuseppe Conte (M5Stelle).

I camion militari trasferiscono le vittime della pandemia (foto Ansa)

I procedimenti giudiziari sulla pandemia non riguardano soltanto il Veneto. È di questi giorni la rivelazione della trasmissione Report sull'intercettazione da parte della Procura di Padova del presidente Luca Zaia, mentre parla del virologo Andrea Crisanti, che aveva salvato i veneti (e Zaia) durante la prima ondata. “Stiamo per portarlo allo schianto”, sono le parole del governatore del Veneto, offeso dall'esposto e dalle critiche di Crisanti sulla presunta inefficacia dei tamponi rapidi, comprati dalla Regione per affrontare le ondate successive del virus SarsCoV2.

Sono proprio gli avvocati della Regione Lombardia a chiedere al Tribunale la chiamata in causa delle compagnie di assicurazione, con la relativa richiesta di copertura. Nel caso venissero anche parzialmente riconosciuti i danni, secondo i tre legali della difesa, le assicurazioni avrebbero dovuto tenere indenne e manlevare la Regione, accettando l'eventuale condanna al pagamento delle somme eventualmente dovute dall'amministrazione ai familiari. Con piena liberazione, sia della Regione sia dei suoi rappresentanti, anche dal pagamento delle spese legali sostenute.

Il giudice ha autorizzato la chiamata in causa il 28 marzo 2022 e in questi giorni gli avvocati di Generali e UnipolSai hanno depositato le loro risposte: pur aderendo alla linea di difesa della Regione, secondo la quale non sussiste alcuna responsabilità da parte di Fontana, Gallera e dei loro funzionari, la polizza in vigore dal 31 dicembre 2016 e suddivisa al 75 per cento in capo a Generali e al 25 per cento a UnipolSai, non può essere applicata agli eventuali danni provocati dalla pandemia.

La sanità pubblica ko

Sempre secondo gli avvocati delle due compagnie, infatti, le attività e gli eventi contestati dai familiari delle vittime non sono coperti dalla garanzia e quindi il rischio, eventualmente derivante dalle condotte della Regione, non può essere trasferito alle assicurazioni. Proprio perché il sinistro denunciato non rientra tra quelli indennizzabili dalla polizza.

Nella causa, i familiari lamentano scelte politiche errate, che si sono tradotte in presunte omissioni nella sorveglianza sanitaria, decisioni inesistenti o inadeguate, oltre al mancato approvvigionamento di dispositivi di protezione personale e al decennale depotenziamento della sanità pubblica. Gli avvocati di Generali e UnipolSai osservano che non solo gli atti politici non sono coperti dalla polizza stipulata ma, secondo l'articolo 122 della Costituzione, i consiglieri regionali non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle proprie funzioni. E quindi, sempre secondo il punto di vista delle compagnie assicurative, i loro atti non possono determinare, nemmeno in astratto, una responsabilità civile della pubblica amministrazione.

Le scelte politiche, così come i cosiddetti atti di alta amministrazione, non sono quindi coperti dall'assicurazione, anche se il giudice li riterrà inadeguati in materia di tutela della salute e di sorveglianza sanitaria. E, sempre secondo gli avvocati di Generali e UnipolSai, nemmeno possono essere coperte dalla polizza le attività svolte dal governatore in rappresentanza del governo statale. Poiché non sono annoverabili tra le competenze istituzionali della Regione, visto che in quella veste Attilio Fontana rispondeva all'amministrazione centrale dello Stato. Lo stesso vale per le presunte decisioni prese dai singoli enti ospedalieri.

L'ultima obiezione delle compagnie assicurative è il cosiddetto rischio catastrofale da pandemia: la polizza non lo prevedeva e in ogni caso, secondo la risposta di Generali e UnipolSai, per essere assicurata anche la pandemia doveva essere oggetto del contratto. Mercoledì 25 gennaio la battaglia legale tra familiari delle vittime, Presidenza del Consiglio, ministero della Salute e Regione Lombardia torna in aula con la prima udienza del 2023.

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