L'Italia nel mirino degli hacker: "Sono atti terroristici"
Il presidente del Copasir, Adolfo Urso, propone di affidare al premier i poteri contro le azioni di sabotaggio informatico: "Gli attacchi statuali sono ovviamente per loro natura politici"
Atto terroristico. Due parole che hanno un significato preciso soprattutto se pronunciate dal presidente del Copasir. Adolfo Urso, in un'intervista al Corriere della Sera, ha detto senza giri di parole che "un attacco hacker su vasta scala deve essere configurato come atto terroristico".
Mercoledì scorso diversi siti istituzionali italiani hanno subito un attacco hacker, azione rivendicata dal collettivo filo russo "Killnet". Tra gli spazi web violati quelli di Senato e Difesa, della Scuola alti studi di Lucca, dell'Istituto superiore di Sanità, della Banca Compass, di Infomedix (una società di servizi alle aziende) e dell'Aci.
"Avevo lanciato l’allarme - dice Urso - perché consapevole di come la Russia fosse il Paese più attrezzato nella guerra cibernetica. Ha già agito negli ultimi anni in altri Paesi europei, e anche da noi, durante la pandemia. A inizio legislatura, la prima relazione è stata quella sulla sicurezza cibernetica e protezione informatica che ha portato all’estensione della golden power alle tlc, infine all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale".
Per Urso sarebbe "necessario attribuire direttamente al presidente del Consiglio il potere di disporre che, a fronte di una azione configurata come pregiudizio per la sicurezza nazionale, possa disporre ogni misura proporzionata per il suo contrasto". Altra soluzione quella di realizzare "al più presto il cloud nazionale della Pubblica amministrazione, una politica nazionale sui cavi marittimi e terrestri per fare del nostro Paese un nodo centrale nella rete globale che sempre più connetterà Europa e Occidente con Asia e Africa".